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Alla scoperta di Jorja Smith, scommessa della musica inglese: “Drake mi ha dato enorme visibilità”

Tra le giovani artiste inglesi da tenere d’occhio c’è sicuramente Jorja Smith, cantante inglese che mescola pop, soul e R&B, uscita qualche mese fa con l’album “Lost & Found”. Amata da artisti del calibro di Drake (con cui ha lavorato in “More Life”), Kendrick Lamar e Bruno Mars (a cui ha aperto alcuni concerti) la Smith potrebbe essere la Next Big Thing del pop made in England.
A cura di Francesco Raiola
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Jorja Smith non è ancora una delle artiste inglesi più note in Italia, benché da anni, ormai, tra Inghilterra e America si parli molto bene di lei. In questi ultimi mesi ancora di più, a seguito dell'uscita del suo album d'esordio "Lost & Found" che riunisce un po' di materiale a cui ha lavorato in questi ultimi 4 anni. Il nome della Smith, però, circola da tempo tra gli addetti ai lavori – ha già vinto un un Brit Award – anche grazie a una collaborazione con Drake, che l'aveva contattata via Instagram per chiederle se le andasse di collaborare con lui per "More LIfe" e da lì ovviamente la strada si è fatta un po' più in discesa. Ascoltate l'album o provate a vedere l'esibizione per il Tiny Desk di NPR e vi renderete conto del talento cristallino di questa cantante che mescola soul, R&B e pop con una voce caratteristica, che si ispira a modelli musicali di tutto rispetto come Amy Winehouse e Lauryn Hill. Nel frattempo si è fata notare con singoli come "Blue Lights", "Teenage Fantasy" e "Where Did I Go?" oltre ad aver cantato con Bruno Mars, collaborato con nomi come quello di Kendrick Lamar e Stormzy.

Ciao Jorja, tutto il mondo parla di te e usa parole molto belle. Come ti senti e in che modo gestisci tutta questa attenzione?

Cerco di non pensarci troppo, in realtà. Sono veramente grata per tutta questa stima e le cose belle che le persone stanno dicendo, ma sto facendo semplicemente quello che amo, cercando di essere focalizzata su quello.

Quanti anni avevi quando hai deciso di rapportarti seriamente alla musica e al suo mondo?

Ne avevo 16, scrivevo e scrivevo e durante le vacanze scolastiche andavo a Londra per registrare, non volevo fare altro, non volevo andare all'Università, ma solo scrivere e cantare.

Ho letto che lavoravi da Starbuck prima di darti esclusivamente alla musica. Qual è stato il momento in cui hai deciso che era arrivata l'ora di lasciare quel lavoro?

Natale 2015, parlai col mio manager e fummo d'accordo che quello era un buon momento per mollare.

Hai scritto alcune di queste canzoni quando avevi 16 anni, in che modo, oggi, te ne rapporti? E in che modo i cambiamenti dell'industria di questi ultimi tempi (con questa specie di ritorno al singolo, formato che puoi immediatamente mettere online) influenza il modo in cui scrivi?

Non ho cambiato molto la mia scrittura, ho sempre un po' di melodie e idee in testa. Talvolta suono gli accordi al piano e canto o con un beat o a cappella. Crescendo ho sicuramente più cose di cui cantare e sto imparando cose nuove. Non penso al fatto di poter caricare le mie cose immediatamente, scrivo per togliermi le cose dallo stomaco o sentirmi meglio riguardo qualcosa o semplicemente per pulire l'aria, qualche volta.

Mi ha colpito molto ascoltare "Blue Lights" come tuo primo singolo: è una canzone molto bella, con un gran campionamento e un significato non scontato. Puoi dirmi come nasce questa canzone?

Ho scritto ‘Blue Lights' mentre scrivevo una tesina, rispondevo alla domanda ‘Il post colonialismo è ancora presente nella musica Grime?' e come pezzo della mia ricerca mi sono trovata davanti il video di "Sirens" di Dizzee Rascal. Il protagonista era inseguito da una donna e un uomo bianchi che vestivano con abiti da caccia alla volpe, come se ne mettevano quando la Gran Bretagna era il colonizzatore. Quello era un punto. Avevo quella canzone fissa in testa quando mi presi una pausa e cominciai a scrivere su un beat di Joice. Prima di questo, però, mi era capitato di vedere un altro uomo ucciso dalla Polizia in America e ho capito che succedeva ancora e ancora succede. Ci sono un mucchio di cose che hanno ispirato questa canzone: col mio gruppo dovevo fare un video e un documentario sulla Polizia contro la Grime così ho intervistato questi ragazzini di colore di undici anni a scuola e gli ho chiesto cosa ne pensassero della polizia e la risposta è stata: "Li odiamo, ci stanno sempre addosso" e quando gli ho chiesto perché mi hanno risposto ‘semplicemente perché sono loro'. Ho trovato interessante il modo in cui questi ragazzini abbiano ancora paura dell'istituzione anche quando non hanno nulla per cui essere preoccupati. Ho scritto "Blue Lights" basandomi su questo, ma ho scritto questa storia basandomi anche su due amici, cosa di cui parla la canzone: ho trovato un coltello nella borsa di uno di loro e ho immaginato cosa sarebbe successo se avesse fatto qualcosa.

Da Beyoncé a Lamar, in questi ultimi anni alcune tra le voci più popolari d'America sono molto attive, con la loro musica, politicamente e socialmente. Sei tra quelli che pensano che gli artisti debbano rispondere a un ruolo sociale?

No, non credo, a volte semplicemente ti dai dei buoni consigli.

Ricordi dov'era la prima volta che ascoltasti la tua voce alla radio?

Nel mio letto, era il programma 1xtra (programma della BBC, ndr) dove Dj Target suonò un pezzo a cappella che gli avevo inviato. Avevo 15 anni.

Hai detto che Drake ti ha contattato per una collaborazione tramite i DM di Instagram. Nessun manager, nessuna etichetta, ma un semplice messaggio che, immagino, ti abbia cambiato la vita…

Essere su "More Life" mi ha aperto a un altro mondo, mi ha sicuramente dato un'enorme visibilità agli occhi di chi probabilmente non aveva mai sentito parlare di me o non era inciampata sulle mie cose.

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