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Aiello cambia suono con “VIENIMI (a ballare)”: “Sono un cantautore impegnato perché canto d’amore”

Aiello, il cantautore che ha trovato notorietà con “Arsenico”, pochi giorni fa ha sfornato “VIENIMI (a ballare)” un singolo in cui cambia ancora evolvendo il suono, mollando un po’ le atmosfere più indie e intimistiche per gettarsi sull’urban e su sonorità che uniscono il Nordafrica, la Spagna e il Sud Italia.
A cura di Francesco Raiola
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Aiello (ph Carla Di Verniere)
Aiello (ph Carla Di Verniere)

Aiello è uno dei nomi nuovi del pop italiano. Il cantautore calabrese, di stanza a Roma da un po' ormai, infatti, ha ottenuto un ottimo successo col singolo "Arsenico" che ha accompagnato i fan all'uscita di "Ex Voto", album che lo ha inquadrato nella vasta e multiforme galassia del pop nostrano. Eppure Aiello non ama molto restare seduto sulle formule collaudate e così pochi giorni fa ha sfornato "VIENIMI (a ballare)" un singolo in cui cambia ancora evolvendo il suono, mollando un po' le atmosfere più indie e intimistiche per gettarsi sull'urban e su sonorità che mescolano il Nordafrica, la Spagna e il Sud Italia, a partire dalla sua Calabria, da cui in questi ultimi anni stanno uscendo tanti artisti e anche addetti al settore musicale: "Questa è una cosa che mi inorgoglisce parecchio perché si parla della Calabria anche per delle cose molto belle – dice il cantante, al telefono, a Fanpage.it -. Io non sono uno che mette la testa sotto terra, ho perfettamente chiari quali sono i nostri problemi, non fingo che non ci siano, però due sono le strade: o ci ricordiamo tutti i giorni di quanti problemi ha la Calabria o ci ricordiamo dei problemi e nel frattempo mostriamo anche le bellezze. Bellezze a 360°, dalla natura al cibo alle persone generose, accoglienti che abbiamo, e anche la musica per fortuna. Brunori fa da anni un lavoro bellissimo e speriamo di portare lustro alla mia terra".

"VIENIMI (a ballare)" è un po' una svolta rispetto a "Ex Voto" che raccoglieva comunque canzoni scritte ormai un bel po' di anni fa, no?

Non saprei quantificarlo, ma è passato molto tempo dalla condivisione di "Ex Voto" e nel frattempo io sono uno che divora musica, sono uno che non si stanca mai di cercare, spaziare e soprattutto mi annoia l'idea di essere incasellato in un disegno, in uno schema, come se fosse una condanna. La mia fortuna è che sono al mio secondo disco, quindi ho tutto il tempo e diritto di raccontarmi a 360 gradi, per questo replicare lo stesso sound di "Ex Voto" mi sembrava una mancanza di rispetto, nei miei riguardi, perché voleva dire tradirmi, e nei riguardi delle persone che sono affezionate, perché è giusto dare il meglio di sé e dare delle chiavi di lettura diverse della propria personalità e della propria visione dell'arte, che non può essere sempre la stessa.

In realtà già in Ex Voto c'erano i germi di qualcosa di nuovo, penso a "Festa", per dirne una…

Vero, perché nonostante i singoli scelti – erano tre languide preghiere d'amore – già lì si ballava e chi è stato alle prime anteprime del live ha visto che quasi quasi si balla più di quanto ci si abbraccia. Io amo molto l'idea di un concerto e di un live che è fatto di grandi abbracci ma anche grandi sudate, poi il lockdown ha interrotto tutto e non abbiamo potuto far vedere quanto si balla, quindi l'idea di poter iniziare il progetto nuovo facendo ballare mi faceva volare.

Da dove è partito, a livello sonoro, il progetto nuovo e soprattutto: sarà tutto così? Come si declinerà questo nuovo suono in pezzi più lenti?

Questo progetto nasce da un mio bisogno di fare una ricerca sonora rispetto alle mie origini, volevo raccontarmi, raccontare da dove vengo e io vengo dalla Calabria e la Calabria è fatta di spagnoli, di greci, di arabi, c'è un mix di culture così speciale e bello, così magico che avevo voglia di riportarlo anche nei suoni e abbiamo fatto una ricerca importante sotto questo punto di vista. Quando poi ho scelto le canzoni che comporranno il disco su cui sto lavorando – e "VIENIMI (a ballare)" come apripista – è stato bellissimo vedere come era tutto naturale, vestirle in questo modo, sembrava che fosse tutto un disegno delle stelle. E "VIENIMI (a ballare)" si è lasciata vestire in maniera stracomoda da questo mondo qui che è fatto da questa con sonorità algerine, chitarre dal retrogusto latino, una serie di suoni molto più freak, perché quello che sto cercando di fare, a piccoli passi, è quello di costruire un pop alla mia maniera e il fatto di mescolare quelli che sono per me i giganti ai quali mi ispiro come Lucio Dalla, Rino Gaetano e Lucio Battisti, allo street più contemporaneo, internazionale, come Post Malone, The Blaze, e farli incontrare col mondo popolare latino. Oggi, nel mondo, c'è Rosalìa e come lei voglio mescolare questi sound diversi, mantenendo, ovviamente, il mio modo di cantare e di scrivere, che sono proprio miei, vestendoli con questo mix di generi.

