“64 Bars: The Album” ha restituito l’hip hop agli artisti e agli appassionati del genere
Era tutto cominciato con una delle combinazioni più improbabili e interessanti del rap game italiano: da una parte Ghemon e la sua penna, dall'altra le sapienti mani di uno dei giovani producer del rap game italiano Andry The Hitmaker. 64 Bars è stata per mesi una meteora a cui guardare con interesse, una miscela digitale che convertiva in realtà musicale, in 64 barre, il lavoro di due artisti della scena nazionale, che in principio non avrebbero dovuto avere legame storico alcuno. Una tradizione che si è lasciata trasportare dalla coppia Frah Quintale – Bassi Maestro, prima di incominciare a incanalare il progetto freestyle 64 Bars in una dimensione più ampia, che desse respiro anche europeo alle produzioni e agli artisti che partecipavano. La trasformazione è avvenuta, e lo scorso 28 maggio abbiamo assistito anche alla pubblicazione del primo disco ufficiale "64 Barz: l'album", che ha racchiuso alcuni dei migliori brani già pubblicati negli ultimi anni, aggiungendo le nuove voci di Pyrex, Rkomi, Blanco e anche del giovane Sina, talento sardo.
La nascita del progetto e l'idea di un album
Il format 64 Barz, ideato inizialmente da Red Bull e dal portale urban Esse Magazine, ha rappresentato la restituzione, in termini musicali, dell'hip hop agli artisti e ai fan del genere, prima che al pubblico generalista. In un contesto di progettualità continua delle star dell'hip hop italiani, legati a doppio filo al mercato discografico e alle sue tendenze, il format è riuscito a restituire un'immagine dell'hip hop italiano cruda, senza veli e senza cornici dipinte da restituire al pubblico. Un tocco di artigianalità che è stato possibile osservare anche nell'entusiasmo degli stessi artisti nella partecipazione. Dal 6 marzo 2018, si sono susseguiti negli studi Red Bull i seguenti artisti: Ernia, Rkomi, Geolier, Gemitaiz, Blanco, Carl Brave, Beba, Pyrex, Sina, Izi, Marracash, Guè Pequeno, Lazza, Nitro, Anna, Dani Faiv, Madame, Johnny Marsiglia, Ketama, Frah Quintale, Ghemon, Low Low. Non tutti sono stati scelti per rappresentare il format nel suo progetto discografico, ma una cosa li lega: la completa libertà del freestyle, dalla scelta stilistica del flow alla propria autodefinizione. L'ascolto di un 64 Bars ha rappresentato per molti, non per tutti ovviamente, un biglietto da visita al pubblico in una cornice ristretta, ma piena di potenziale, come quella dell'hip hop.
Ernia e Rkomi, due facce della stessa medaglia
Osservando le 10 tracce del disco, il lavoro di definizione del progetto è stato sicuramente oculato, e ha cercato anche di accontentare le logiche di mercato, senza però sotterrare lo spirito del freestyle e del format. Basti pensare alla prima traccia "Lewandowski VIII" di Ernia, sulla produzione di Greg Willen: la saga continua, dopo l'episodio 7 nella repack di "Gemelli: Ascendente Milano". La tecnica del duca milanese non si discute, basterebbe un solo verso per ricordarlo: "Milanese, baby, mi daranno il certificato, e la mia doppia F non è Fabri Fibra, è Figa e Fatturato". Continuando con la tracklist troviamo Rkomi, che se in "Taxi Driver" era sembrato allontanarsi musicalmente dalla scena hip hop, sposando nuove sonorità, ricorda a tutti di essere una delle migliori penne in Italia, senza confini e generi musicali. Sulla produzione di Junior K della Bhmg, label di Sfera Ebbasta, il talento di Calvairate disegna mondi e paesaggi, con i piedi in terra e la testa volta al cielo: "Nei suoi occhi sono dentro, okay lei è la mia galassia di domande, spero ascolti. Io sono passato tra i tuoni, il vento e la neve solo per trovarla sveglia e parlare del più e del meno.
Dalla certezza Blanco al ritorno di Beba
A sorprendere nella tracklist sono i nomi di Blanco, Pirex, Sina e Beba: i quattro artisti inediti, che si aggiungono a Ernia, Rkomi e Carl Brave, riescono a definire la propria galassia musicale. Partendo proprio dal talento bresciano, ma soprattutto dalla produzione di Drast degli Psicologi, si capisce perché l'emo rap e il punk potrebbero essere la nuova wave musicale dei prossimi anni. La ridefinizione del concetto di ribellione, che si discosta dalla maschera che l'hip hop ha indossato dal 2016 in poi, sembra aver risvegliato le coscienze, e il talento dei due sulla traccia lascia intravedere un grande potenziale. Discorso inverso invece per Pirex, che dimostra ancora di essere uno dei migliori interpreti del mumble rap italiano, forse la cosa più vicina agli Stati Uniti che potremmo sentire in Italia. Sulla produzione di Dade ricalca ancora i dogmi di ciò che la Dark Polo Gang ha portato in Italia, senza ritrattare minimamente, scegliendo di combattere l'evoluzione musicale con ciò che sa fa meglio. Se la sorpresa Sina, sulla base prodotta da Pherro non stupisce per originalità, ma racconta la sua crescita con l'hip hop degli anni 2000 con riferimenti ai Club Dogo e Marracash nel testo, Beba prodotta da Dat Boi Dee sveste i panni che aveva scelto di indossare in "Narciso", ritornando nell'universo hip hop, con citazioni anche a Marracash e alla sua "Qualcosa in cui credere".
I fuoriclasse in Italia
Per la serie: siamo ancora noi, siamo ancora qui. Gemitaiz, Marracash, Geolier, Guè Pequeno e Lazza sono, senza alcun dubbio, i migliori interpreti dei brani in freestyle in Italia. A definirlo non è la loro partecipazione al 64 Bars, ma la loro libreria discografica. Se per Gemitaiz siamo al nono capitolo di "Quello che vi consiglio" e per Guè Pequeno al "Fast Life Vol.4", non bisogna dimenticare "Roccia Music" di Marracash, "J" di Lazza e le numerose collaborazioni di Geolier. I cinque artisti hanno alzato l'asticella nel progetto 64 Bars, con Marracash che ha addirittura piazzato due brani all'interno dell'album: "64 barre di Paura" e "64 barre di Vittoria", di cui la prima è apparsa nella serie tv Netflix "Zero". Non solo gli artisti migliori al microfono, ma anche alcune delle migliori produzioni del progetto: dall'esotico Shablo in "Venezuela" di Guè Pequeno, a Marz e Crookers e Nic Sarno che hanno fatto correre la lingua di Marracash su due beat molto ritmati. Non impressiona più Carl Brave alla produzione de "La prossima volta" di Gemitaiz, un brano in cui i due sembrano inseguirsi tra tonalità e cambi di flow, un po' come Luchè alla produzione del brano di Geolier. Per i due artisti campani, si prospetta un 2021 dalle grosse aspettative, due album che potrebbero ancora una volta cambiare la storia del gioco. Ultimo, sicuramente non per potenza di fuoco è Lazza sulla produzione di Drillionaire, un bagno di realtà in cui l'artista spinge tutti gli altri emergenti giù da un dirupo, con il verso finale: "Prendi l'anticipo royalty e comprati i Percos, bella figura (Bravo). Io sono tutto l'opposto di questi perché venerdì 17 mi porta fortuna, J".