Aiello con Ora a Sanremo: “Spero che un giorno si potrà dire ‘il pop alla maniera di Aiello'”
Negli ultimi due anni il nome di Aiello ha avuto un'impennata incredibile, al punto da portarlo da sconosciuto al palco del festival di Sanremo dove gareggerà con "Ora". Alcuni singoli azzeccati, una deviazione verso il new pop, ma il cantante calabrese odia le gabbie di genere, una costruzione dell'immagine che va di pari passo con quella musicale e un singolo, quello che sentiremo al festival che punta dritto alle radio e anticipa il suo nuovo album "Meridionale". La sua idea di canzone è quella del sincretismo musicale, in cui pesca tra i generi con uno stile che vorrebbe fosse il più personale possibile. Uno stile Aiello. L'ambizione di certo non gli manca.
Ciao Antonio, a Sanremo porti sesso ibuprofene e 13 ore di sesso, come nasce il brano?
Nasce che nel primo lockdown, ero solo a casa e a un certo punto ho ricordato a me stesso che il motivo di un fallimento e un suicidio d'amore è stata una mia responsabilità. Era un'occasione buona per dirmi che ero stato uno stronzo e andare avanti rispetto a qualcosa che portavo dentro, così ho legato quella cosa a un sesso che fa parte di quella storia, che è un sesso speciale che ho definito ibuprofene e che alla fine è un sesso curativo, tossico, liberatorio in cui ognuno ci vede quello che vuole.
Canzone che, immagino, nasca prima della decisione di partecipare a Sanremo, giusto?
Sì, è un pezzo che ho scritto in pieno lockdown e non pensavo proprio a una cosa del genere, poi l'abbiamo prodotto con Brail, che è il mio produttore di sempre e Mace, scelta per cui sono felicissimo, anche perché l'ho scelto prima che diventasse famosissimo e questa cosa mi inorgoglisce.
Come mai, poi, hai deciso di portare proprio questa?
Non ho mai pensato a Sanremo come tappa obbligatoria e penso che per un artista italiano non lo sia. Lo guardavo da casa, ci ho provato dieci anni fa e me ne sono fatto una ragione. Nel frattempo abbiamo avuto una pandemia che ha completamente rivoluzionato i percorsi di tutti, compreso il mio, e Sanremo è non solo l'unico palco grosso del momento, ma l'unica grande occasione per allargare la mia musica, avendo avuto un anno per poter fare un tour bellissimo che non c'è stato. Di fronte a un momento così ho detto "Presentiamolo!" e la cosa bella è stata non solo che Amadeus l'abbia apprezzato e voluto ma che l'abbia inserita all'interno di un cast inedito per Sanremo, secondo me togli me, è un cast di artisti contemporanei, cool, uno più forte dell'altro, quindi è un Sanremo nuovo e mi inorgoglisce farne parte.
Ci si è interrogati molto su due passaggi del tuo testo: "Mi ricordavi di lei, mi ricordavi di lui", e quell'"ero fuori da poco" con cui si chiude il brano.
Ero fuori da poco perché nell'accezione di sesso curativo – che in realtà non mi ha curato e del fatto che ero stato uno stronzo -, in realtà stavo togliendo e liberando le stanze del mio cuore dalle macerie passate, quindi ero fuori da poco rispetto a situazioni pregresse. Alla fine ho capito che gli stronzi e le stronze non esistono, esistono persone che fanno pagare a chi viene dopo macerie che stai ancora aggiustando. Sul "di lei, di lui" mi piace che l'interpretazione sia libera, anche perché penso che spiegare una canzone sia anche un po' svilirla se la si spiega troppo: raccontarla sì, spiegarla no, quindi "di lei, di lui" è un verso che mi è uscito naturale e mi piace che tu possa vedere in questi versi qualsiasi cosa. E siccome è uscito così non l'ho tolto, non ho alcun timore su qualsiasi interpretazione si possa fare.
Con l'orchestra come viene?
