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Al Bano racconta la convivenza con i profughi ucraini: “Li tratto come fossero miei figli”

Il cantante di Cellino San Marco sta ospitando una donna e tre ragazzi in fuga dall’Ucraina. “La sera non ho toccato il tema della guerra, abbiamo voluto tranquillizzarli”.
A cura di Giulia Turco
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Al Bano sta ospitando quattro profughi dall’Ucraina nella sua tenuta di Cellino San Marco. A una settimana dal loro arrivo, superato il dispiacere per il furto subito nella sua residenza pochi giorni prima, il cantante racconta al settimanale Diva e Donna come sta andando la convivenza dei tre ragazzi sotto lo stesso tetto, insieme alla madre, una professoressa Ucraina. Dopo aver cancellato i suoi concerti in Russia infatti, il cantante ha deciso di prendere parte attivamente alla catena di aiuti umanitari verso il popolo colpito dalla guerra, ora in cerca di un rifugio in Europa.

Come procede la convivenza a casa Carrisi

“La prima sera non ho toccato volutamente il tema della guerra”, spiega Al Bano aggiunto dal settimanale. “Abbiamo parlato di musica, di sport, abbiamo cercato di tranquillizzarli. Sono educatissimi, gentili, sta andando tutto molto bene”. Si tratta di una professoressa ucraina con il suo bimbo di 7 anni e due ragazzi di 16 e 17 anni, con il quale la famiglia si relaziona parlando in inglese Sarebbe Jasmin Carrisi quella che si è legata di più. Prima di tornare a Milano sta trascorrendo alcuni giorni nella tenuta pugliese.

La stima dei ragazzi ucraini per Al Bano

Secondo i suoi racconti insomma, i ragazzi ucraini si sarebbero mostrati molto riconoscenti nei confronti di Al Bano che li sta ospitando e durante la loro permanenza sono già sorti diversi aneddoti divertenti. “Mi hanno chiesto: ma quante stelle ha questo albergo? Io ho risposto ridendo: è un 4 stelle! E loro: no, no, ne ha almeno 10 secondi me”.  Un rapporto di affetto e stima li lega all’artista, molto conosciuto in Ucraina e in particolare s Kiev. “Io mi sento responsabile di questi tre ragazzi e voglio trattarli come se fossero figli”, ha raccontato lui. “È mio dovere oggi pensare a loro”.

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