Quindi stando a quello che mi hai appena detto, quando canti: "Siamo andati sul divano, senza chiedermi il permesso hai iniziato con la mano" è una versione a due di "Mi son steso sul divano, ho chiuso un poco gli occhi e con dolcezza è partita la mia mano" di dalliana memoria?

Diciamo che in realtà è un'esperienza che credo sia capitata a molti, che mi andava di condividere di getto e poi non ho voluto cancellare.

Quindi nessun omaggio diretto, insomma?

Guarda, me ne sono accorto dopo, me l'hanno fatta notare altri. E questa cosa è pazzesca perché sono un grande fan dei tre che ti ho nominato prima, e quando l'ho notata mi è sembrata una cosa quasi magica, segnata, ma giuro che è nata in maniera molto naturale.

In più regala un certo di tipo di sensualità che caratterizza anche il video…

Mi appartiene molto un approccio carnale, "VIENIMI (a ballare)" lo definisco un imperativo gentile, perché non ti chiedo se ti va di ballare, io dico "vienimi a ballare", te lo comando in maniera passionale e gentile, e l'aspetto carnale è proprio l'aspetto meridionale del mio progetto, della mia persona e della mia visione artistica. Sono uno passionale, molto fisico, con abbracci, baci, mani che si stringono, non sono una persona gelida e anche nelle canzoni mi viene di raccontarmi in questo modo qui perché sono fatto così. Se poi viene vista come sensualità mi fa piacere, ma è proprio una questione delle radici di cui parlavamo prima.

Un’esplosione tardiva, forse, ma improvvisa: sei contento del percorso o cambieresti qualcosa di quello che hai fatto?

Direi che sono molto felice, perché anche solo tre anni fa non ero pronto e la mia musica non era pronta per abbracciare tante persone. Non posso recriminarmi nulla perché il percorso evolutivo di un artista, di una persona, il modo di scrivere e raccontarsi è così non comandabile, non gestibile: non puoi comandare l'ispirazione, la crescita emotiva e artistica che fai e arrivato a un certo punto, i progetti che trovano fortuna e durano nel tempo sono quelli che arrivano in età matura.

Cosa è cambiato con la notorietà?

Personalmente non mi vedo molto cambiato, a livello di fondamenti almeno. Certo, realizzo che c'è una maggiore responsabilità rispetto a quello che dico e condivido, realizzo il bello di incontrare persone ed essere abbracciato, riconosciuto, ma la cosa che mi emoziona di più è che vedo negli altri il fatto che hanno un affetto, un bene, nei miei riguardi che va al di là del fascino che dà l'incontrare chi ha scritto la tua canzone del cuore, vedo un sentimento e una passione, intorno, che mi emoziona e non mi stanca mai, non ti ci abitui mai. Intorno è cambiato tanto, dentro di me, a oggi, poco, sia rispetto al mio approccio alla musica che alla quotidianità.

Il prossimo album come sarà?

Come sempre di musica impegnata, perché per me parlare d'amore è fare musica impegnata. Mi diverte che ogni tanto ci siano persone che fanno divisione tra musica impegnata e cantautori che parlano d'amore, come se parlare d'amore fosse una cosa leggera. Invece mai come in questi anni c'è bisogno di parlare d'amore e di raccontarlo, quindi  per me è la musica più impegnata. Ci saranno dei pezzi in cui si ballerà, pezzi in cui ci abbracceremo, si rifletterà e altri più malinconici, ci sarà questo fil rouge chitarrocentrico, con le chitarre che saranno tante in questo disco, perché danno questo retrogusto meridionale, però per quei pochi che credevano – dopo l'ultimo singolo – che non sarebbe arrivata la botta di lacrime, arriveranno anche quei pezzi che fanno più riflettere e sono più intimi: sono quelli in cui probabilmente mi esprimo meglio e mi diverto di più, perché tendo sempre a vedere il bicchiere mezzo pieno, anche dei drammi miei personali.

Solitamente non entro nel personale, però, ecco, diciamo che il personale con te è spesso musica e potrebbe diventare canzone, quindi mi porto avanti: sei innamorato? 

No, non lo sono, in questo momento…

Quindi i fan possono sperare nella scrittura di altre canzoni…

Hai voglia [ride], il problema è proprio questo, che a volte le canzoni migliori nascono da momenti di grande sofferenza quindi non vorrei condannarmi a vita a soffrire d'amore, poi troverò la chiave di lettura e scrittura anche  nel momento top di una narrazione stabile, però in questo momento non  sono innamorato. L'amore governa tutto quello che riguarda la mia vita quotidiana e la mia visione artistica, quindi quello che c'è e quello che non c'è lo ritrovo nella mia scrittura.

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