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Avanti un… Altro

Da quindici anni abbondanti, gli Altro sono una delle più accreditate band di culto del nostro panorama rock. Nulla di meglio del loro nuovo album – che non è del tutto nuovo, ma non sottilizziamo – per inaugurare il 2014 de “La Torre di Bebele”.
A cura di Federico Guglielmi
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Nel mondo di Internet chiamarsi Altro può costituire un handicap, e non è il caso di offendere l’intelligenza altrui dilungandosi a spiegare perché. Quando i ragazzi oggi meno ragazzi azzardarono i primi passi in quel di Pesaro, del resto, si era nella seconda metà degli anni ‘90, e all’epoca una band basava la scelta del nome quasi solo sulla facilità di memorizzazione: chi avrebbe mai potuto prevedere che, un giorno, i motori di ricerca avrebbero avuto un’importanza cruciale per qualsiasi carriera? Anche se non mancano di indicare da più parti che “le parole chiave per cercarci su Internet sono: Altro + punk”, comunque, i tre musicisti non paiono molto interessati alla carriera, almeno nel senso che di norma viene attribuito al termine: hanno altre occupazioni, vivono in posti diversi e neppure tutti in Italia, realizzano dischi se e quando gli va, non seguono le regole del mercato. Sono insomma più punk della stragrande maggioranza dei gruppi punk, e questa loro genuina “indipendenza” è uno dei motivi della considerazione e del rispetto dei quali godono nel circuito underground nazionale, unita magari al fatto di aver preceduto tutto il plotone guidato da Fine Before You Came, Gazebo Penguins e Fast Animals And Slow Kids nel ruolo di portabandiera della nostra seconda generazione emocore (la prima, quella cresciuta sotto l’ombrello della Green Records, è purtroppo roba solo da iniziati). Senza dimenticare che il cantante, chitarrista e songwriter, Alessandro Baronciani – completano l’organico Gianni Pagnini al basso e Matteo Caldari alla batteria – è da alcuni anni uno dei disegnatori/illustratori e fumettisti più apprezzati e amati del giro indie e non solo.

Non sono pop, gli Altro. Suonano da sempre canzoni brevissime e parecchio ruvide sul piano strumentale e canoro, eseguite per lo più velocemente e avvolte in quell’aura di malinconia mista ad apparente svogliatezza che del summenzionato emocore è inscindibile caratteristica. A completare il quadro, testi in italiano efficaci sebbene di comprensibilità non proprio immediata e titoli composti in massima parte da un’unica parola: delizie per gli ultratrentenni che con certe cose ci sono cresciuti e per tanti giovani bisognosi di ascolti non artefatti e se possibile catartici.

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Il percorso del trio è documentato dagli album “Candore” (2001), “Prodotto” (2004) e “Aspetto” (2007), ai quali vanno aggiunti la raccolta di remix “Disco” (2009) e svariati pezzi disseminati fra EP, split e raccolte. Al repertorio “minore” è collegato il nuovo CD, “Sparso”, uscito da un mese esatto e ancora (per poco, si suppone) disponibile nella stampa originale in trecento esemplari con copertina speciale, logicamente opera dello stesso Baronciani: marchiato da La Tempesta, da ormai un bel po’ di anni etichetta-cardine della scena alternativa nostrana, il disco mette in fila le sedici tracce di quattro EP pubblicati dalla Holidays e dalla To Lose La Track fra il 2009 e il 2013 – “Autunno”, “Estate”, “Primavera” e “Inverno”, “naturalmente” non usciti nelle stesse stagioni dei nomi – con l’aggiunta degli inediti “Che non sembri reggae” e “Paolo”. Sono in totale ventotto minuti e trentotto secondi che scorrono fluidi fra ritmi frenetici e momenti più rilassati, poderosi assalti elettrici e pause acustiche, aggressività punk e imprevedibili aperture wave. Nemmeno il tempo di capire che sviluppo potrebbe avere il brano, e si è già passati al successivo: e il bello è che l’insieme, più che dispersivo, risulta avvincente. A patto, è ovvio, di essere attratti dalle sonorità ispide e rugose che, però, non disdegnano creative, vivaci contaminazioni con pur deviate melodie.

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Federico Guglielmi si occupa professionalmente di rock (e dintorni) dal 1979, con una particolare attenzione alla musica italiana. In curriculum, fra le altre cose, articoli per alcune decine di riviste specializzate e non, la conduzione di molti programmi radiofonici delle varie reti RAI e più di una ventina di libri, fra i quali le biografie ufficiali di Litfiba e Carmen Consoli. È stato fondatore e direttore del mensile "Velvet" e del trimestrale "Mucchio Extra", nonché caposervizio musica del "Mucchio Selvaggio". Attualmente coordina la sezione musica di AudioReview, scrive per "Blow Up" e "Classic Rock", lavora come autore/conduttore a Radio Rai e ha un blog su Wordpress, L’ultima Thule.
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