La notizia che Cesare Basile, fresco vincitore della Targa Tenco 2013 – categoria “miglior album in dialetto” – non avrebbe ritirato il premio assegnato al disco che porta il suo nome, uscito lo scorso febbraio, ha alzato un gran polverone. Nella pluridecennale storia del Club Tenco è la prima volta in assoluto che qualcuno rifiuta di intervenire alla serata di consegna e, si sa, le prese di posizione drastiche non sono quasi mai indolori: non tutti le condividono, parecchi neppure le comprendono, il pericolo del fraintendimento è dietro l’angolo con il suo corollario di inevitabili polemiche. La questione è però delicata, e va ben oltre la contingenza specifica: riguarda la politica, la cultura, la legalità, il diritto di opporsi ciò che si ritiene iniquo, i compromessi, la coerenza, il ruolo dell’artista e altri aspetti fondamentali della nostra società, anche se l’atteggiamento più diffuso nell’ambiente sembra essere quello di minimizzare e badare al proprio tornaconto. Pur consapevoli che il pericolo maggiore è quello di confondere ancor più le idee, proviamo a fare un po’ di chiarezza.
Il “caso Basile” è esploso venerdì 22, con la lettera aperta diffusa dal quarantanovenne musicista siciliano – alle spalle un quarto di secolo di brillante carriera più o meno underground, vissuta sulle terre di confine fra rock, folk e canzone d’autore – per annunciare e motivare la sua scelta. Alla base, la decisione del Tenco di annullare l’evento che si sarebbe dovuto tenere il 29 e 30 c.m. al Teatro Valle Occupato di Roma, con la partecipazione di tanti nomi eccellenti della nostra scena (fra i quali Basile stesso), intitolato “Situazioni di contrabbando – Il Tenco incontra il Valle”. “Due realtà differenti ma con molte affinità”, si legge(va) nel comunicato- stampa, “a cominciare dall’impegno per diffondere un concetto forte di arte e intrattenimento alto. Una collaborazione densa di significato in un momento storico di crisi della produzione culturale nel nostro Paese”. Quindi, un attestato di vicinanza e di sostanziale approvazione reciproca ovviamente sgradito ai vertici della SIAE, l’ente pubblico che dalla fine dell‘800 – ad aprile ha spento le centotrentuno candeline – detiene il monopolio italiano delle faccende relative al diritto d’autore, da anni bersagliata di feroci critiche (non ingiustificate, a voler essere obiettivi) sui criteri di gestione adottati. Mercoledì 20, Gaetano Blandini, Direttore Generale dell’Ente, si è infatti scagliato con veemenza contro il Valle e, per estensione, contro le occupazioni in atto nei teatri nazionali: un ribadire, insomma, quanto esternato giorni prima da Gino Paoli, che della SIAE è da qualche mese Presidente, “in risposta” al convegno “Tuteliamo gli autori o la SIAE?” organizzato dal Valle il 14 novembre. Da un lato l’accusa di illegittimità del monopolio che la legge assegna alla SIAE, dall’altro gli strali della SIAE per chi, in quanto occupante – peraltro, da poco tramutatosi in fondazione – opera fuori dalle regole, suscitando per di più il disappunto di chi quelle medesime regole – fiscali, di sicurezza e quant’altro, versamenti SIAE compresi – è invece obbligato a rispettare. L’ennesima storiaccia italiana, dunque, ricca di zone d’ombra dove non c’è proprio verso di far giungere la luce. E così tutto (non) si risolve negli scontri ideologici “a prescindere” e nei giochi delle parti, senza possibilità di una terza opzione: guelfi o ghibellini, di sinistra o di destra, ribelli o servi del potere.
Ecco perciò che Cesare Basile, impegnato attivamente nell’occupazione del Teatro Coppola di Catania, “non può” – per (lodevole) coerenza con i suoi principi – ritirare il prezioso riconoscimento. Ecco che il Club Tenco ha dovuto cancellare la manifestazione romana, che aveva fortemente voluto, per il terrore che la SIAE “si vendicasse” facendogli mancare il sostegno economico che ne garantisce la sopravvivenza. Ed ecco che io, arrivato a tirare i fili del discorso, mi scopro a osservare che tutta la gazzarra di cui sopra ha fatto parlare del Club Tenco e di Cesare Basile molto più di quanto sarebbe successo se entrambi avessero fatto il pesce in barile, il primo rispettando l’accordo preso con il Valle e il secondo recandosi al Petruzzelli di Bari, l’8 dicembre, a vivere la sua meritata mezz’ora di gloria (ma la Targa, mi hanno assicurato dal Tenco, gli sarà comunque spedita a casa). Nessuno crede alla pianificazione a tavolino, non sia mai, ma certo si tratta di materiale interessante per quanti teorizzano che le vie del Signore, o di chi per lui, siano infinite.