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Arrestato il rapper Pablo Hasél, si era barricato all’Università dopo la condanna per alcuni testi

Una dozzina di poliziotti spagnoli sono entrati nell’Università di Lleida per arrestare il rapper Pablo Hasél, che si era barricato per sfuggire alla condanna per esaltazione della violenza e offese alla Corona. Alcune immagini che stanno girando sui social mostrano i poliziotti che escono dall’Università con il rapper in manette, mentre lo fanno entrare nella volante.
A cura di Redazione Music
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L'arresto di Pablo Hasél
L'arresto di Pablo Hasél

Una dozzina di poliziotti spagnoli sono entrati nell'Università di Lleida per arrestare il rapper Pablo Hasél, che si era barricato per sfuggire alla condanna per esaltazione della violenza e offese alla Corona. Alcune immagini che stanno girando sui social mostrano i poliziotti che escono dall'Università con il rapper in manette, mentre lo fanno entrare in auto: erano tante camionette e oltre una ventina di agenti presenti sul luogo per arrestare il musicista che prima di entrare sulla volante ha urlato: "Non ci piegherete".

Perché il rapper è stato condannato

Hasél aveva avuto tempo fino a venerdì scorso per costituirsi a seguito della condanna, ma invece di farlo ha deciso di andare allo scontro rintanandosi nell'Università di Lleida, come aveva scritto in un tweet: "Sono rinchiuso insieme a parecchi sostenitori nell'università di Lleida, dovranno farla scoppiare per arrestarmi e imprigionarmi. Siamo nel Rettorato de Rambla d'Aragó nel caso qualcuno da queste parti volesse dare una mano". Il rapper avrebbe dovuto scontare una condanna di nove mesi per una condanna avvenuta nel 2018 per alcuni testi e tweet in cui faceva riferimento – come scrive la Reuters – a gruppi di guerriglia vietati, paragonando il Tribunale ai nazisti, accusando la polizia di tortura e definendo il Re Juan Carlo I come un boss della malavita.

La petizione degli artisti spagnoli

Stando a quanto scritto da El Mundo, la polizia è riuscita ad aggirare le barricate alzate dalle persone che erano col rapper, che ha preso la decisione di nascondersi nel'Università anche per alzare l'attenzione nei confronti di quello che ritiene un attacco alla libertà d'espressione. Tutte le persone che erano con lui sono state identificate, nella struttura erano presenti anche molti giornalisti e attivisti. In difesa del rapper, nelle scorse settimane, si erano schierati anche personalità influenti come il ministro dei consumi, Alberto Garzón, oltre a 200 artisti tra cui il regista Pedro Almodóvar, l'attore Javier Bardem e il cantante Joan Manuel Serrat che hanno firmato una petizione contro la messa in carcere del cantante.

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