È fantastica, questo è il grande regalo che fa Sanremo a un artista, suonare con 50 elementi, una cosa che forse non capiterà mai più nella mia vita: dalle prove di Roma è stata una connessione incredibile che mi ha commosso tantissimo, spero non lo faccia durante la performance. Stiamo lavorando affinché ci sia una resa strafiga, che ci siano i suoni particolari, noi per esempio abbiamo degli archi normali e altri stretchati, un po' acidi, un po' stronzi, così come delle ritmiche molto più street: è sempre questione di contaminazione, anche in questo pezzo c'è una mescolanza di colori e generi e stiamo lavorando affinché la performance possa essere autentica, empatica, emotiva.
Mi piace che al termine Meridionale, che dà titolo all'album, dai un significato di sincretismo musicale.
Secondo me era un cerchio che si chiudeva rispetto all'inizio, con "Vienimi (a ballare)", a quello che racconto sempre di me e della mia musica, ovvero proprio questa contaminazione di generi diversi in maniera tale che tu possa definirmi new-pop ma non puoi darmi definizioni troppo precise. In più mi auguro che in futuro si possa dire "Il pop alla maniera di Aiello" e questo mi renderebbe orgoglioso perché riconosci in me un certo modo di fare musica, di cantare, di scrivere. In questo disco ho fatto un viaggio nelle mie origini, l'ho chiamato ‘Meridionale' per dedicarlo alla Calabria, terra abitata da greci, bizantini, spagnoli, normanni, borboni, comunità balcaniche e mi sembrava giusto così, chiamandolo con un termine che a me non ha mai offeso ma è stato sempre un valore aggiunto.
Beh, lo dici a un napoletano…
Tra l'altro, a proposito, nel disco ho un'ospite straordinaria, si chiama Sum, cantante napoletana, appunto, scena R'n'B contemporaneo volevo una donna, napoletana, brava, figa. L'ho conosciuta a Giffoni ho detto che volevo lei, che è stata molto felice e il pezzo è una bomba.
Torniamo un attimo a Mace, che è un produttore che in qualche modo rappresenta proprio quell'incrocio musicale e culturale di cui abbiamo parlato fino ad ora. È presente anche in altri brani dell'album?
Abbiamo una visione di approccio alla musica molto simile. È l'unico brano in cui è presente perché ho pensato a lui in quel momento, se ci avessi pensato prima, chissà… Comunque c'è da dire che Brail e Alessandro Forte che sono i due producer del disco hanno fatto un lavoro incredibile e quando sono entrato in studio per lavorare su "Ora" sentivo il bisogno di un certo tipo di contaminazione, perché il rischio di portare a Sanremo un pezzo sanremese era qualcosa che non mi sarei perdonato per tutta la vita, volevo che fosse accolto da tutti ma non tradisse la mia visione e non era facile investirlo senza cadere in alcune situazioni. Per questo motivo ho detto a Brail che avrei visto bene una collaborazione con Mace che lui ovviamente conosceva: l'abbiamo chiamato, abbiamo lavorato al pezzo insieme ed è uscito un pezzo incredibile e sono contento che sia successo anche prima dell'exploit, perché se non sembra facile chiamare il producer figo del momento, e lui lo è, ma l'ho chiamato prima che fosse riconosciuto dal mondo intero.
Mi dicesti: “Per me parlare d'amore è fare musica impegnata” e mi pare che lo confermi anche con questa canzone, no?
Lo confermo con tutto il disco: ho sentito per anni discussioni sulle tematiche dei dischi dei cantautori, quando qualcuno provava a dire: ‘Ma queste parlano d'amore, invece la canzone impegnata…" ma ragazzi, parlare d'amore è l'impegno più importante e mai come adesso c'è bisogno di parlare d'amore. Un tema, poi, che attraversa tante tematiche senza doverle dichiarare per forza: parlare d'amore vuol dire parlare di tutto e io parlo di tutto. La carnalità, il sangue, la passione, sono la fotografia di Meridionale.