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Abbiamo detto addio alla Sanremo che conoscevamo

Una zona gialla che praticamente ha ridotto notevolmente il caos che ogni anno fagocitava Sanremo nella settimana del suo Festival musicale. Senza possibilità di incontrare gli artisti e assembrarsi Sanremo ha cambiato faccia, anzi si è travestita di normalità nella settimana più eccezionale. Ma tocca alla musica ridarle un po’ di vita.
A cura di Francesco Raiola
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Che sarebbe stato un Sanremo strano quest'anno non ci voleva un indovino per capirlo. Lo stiamo dicendo ormai da settimane e il protocollo sanitario non aveva fatto altro che confermare questa idea. In una Sanremo gialla, lunedì, l'atmosfera è dimessa, la gente è praticamente pochissima rispetto agli altri anni e anche davanti all'Ariston è un'altra vita forse più vicina alla quotidianità della città ligure che all'eccezionalità della settimana del Festival.

È impossibile incrociare qualche cantante per strada e anche tutto il carrozzone che girava intorno alla kermesse è praticamente spento. Pochi i colleghi, pochissimi coloro che durante il Festival vivono anche un po' di luce riflessa, gli imitatori, vecchie glorie televisive, quelli che ogni anno incrociavi e ti davano la certezza che fosse cominciata la settimana più importante per la musica italiana.

Per adesso non c'è traccia neanche di tutto il contorno anche imbarazzante che faceva del Festival quella commistione di elementi che alla fine rende impossibile non buttargli un occhio. Insomma, questo Sanremo è, ancora una volta, specchio del Paese reale, un Festival di pandemia e sobrietà, almeno all'esterno. Quest'anno, quindi, i tamponi sono diventati l'abitudine, creando non pochi problemi anche ai cantanti, gli alberghi sono stati sfoltiti dai grappoli di ragazzi alla ricerca di un autografo, un selfie col proprio artista preferito e anche il traffico è più scorrevole.

Esterno del teatro Ariston (2014-2021)
Esterno del teatro Ariston (2014-2021)

La filodiffusione passa Barbara di Enzo Carella, una signora con il cane a guinzaglio calpesta la targa della vincitrice del 1995 (Giorgia, per la cronaca), un poliziotto chiede di non sostare davanti all'Ariston per la classica foto del teatro che quest'anno ha in bella vista la scritta "La musica non si ferma mai" e fa venire un po' il magone, pensando a che anno disastroso è stato per il settore, con lavoratori dello Spettacolo che ormai lo Spettacolo a stento lo guardano in tv. C'è qualche van con i vetri oscurati, quelli che lo scorso anno erano inseguiti dai ragazzi e che quest'anno procedono più mestamente.

Il tampone dice negativo anche a noi giornalisti e ci attiva automaticamente l'accredito che in questa prima pre-sanremese ci permette di guardare un pezzetto di prove generali, Max Gazzè con i cartonati alle sue spalle, Ermal Meta che prova la sua ballatona, e gli Extraliscio che fanno esplodere il loro show fatto di schitarrate, atmosfere da punk da balera® e theremin, ma le prove si dilungano e si torna a casa, per commentare queste prime ore e cenare. A Sanremo vige una gialla che non permette, ovviamente, alcun tipo di cena, si cerca una pizza da asporto in questa città totalmente vuota. Non è un Sanremo normale, della normalità non vi è alcuna traccia, almeno nell'atmosfera cittadina. Ma ormai ci siamo, che questo primo Sanremo post Covid abbia inizio.

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