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Alex: “Canto il dolore che non sappiamo controllare”

Dopo la finale di Amici e il primo posto in classifica co l’Ep d’esordio, Alex ha pubblicato l’album “Ciò che abbiamo dentro”.
A cura di Francesco Raiola
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Alex (ph Gabriele Gregis)
Alex (ph Gabriele Gregis)

Uscire da Amici non è mai semplice, trovare il publico in carne e ossa che ti riempie di affetto, cerca il contatto, affrontare il palco, dover resistere ai contraccolpi discografici. Lo sa bene Alex, quarto classificato nell'ultima edizione del talent condotto da Maria De Filippi che dopo l'Ep "Non siamo soli" ha pubblicato l'album "Ciò che abbiamo dentro" uscito pochi mesi dopo l'esperienza televisiva e scritto negli ultimi mesi, benché partendo da pezzi che hanno una genesi anche più lunga. È soprattutto un ringraziamento ai fan, a cui sono chiaramente dedicate la prima e l'ultima canzone, come ha spiegato a Fanpage.

Come nasce Ciò che abbiamo dentro?

‘Ciò che abbiamo dentro' nasce più o meno uno o due anni fa. La strofa iniziale parla di me ed è quel non sapere come fare, ho tante cose da dire, ma non so a chi, ho tanta aria ma non so respirare. Quando sono uscito da Amici, dopo i primi concerti che ho fatto mi sono ritrovato davanti al pianoforte con gli stessi accordi e mi è tornata in mente quella melodia e l'ho semplicemente continua, continuata. Parla dei live, è dedicata al live e a quello che sento e a quello che la magia del live mi porta. Quindi anche questa non è una canzone mia, ma di chi è lì in quel momento.

Come anche Noi, giusto?

Anche "Noi", che è l'ultima traccia, parla di loro, quindi la prima e l'ultima, sono un po' quell'unione che poi schiaccia tutte quelle sensazioni e quei frammenti, anche personali, che mi sono portato dentro l'estate scorsa.

Non hai avuto troppo poco tempo per lavorare all'album?

In realtà no, perché di canzoni ne ho tante altre in generale, appuntate fra le note, sui libri, da qualsiasi parte. Ci sono tante canzoni e le canzoni in realtà mi escono come parole normali, poi c'è quella più bella dell'altra, quella che può arrivarti di più, però a me arrivano tutte.

Com'è stato passare da una scrittura più intima al grande pubblico?

Avevo paura che la scrittura non venisse capita del tutto perché, appunto, come ti dicevo, visto che tante cose me le dico da solo, non entro sempre nel dettaglio, quindi è più difficile da interpretare. Però continuando a fare canzoni trovo anche modi diversi per dire un qualcosa e in generale non si smette mai di imparare, di fare sempre meglio.

Ultima canzone che hai chiuso?

E "Noi", l'ho scritta tutta di pancia con il pianoforte, ho mandato al produttore la traccia e si è anche tenuta la stessa metrica. Quindi non ha tempo quella canzone, non ha un bpm, non ha niente, è tutto di pancia.

Quando nasce e di cosa parla "Non ho paura"?

Questa è una delle canzoni che nasce prima, l'ho scritta nel 2019 e poi appena è uscita l'ho guardata da un'altra ottica ed era un non smettere di essere chi sei e di fare quello che ti senti di fare, indipendentemente dalle persone che attorno.

Le lacrime a cosa fanno riferimento?

Le lacrime sono dolori, tante cose che magari non puoi controllare, non sai controllare, e che con il tempo riesce a gestire meglio e riesce ad affrontarle.

Com'è stato confrontarsi con altri autori per la scrittura dei testi?

All'inizio non volevo che nessuno entrasse nei miei testi, perché nella mia testa è sempre stato come se un cantautore dovesse scriversi e trovare il suo lessico, la sua lingua da solo. Relazionandomi con altri autori ho capito quanto questi, cambiando una lettera, una parola, una frase, possa trasformare la canzone e farla diventare dieci volte più vicina alla perfezione di quanto una persona possa fare da solo.

Cos'è che ti dà l'ispirazione?

Ci sono tante cose che magari mi portano a ricordarmi un posto o un'emozione di un momento. Per me l'ispirazione è più la voglia di fare, adesso ho proprio voglia di scrivere qualcosa o di cantare, quella per me è l'ispirazione.

Quanto ti è servita l'esperienza in Inghilterra?

Sicuramente l'Inghilterra, in generale, è stata importante ma non soltanto l'Inghilterra in sé, è proprio il cambiare vita e iniziare da zero 15 anni che mi ha aiutato molto per indirizzarmi verso una direzione. Lì ho studiato musica ed è stato molto utile anche se sul momento non lo credevo, perché ero molto confuso, facendo tanti generi musicali, tante cose assieme. Però dopo, quando sono tornato in Italia, avevo già un'idea più o meno di cosa mi piacesse fare fra tutti quei generi che ho fatto e quindi mi ha aiutato.

Dopo mesi in tv come è stato cantare live davanti al pubblico in carne e ossa?

Cambia tanto, ma sicuramente l'emozione è completamente diversa, perché appunto davanti a quella (indica la telecamera, ndr) è un po' come se non ci fosse qualcuno. Appena li senti e senti persone attorno… è una cosa inspiegabile, in realtà non saprei trovarti le parole, non lo so. Nei live sta davvero bene, comunque, si sente tutta la magia di tutto il momento delle canzoni, dei suoni e di tutto. I live sono il posto bello.

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