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Achille Lauro: “Dopo i vent’anni ho capito che stavo buttando la mia vita”

Achille Lauro si è raccontato in un’intervista in cui ha ripercorso la sua vita artistica e il suo percorso umano: “Sono sempre alla ricerca di quello che non ho”.
A cura di Ilaria Costabile
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Achille Lauro è uno dei cantautori più amati e discussi degli ultimi anni, che si è imposto sulla scena musicale italiana non solo per le sue canzoni, ma anche per il personaggio costruito attorno all'artista. In un'intervista rilasciata al Corriere della Sera, il cantante ripercorre alcune fasi della sua vita che lo hanno portato ad essere la persona che è oggi, con le sue contraddizioni e le sue manifestazioni artistiche. Il prossimo 7 dicembre, poi, sarà protagonista di un concerto al Teatro Arcimboldi di Milano, dal quale nascerà il suo prossimo progetto, un album registrato dal vivo: "L’asta sosterrà un progetto benefico per il reparto di cardiologia infantile del Policlinico San Donato" ha spiegato alla testata.

La continua ricerca di se stesso

Il cantante romano è sempre stato alla continua ricerca dell'affermazione di sé, provando a mettere in discussione ogni avvenimento della sua vita e servendosi anche del modo di vestire, per lanciare un messaggio, far valere un contenuto, un'idea. Parlando di un suo ricordo pubblicato su Instagram in cui si mostra bambino, ha dichiarato: "In questi mesi ho lavorato così tanto che non avevo tempo per la malinconia, ma con quel post volevo anche raccontare una delle contraddizioni della vita: vogliamo sempre essere quello che non siamo. Sono sempre insoddisfatto, cerco quello che non ho". Eppure, proprio da bambino, da ragazzino, il suo non è stato un percorso di crescita facile, privo di alcuni punti di riferimento che, invece, altri ragazzi hanno: "Tutto quello che ti accade contribuisce a formarti. Non andavo a scuola, avevo seguito mio fratello e vivevamo in una comune". 

Il rischio di prendere la strada sbagliata

Anche il contesto in cui si cresce contribuisce a formare la propria personalità e questo, Achille Lauro, lo sa bene. Il suo vissuto adolescenziale è stato segnato dall'essere cresciuto in quartiere periferico in cui imboccare la strada sbagliata è più frequente di quanto si pensi:

Vengo dalla periferia romana, ai bordi del raccordo, una realtà di estrema difficoltà. Malavita e criminalità mi hanno fatto crescere con miti sbagliati. Roma non è corrotta, diceva qualcuno, ma corruttrice. Mi sono reso conto che stavo crescendo in un bolla sbagliata che mi avrebbe portato nella merda. Se parlo di droga non è quella che gira nel mondo dello spettacolo, ma di una bolla in cui non hai aspettative, non c’è futuro e accadono cose tremende da cui non si esce intatti. Dopo i 20 anni capisci che quelle non sono più cazzate, ma che stai buttando la tua vita nel cesso, stai diventando un uomo e se continui non puoi più cambiare strada ed è tardi per la redenzione.

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L'arrivo del successo

Poi, però, è arrivato il successo soprattutto con Sanremo e con quello anche la possibilità di emanciparsi e cambiare il proprio approccio alla vita: "Per come sono stato educato me ne frego delle cose materiali. Ai tempi della trap vivevo in un monocale, di giorno ufficio, di notte branda. Ho sempre investito tutto quello che ho guadagnato per poter avere una visione più grande. Un anno e mezzo fa sono cascato nel piacere delle cose materiali e ho comprato una Ferrari, ma l’ho già venduta". 

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