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Aiello: “A Sanremo nessuno ha capito il mio urlo di dolore ma ora tutti lo cantano con me”

Fanpage.it ha intervistato Aiello in occasione delle tappe milanesi del suo tour al Fabrique.
A cura di Filippo M. Capra
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Aiello (ph Luca Marenda)
Aiello (ph Luca Marenda)

È finalmente iniziato il tour di Aiello. Dopo i sold out fatti registrare a Nonantola, Firenze (una data su due) e Torino, il cantautore cosentino è sbarcato al Fabrique di Milano per due concerti in cui ha fatto registrare un nuovo tutto esaurito nella serata di sabato. Un banco di prova importante e superato a pieni voti dopo i continui rinvii causa Covid. I live milanesi sono stati l'occasione per Fanpage per intervistarlo.

Cos'hai provato prima di salire sul palco del Fabrique? 

Devo dirti la verità, le prime date le ho vissute con meno ansia di Milano che mi fa un effetto diverso. Probabilmente perché è stata la prima ad andare in sold out e perché è una città piena di addetti ai lavori e alla quale sono molto legato. Sento il peso del Fabrique, un posto importante per le carriere di tutti i più grandi. Mi ha preso un colpo durante il soundcheck, figurati una volta che si era riempito.

Come stai vivendo il tour? 

È tutta una bellissima sorpresa. Al di là dei vari sold out fatti registrare nonostante gli slittamenti, esserci è da supereroi. E mi riferisco al pubblico, con cui è iniziata una storia d'amore senza quasi vederci mai. Noi due anni fa partivamo col progetto artistico e subito dopo è scoppiata la pandemia. E allora come si fa a fare una storia d'amore se non si fa mai l'amore, se non ci si vede mai? Per questo è sorprendente quello che sta succedendo. Ho un senso di gratitudine infinito per il mio pubblico, sono un regalo.

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Che Aiello ritrovano dopo due anni?

Un Aiello che per la prima volta ha deciso di iniziare un percorso con una psicologa. Sono in una fase di evoluzione non solo creativa ma anche personale. Mi sto conoscendo come mai mi ero conosciuto, sto facendo i conti con l'ansia, mi perdono le cose che ho fatto e non mi sono piaciute cercando di godermi le cose belle. Dietro Aiello c'è un Antonio che umanamente è in viaggio, mentre musicalmente è affamato a livello epidermico.

Ti dà fastidio quando ti paragonano ad altri artisti? 

Generalmente no, anche se è ovvio che ogni artista vuole che gli sia riconosciuta la propria originalità. Perché?

Perché nell'ultimo singolo "Paradiso" nella prima metà della canzone sembra quasi di ascoltare un mix tra Mahmood, per attitudine, e Marco Mengoni, per estensione vocale. Nella seconda metà, invece, l'R'n'B del primo Eamon.

Lo prendo come un complimento. Onestamente non mi sento influenzato particolarmente da loro, nonostante li stimi perché parliamo di due star della musica italiana. Tanti mi dicono che gli ricordo Alex Baroni, cantante che ho consumato. Siamo figli di quello che ascoltiamo. In questo pezzo ho dato spazio alla mia anima soul attingendo anche dall'R'n'B internazionale, raccontando l'esigenza di luce in maniera più diretta, senza troppa produzione. Quando scrivo racconto cose che hanno un sapore autentico.

Tra Sanremo 2021 e "Paradiso" sei passato da Inferno e Purgatorio? 

Porca miseria, assolutamente sì! C'è stato un Inferno che è stato Sanremo, perché nonostante il disco d'oro mi sono autosabotato con quella prima performance da cui sono nati tutti i meme. Ne ho sofferto parecchio e mi sto perdonando solo ora. Poi è arrivata l'estate con il mio primo tour estivo accompagnato in seguito dal percorso con la psicologa. Era come se non riuscissi a godermi le cose belle. E poi pian piano la situazione è migliorata.

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Hai temuto di aver perso il famoso treno dopo la partecipazione al Festival? 

Onestamente no ma ho temuto tantissimo che non arrivasse mai il momento dei live perché un conto è fermarsi con 30 anni di carriera alle spalle, un altro è dover arrestare la propria corsa subito dopo averla iniziata. Questa cosa mi ha dato molta rabbia e credo che tenerla dentro mi ha fatto particolarmente male.

Durante l'esibizione di Sanremo alcuni passaggi sembravano urla e forse a tratti lo erano. La sensazione però non è che fosse semplicemente un errore tecnico, ma che quelle grida raccontassero un dolore nel quale il pubblico non è riuscito ad immedesimarsi. 

Sottoscrivo quello che hai detto: quell'urlo è stato un urlo di dolore. Ma ora il pubblico lo grida ancora più di me durante i concerti perché capisce a fondo che la disperazione è disperazione. Può essere intonata o meno, ma il sentimento è quello. Eppure online leggi ancora oggi di commenti che uccidono gli artisti che si esibiscono live, ultimi in ordine cronologico Mahmood e Blanco all'Eurovision dove hanno fatto un'esibizione pazzesca. I social hanno dato voce a tutti e molti di questi tutti si accodano semplicemente al già detto per non uscire dal coro.

De André diceva di non voler partecipare a Sanremo perché i sentimenti non possono essere argomento di competizione. Tu li hai espressi e i risultati li conosciamo. Te la sentiresti di metterli nuovamente in gara al Festival?

Ti dico la verità, appena sceso dal palco ho pensato: "Non mi vedranno mai più", perché ero troppo dispiaciuto. Non mi interessava vincere o perdere, mi interessava fare bene. Se me l'avessi chiesto tre mesi fa ti avrei detto "assolutamente no", ma chiedendomelo oggi ti dico che non voglio pormi nessun tipo di limite. Non è detto che tornerò sul palco di Sanremo ma non escludo nulla.

Cosa c'è dopo il Paradiso? 

Il godimento.

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