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Roberto Vecchioni: “Ho avuto un tumore al rene, ora sto bene”

Nel libro “C’era una volta il medico di famiglia”, di cui Vecchioni cura l’introduzione, l’artista rivela il dramma vissuto lo scorso anno e il percorso attuato tra professori che suggerivano interventi diversi con estrema freddezza.
A cura di Daniela Seclì
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A giugno ha festeggiato i suoi 70 anni. Roberto Vecchioni, artisticamente detto "Il Professore", resta uno dei cantautori più amati d'Italia. Solo 2 anni fa, tornava ad emozionarci con il bellissimo brano "Chiamami ancora amore", con il quale si aggiudicò la vittoria del Festival di Sanremo. In questi giorni, però, l'artista ha voluto parlare di una vicenda personale, che risale allo scorso anno. Le dichiarazioni, riportate da "Il Mattino", sono riprese dal libro dei medici Maurizio Bruni e Francesco Carelli, intitolato "C'era una volta il medico di famiglia", di cui Vecchioni ha curato l'introduzione.

Roberto Vecchioni è stato operato per via di un tumore al rene. In quell'occasione ha avuto modo di valutare l'approccio dei medici, a casi delicati come questo. Ecco le parole con le quali, il cantautore si racconta.

"L'anno scorso sono stato operato per un piccolo tumore al rene e ora sto bene. Ho visto dieci professori tra l'Italia e l'estero e ho ricevuto dieci pareri in cui ognuno mi prospettava con freddezza un intervento diverso. E posso dire che il paziente ha bisogno anche di sensibilità, del lato umano del medico"

Secondo l'artista, andrebbe ridonato valore e autorevolezza alla figura del medico di famiglia, che conosceva perfettamente i suoi pazienti e si dava da fare per loro.

"Bisogna valorizzare la figura del medico di famiglia, quello di una volta, che sa tutto di te e dei tuoi parenti, che ha in mano le cartelle di tutti, che non si chiude nella sua torre d'avorio ma vive sul campo, ti segue, si sbatte, va in giro. Non dico che il medico deve essere innamorato del paziente ma non può lasciarlo ad operazione fatta, dargli una cura e poi andarsene. Il medico rimane ancora una figura che cura non solo il corpo, ma l'anima. E le due cose devono essere riportate insieme"

Poi conclude paragonando la figura del medico a quella dell'artista.

"Il camice bianco è soprattutto un artista, ho questa concezione un po' romantica di un professionista che sappia avere intuizioni, e le intuizioni sono artistiche"

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