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Auguri Jovanotti, per i tuoi 50 anni con un paio di generazioni sulle spalle

Oggi Jovanotti compie 50 anni, molti dei quali a costruire una carriera e una vita che l’ha portato ad essere un vero e proprio punto di riferimento per un pezzo di Italia.
A cura di Francesco Raiola
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Jovanotti al Maurizio Costanzo Show nel 1987 (LaPresse)
Jovanotti al Maurizio Costanzo Show nel 1987 (LaPresse)

C'è un qualcosa in Jovanotti che mi ha sempre affascinato. Non posso dire di essere un fan sfegatato, ci sono cose che mi piacciono e altre che mi piacciono meno, ma credo che in una discografia ampia come la sua sia normale, così come credo che possa valere anche solo prendendo il suo ultimo album, quel Lorenzo 2015 Cc che contiene 30 pezzi, spaziando anche nelle sonorità e nelle collaborazioni. Ho (quasi) 35 anni e con Jovanotti ci sono cresciuto, lo ricordo agli inizi, quelli di "Sei come la mia moto, sei proprio come me" e ricordo allo stesso tempo e con lo stesso affetto quanto amai "Lorenzo 94", ogni tanto mi torna in mente un pezzo di "Barabba" ("Ho già visto quelle facce in piazza Venezia quando il duce parlava affacciato al balcone, le ho riviste poco dopo in piazzale Loreto, quella stessa fottuta espressione") e ripenso a quanto per me Piazzale Loreto era semplicemente Piazzale Loreto e al gusto di cantare quel "fottuta espressione". Ma ripenso anche a quanto quel cantante con la "s" moscia abbia segnato un pezzetto di educazione sentimentale, quelle estati passate con "Serenata Rap", "Io ti cercherò" (dovrei avere ancora una cassetta con dedica da qualche parte), "Chissà se stai dormendo", cantate in gruppo o ascoltate da solo in camera.

Poi, ovviamente, mi faceva strano quel nome, quel ‘giovanotto' storpiato, quel tipo strano che improvvisamente passò dal rap alla "grande Chiesa che passa da Che Guevara e arriva fino a Madre Teresa". Poi a un certo punto lo persi, cominciai a guardare ad altro, però la misura della sua notorietà cresceva talmente tanto che era complesso non esserne investito comunque, soprattutto per quei singoli che erano proiettili sparati dalla radio fino a conficcarsi in testa, e perché alla fine, in qualche modo, è un personaggio, Lorenzo Cherubini, che senti vicino. E talvolta ho l'impressione che sia proprio quello a dare fastidio, quella voglia di non amare uno che in molti considerano "buonista" (parola che oggi, purtroppo, spopola in senso negativo), che pare incapace di odiare (fu lui stesso, in un'intervista a Rockit, però, a spiegare che amava tutto: "Ho questo difetto, che a me interessa tutto. A volte affermo anche in maniera oltraggiosa che a me mi piace tutto, perché poi in effetti è così (…) affermo la necessità di tutto, tutto serve, tutto fa. Mi piace l’arte buona come quella cattiva. Mi piace il cibo buono, ma ogni tanto anche quello cattivo") e che ha il concetto di empatia dalla propria parte.

Proprio in questi giorni è uscita un'intervista su La Lettura rispondendo allo scrittore Sandro Veronesi Jovanotti ha spiegato che ha percepito subito che stava uscendo dal mucchio: "Devo essere sincero: me ne sono accorto subito. A quattordici, quindici anni ho capito subito che avevo qualcosa che mi faceva entrare in sintonia con le persone. Quale forma avrebbe preso questa cosa non lo sapevo". Insomma, è così, difficile dare una formula a questa cosa, ma è esattamente questo che l'ha portato a diventare quasi un guru, qualcuno da seguire, di cui seguire il messaggio nascosto (neanche tanto) nella sua musica. E lo è diventato perché Jovanotti ha saputo pescare proprio nel mare magnum della cultura popolare, guardandosi attorno, portando con sé il bagaglio dei suoi viaggi, restituendo ai fan il suo senso di avventura, mescolando influenze, lasciandosi trasportare da un entusiasmo che diventa automaticamente quello dei fan che crescono assieme a lui portandosi appresso anche le nuove generazioni che, come noi, restano basite quando realizzano che Lorenzo Cherubini ha 50 anni, età una volta relegata alla vecchiaia, la cui asticella, almeno idealmente, è riuscito a spostare più in là.

E poi c'è l'empatia data anche dai suoi riferimenti culturali e in particolare da quelli letterari che sono spesso quelli con cui sono cresciuti un paio di generazione (ed è talvolta molto americana). Si sentono gli scrittori americani, i film, i fumetti, in quello che fa e Jova non fa che rimarcare quelli che sono i suoi paletti. Il video di "Pieno di vita", ad esempio, come scrivemmo in questo articolo, ne è l'esempio con i suoi rimandi a "La strada" di McCarthy (ci piace pensare al libro), ma anche al concetto di frontiera a cui spesso il cantante fa riferimento; una frontiera che è quella raccontata in anni e anni di selvaggio west (e che lo stesso McCarthy ha appunto raccontare nella sua opera enorme), ricalibrandola anche a quella più vicina a noi, quella che ogni giorno centinaia di migranti, ad esempio tentano di sorpassare per trovare un po' di pace. Ma i riferimenti sono anche sud americani, ci sono Bolano e Gabriel Garcia Marquez, ad esempio, e poi l'Italia con Pinocchio che cita spesso.

E a 50 anni, è ormai passato dall'avere riferimenti culturali all'esserlo. Con buona pace di chi non lo sopporta.

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