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Andrea Nardinocchi: “L’unica italianità esportabile è quella del bel canto” (INTERVISTA)

In occasione del mini tour con Dargen D’Amico abbiamo fatto qualche domanda ad Andrea Nardinocchi, giovane realtà della musica italiana che ci ha svelato il suo trauma sanremese e perché la musica italiana non sia così facilmente esportabile (lingua a parte)
A cura di Francesco Raiola
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Un passaggio fugace a Sanremo 2013 non ha reso ad Andrea Nardinocchi la visibilità che avrebbe meritato. Ma lui continua imperterrito, facendo tesoro di quell'esperienza e forte di ottime critiche da parte di una bella fetta del panorama musicale italiano. Il suo ultimo album è "Il momento perfetto" uscito per l'etichetta di Dargen D'Amico e Francesco Gaudesi, ovvero la Giada Mesi che l'ha messo sotto contratto dopo che il rapper aveva visto alcune esibizioni di Nardinocchi su YouTube. Proprio la rete è stato il suo trampolino di lancio, quando la canzone "Un posto per me" diventò un piccolo fenomeno.

Amante del beatbox (la riproduzione di basi ritmiche con la bocca) e della tecnologia in generale, Nardinocchi, che non disdegna affatto loopstation e campionatori, ha vissuto un primo anno molto positivo che è culminato con il Premio per il miglior album emergente all'ultimo MediMex. In occasione del tour che sta portando in giro per l'Italia proprio con D'Amico lo abbiamo intervistato per capire quale spettacolo stanno portando avanti ed è uscita una interessante discussine sull'importanza (o meno) di Sanremo, sul rap e soprattutto sulla musica italiana e la sua esportabilità.

Andrea Nardinocchi e Dargen D'Amico (qui l'intervista al rapper) suoneranno questa sera a 21 Milano (all’Academy Music Cabaret) mentre domani 22 dicembre, chiuderanno la loro mini a Napoli (all’Arenile di Bagnoli).

Il video lo potete vedere in alto.

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