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Baby Gang contro la polizia per l’assenza al Nameless: “Gli agenti non mi hanno fatto esibire”

Dopo la data annullata al Fabrique, l’estromissione di Baby Gang dal Nameless ha fatto esplodere il rapper sui social: “La polizia ha impedito tutto questo”
A cura di Vincenzo Nasto
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Dopo le date annullate a Milano, dopo il Daspo dalla città, dopo le avventure giudiziarie che lo hanno visto rinchiuso a San Vittore, dove ha confessato di aver girato il video ufficiale di un brano, arriva l'ennesima mazzata per Baby Gang. Il giovane cantante di origini marocchine ha pubblicato su Instagram una sua dichiarazione sulla mancata partecipazione al Nameless Music Festival, tenutosi alle porte di Lecco, città in cui vive proprio il rapper. Una richiesta d'aiuto da parte dell'artista, che racconta anche il contesto in cui sta vivendo ultimamente, con un Ep in uscita alla fine del mese di giugno e con l'impossibilità di presentarsi ai festival o alle date, anche per motivi di ordine pubblico disposti dalle forze dell'ordine. Nella storia pubblicata, fa riferimento anche al sogno, che dura ormai da sei anni, di salire su quel palco: una confessione che polarizza ancora di più le discussioni sul lato artistico del cantante, minato a causa dei suoi problemi giudiziari.

Il sogno di salire sul palco del Nameless

Nelle ultime ore, sul profilo Instagram di Baby Gang, è comparsa una storia che è stata in grado di spiegare, almeno nella versione del rapper di Lecco, la sua assenza e quella di Rondodasosa dal Nameless Music Festival. Una mancata presenza che non aveva reso felice il pubblico, che durante il set di Michele Wad Caporosso, aveva intonato le note del suo ultimo brano "Paranoia". Nelle prime parole di Baby Gang si ritrova tutta la delusione del rapper per non aver potuto partecipare al festival di "casa", poiché originario di Lecco, e che il Nameless è un palco che sogna da tempo: "Il Nameless era una data molto importante per me, visto che sono 6 anni che sogno di salire sopra quel palco e di far vedere in zona mia che qualcuno di loro c'è la fatta". Un messaggio per la sua città, per la sua zona, dell'evoluzione sociale attraverso la musica di un ragazzo molto giovane, ma già noto agli ambiti giudiziari.

La decisione delle forze dell'ordine di non farlo esibire

Baby Gang non si è nascosto, come in passato per la questione San Vittore, e anche questa volta ha deciso di puntare i colpevoli, secondo lui, della situazione: "Quando ne ho avuto la possibilità, gli agenti di polizia hanno impedito tutto questo, senza un senso. Continuo a fare finta di niente ma non so per quanto posso reggere sta cosa". Il rapper marocchino, che ha ricevuto un Daspo nella città di Milano e nella riviera romagnola, non è nuovo a questo tipo di minacce velate. In passato infatti, aveva affermato che senza musica dal vivo sarebbe ritornato a fare le rapine, un discorso che ha sempre posto in dubbio la veridicità delle sue parole, ma che sicuramente alimenta la narrazione distruttiva dei media nei confronti di Baby Gang.

Le minacce e l'assenza della musica

Il cantante ha anche aggiunto, che di ritorno dal suo paese natale, Casablanca, ha ricevuto una sorpresa dalle forze dell'ordine: "Aggiungo pure che ieri tornato da Casablanca mi è arrivato un mandato di perquisizione e di sequestro di tutti gli apparecchi elettronici, tra qui il mio telefono e il mio Instagram, cosa che non ho mai sentito in 20 anni di tarantelle. E fidatevi che racconto solo il 5% di quello che mi fanno ma fa niente: sappiate che se un giorno darò di matto e impazzirò, saprete le motivazioni". Il racconto di Baby Gang sull'ostilità delle forze dell'ordine non solo nei suoi confronti, ma anche della sua musica, riapre il capitolo sulla latenza tra persona e artista, che più volte in Italia ha lasciato libero il pubblico di polarizzare il proprio parere in base al successo dell'artista stesso. Se fosse vero quello che racconta il rapper, la repressione dell'espressione musicale del cantante di Lecco rafforzerebbe il racconto di Baby Gang, che sta alimentando il fuoco dello scontro lasciando da parte ciò che interessa maggiormente: la sua musica.

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