1.168 CONDIVISIONI

40 anni di “Hotel California”, l’album con cui gli Eagles raccontarono la loro America

L’8 dicembre del 1976 uscì “Hotel California” l’album che confermo gli Eagles nel firmamento mondiale, vendendo oltre 30 milioni di copie e fissandoli nel firmamento della Musica mondiale.
1.168 CONDIVISIONI
Un dettaglio dell'album "Hotel California"
Un dettaglio dell'album "Hotel California"

Sono passati 40 anni da quando gli Eagles pubblicarono "Hotel California", quello che sarebbe diventato il loro più grande successo, in grado di confermare l'esplosione di quello precedente e dargli l'immortalità anche grazie alla canzone omonima, vero e proprio simbolo degli anni '70 e dell'America, che dà il la a un concept album che ha scritto la Storia della musica e non solo della band. Si formarono nel 1971, gli Eagles, grazie a Glenn Frey, Don Henley, Bernie Leadon e Randy Meisner, con i primi due che cominciarono suonando nella band di Linda Ronstadt ma che durante il tour decisero di formare un gruppo tutto loro. Nel 1972 pubblicarono l'esordio omonimo che gli diede subito una certa fama, andando platino e sfornando pezzi come "Take it Easy", "Witchy Woman" e "Peaceful Easy Feeling", mentre l'anno dopo fu la volta di "Desperado" che non ebbe lo stesso successo dei primi, ma servì a confermarne la fama.

Il primo singolo in vetta con "On the Border"

Fu "On the Border" del 1974 a regalargli la prima numero 1 nei singoli, con la canzone "Best of my love", facendo aumentare anche le vendite dell'album precedente e facendo da traino per quello che sarebbe stato il loro primo successo planetario. Con "One of These Nights", infatti, la band volò al primo posto della classifica Billboard degli album più venduti, piazzando tre singoli – "One of These Nights", "Lyin' Eyes" e "Take It to the Limit" – nella top 10 dei singoli più venduti e permettendogli di vincere un Grammy nella categoria "Best Pop Performance By a Duo or Group with Vocal".

Il successo planetario di "Hotel California"

Quello, però, era solo il preludio a quello che sarebbe successo l'anno dopo, quando vide le stampe "Hotel California", vera e propria consacrazione della band. Come Desperado, anche questo era un concept album che aveva come filo la decadenza e il materialismo dell'America, argomento che si sviluppava a partire dal singolo omonimo – che di quell'album ne è ancora oggi il simbolo -, stando a quanto dichiararono in seguito i membri della band: "È fondamentalmente una canzone che parla del ventre scuro del sogno americano e dei suoi eccessi, che era qualcosa che conoscevamo molto bene" dichiarò Henley a "60 Minutes". L'album colpì al punto che in molti cominciarono a cercare dei significati nascosti nei testi, soprattutto del singolo omonimo, sperando di carpirvi qualcosa di satanico e furono fatte varie ipotesi: "Tutti vogliono sapere di cosa parla quella canzone, ma neanche noi lo sappiamo" spiegò Frey alla BBC. L'album fu il loro successo maggiore, dopo il "Greatest Hits (1971–1975)", vendendo oltre 30 milioni di copie nel mondo e, come dichiarò Frey nel 1992, fu anche "la cosa migliore che facemmo assieme". Un successo che parte della critica non si aspettava affatto e a chi non lo accolse bene gli Eagles poterono mostrare 16 dischi di platino: "La critica perde il proprio peso di fronte a un'accoglienza di massa di questo tipo".

L'inizio della fine

Quell'album, però, fu anche l'inizio della discesa per la band che dopo quel successo così intenso ci mise 3 anni per pubblicare "The Long Run": Non era più divertente, non credevamo più all'istinto l'uno dell'altro – dichiarò sempre Frey all'Independent – quindi cominciarono a esserci problemi e in più sia io che Henley cominciammo ad avere problemi di droga che non aiutarono. Andare in studio cominciò ad essere come andare a scuola, non volevo più andarci".

Ascolta l'album

"Hotel California" resta comunque uno degli album simbolo di un'era e di un Paese e se non l'avete mai ascoltato, beh, vi diamo una mano.

1.168 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views