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Addio a Hugh Masekela, padre del jazz sudafricano e attivista anti-apartheid

Hugh Masekela, trombettista sudafricano e uno dei maggiori esponenti anti-apartheid è morto a 78 anni dopo anni di lotta contro un cancro alla prostata.
A cura di Redazione Music
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Hugh-Masekela
Hugh Masekela (Getty Images)

Il trombettista sudafricano Hugh Masekela è morto all'età di 78 anni. Masekela, soprannominato "Il padre del jazz sudafricano", era una vera e propria figura leggendaria per il jazz e per il mondo della musica tutta, nonché personaggio di spicco nella lolla all'apartheid, ed è scomparso a Johannesburg "dopo una lunga e coraggiosa battaglia contro il cancro alla prostata". Quaranta album alle spalle, collaborazioni con artisti come Paul Simon e Harry Belafonte, tra gli altri, il musicista è stata una figura di spicco per quanto riguarda la lotta per i diritti civili in Sudafrica, assieme alla moglie Miriam Makeba.

Il messaggio di cordoglio della famiglia

"Padre, fratello, nonno e amico amorevole, i nostri cuori sono attraversati da una perdita profonda – si legge nel comunicato che la famiglia ha pubblicato sul sito ufficiale del trombettista -. Il contributo globale e di attivismo di Hugh e la partecipazione in campi come quello musicale, teatrale e delle arti in generale è conservato nelle menti e nella memoria di milioni di persone in tutto il mondo e ci riteniamo benedetti e grati per essere stati parte della sua vita, della sua eredità d0'amore, condivisione e creatività all'avanguardia che ha attraversati il tempo e lo spazio di 6 decenni.Per sempre nei nostri cuori".

La storia di una leggenda

Nato a Witbank il 4 aprile del 1939, si avvicinò allo strumento che l'ha reso famoso all'età di 14 anni, quando gli fu regalato dall'attivista anti-apartheid Padre Trevor Huddleston per tenerlo quanto più possibile lontano dalla delinquenza, e diventata quasi un'ossessione a seguito della visione del film "Chimere" ("Young Man with a Horn") con Kirk Douglas e ispirato al personaggio di Bix Beiderbecke. Pian piano Masekela si fece largo nel mondo jazzistico africano grazie al suo Afro-Jazz lottando contemporaneamente la sua battaglia civile che lo portò ad abbandonare il suo Paese per trasferirsi in Inghilterra prima di essere convinto da quella che sarebbe diventata la moglie (anche se solo per due anni), a trasferirsi negli Stati Uniti dove incontrò Belafonte, ma lavorò anche con Armstrong e Miles Davis, e scrivendo canzoni a sfondo sociale come "Soweto Blues" che gli regalò anche la notorietà mondiale e l'inno anti-apartheid "Bring Him Back Home (Nelson Mandela)". Nel 1986 tornò in Sudafrica e l'anno successivo partecipò al tour di uno dei capolavori del pop mondiale, ovvero "Graceland" di Paul Simon.  Lo scorso ottobre Masekela aveva annunciato che soffriva dal 2008 di cancro alla prostata, spiegando che avrebbe cancellato tutti i suoi impegni per motivi di salute.

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