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Manuel Agnelli a X-Factor? Vi spiego perché ha fatto bene

Negli ultimi giorni, su questo argomento se ne sono dette e lette di ogni genere. Doveroso provare a fare un minimo di chiarezza.
A cura di Federico Guglielmi
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Se ne parla ormai da quasi una settimana, e considerato come funzionano le cose su Internet, la materia è già vetusta, obsoleta, ormai poco interessante. Del resto, non appena la notizia aveva cominciato a girare (non ancora ufficiale ma, insomma, era come se lo fosse), chiunque si è affrettato ad aggiungere il suo illuminato giudizio, senza preoccuparsi se ciò che diceva fosse o no sensato; contava parlare/scrivere subito, prima che l’argomento di scottante attualità fosse sostituito da un altro. Un po’ perché di solito l’età rende equilibrati, e soprattutto perché per mia fortuna sono più sereno della (malsana) norma rispetto all’ansia di ottenere visibilità, mi sono limitato a qualche intervento sulla mia pagina Facebook, dedicandomi però con piacere alla lettura di tutte le vaccate messe in fila dal solito, mesto circo di clown, nani e ballerine che sgomitano frenetici, sperando di essere notati, nel giro dell’informazione musicale e/o di costume italiani. Ci fosse stato uno – e magari uno c’era pure, ma nel bailamme mi sarà sfuggito – che abbia colto il punto sulle ragioni della partecipazione di Manuel Agnelli, frontman e fulcro di quegli Afterhours che ormai da tempo sono reputati il più importante gruppo rock nazionale, alla prossima edizione di X-Factor, in qualità di giudice; molti attacchi e qualche difesa, ma tutti focalizzati sulla questione del tradimento di non si sa bene quali principi di indipendenza, della vendita al sistema, dell’amore per la vile pecunia che però come tutti sanno “non olet”, della presunta incoerenza. Dalla scomposta ridda di pareri approssimativi e colpi sotto la cintura mi sono ovviamente tenuto fuori; provo a dire la mia adesso, “a bocce ferme”, fottendomene beatamente dei like in più che avrei raccolto se avessi scritto queste stesse righe sei giorni fa, nel mezzo della buriana. E ve lo spiego, perché Manuel ha raccolto l’invito di “X-Factor”, dopo averlo in precedenza rifiutato.

Metto le mani avanti e, con il sorriso sulle labbra, mostro il dito medio a chi si sta apprestando a insinuare “grazie che Guglielmi difende Agnelli: ha pubblicato da pochi mesi un libro su di lui!”. E aggiungo, a scanso di equivoci, che i talent mi disgustano tutti, nessuno escluso. Sono però convinto che Manuel abbia fatto benissimo a compiere questo ennesimo passo destabilizzante, e per sostenere la tesi parto da una dichiarazione da me raccolta circa un anno fa proprio per la biografia di cui sopra. ‘Se mi offrissero un ruolo creativo in un talent non avrei problemi ad accettare. Il mezzo in sé non è ideale, distorce l’idea della musica perché la fa vivere come spettacolo TV e come gara, ma ha avuto il merito di riportarla al centro del palinsesto televisivo e, forse, provando a usarlo in maniera diversa potrebbe venirne fuori qualcosa di valido. Nel nostro ambiente siamo per ‘tutto o nulla’: ci lamentiamo di quello che non è esattamente come lo vorremmo, distruggendo pure il poco che c’è'. In sintesi, la chiave non è, come più d’uno ha pensato, proporre artisti “alternativi” (qualsiasi cosa significhi) alla grande platea, bensì portare in TV, a gente che di certi temi è grossomodo a digiuno, discorsi di altro spessore sulla musica. È logico che non si possa divergere più di un tot dal copione di un programma dove tutto è vero come le famigerate banconote da tre euro, ma si può essere ragionevolmente certi che gli smaliziati autori dello show non abbiamo voluto Manuel perché fosse qualcosa di diverso da ciò che è. Ovvero, un musicista fuori dagli schemi, con trent’anni di carriera alle spalle, deciso a illustrare la sua visione; visione che, nel complesso, non prevede derive nazionalpopolari (il nuovo album ‘Folfiri o Folfox', atteso per il 10 giugno, non lascia dubbi al proposito), gazzarre o carnevalate per fare spettacolo. Nulla è impossibile, ok, ma Agnelli non ha alcuna intenzione di diventare un giullare da talk show e a X-Factor non potrà che dimostrarlo, con il prezioso contributo dei finissimi intellettuali Fedez, Arisa e Alvaro Soler che saranno al suo fianco.

Non so davvero come taluni abbiano potuto credere anche solo per un istante alla pazza idea di un X-Factor che, grazie al nuovo giudice, cambiasse pelle e si dedicasse al sostegno di musiche “altre”; magari qualcosina in tal senso si vedrà pure, ma l’obiettivo di Manuel non poteva essere quello. Ed è successo pure, come da fin troppo facili previsioni, che ci sia chi ha gridato allo scandalo perché dal suo lavoro il Nostro percepirà – che vergogna! – un congruo compenso; per inciso, spero che i soldi siano proprio tanti, alla faccia di coloro che sproloquiano di purezza ma che per cifre di grandissima lunga inferiori venderebbero mamma ed eventuali sorelle (non la dignità, ma solo perché non l’hanno mai posseduta). Che il fattore economico abbia avuto il suo peso non si discute e vorrei ben vedere, ma c’è almeno un’altra motivazione. Ciò che più preme, al leader degli Afterhours, è acquisire un’ampia fama “ufficiale” per essere agevolato nei rapporti con politica e istituzioni per la sua lunga battaglia volta alla maggiore professionalizzazione del mestiere di musicista e all’alleggerimento delle pressioni burocratiche per gli operatori del settore: nelle “stanze dei bottoni”, un personaggio televisivo conta più di un vate underground. Da sempre preso di mira qualsiasi cosa faccia, Agnelli sarà inevitabilmente accusato di gettare fumo negli occhi e di puntare a nient’altro se non al suo tornaconto, come già accaduto quando organizzò il festival itinerante “Tora! Tora!” per accendere gli spot sul valore del circuito rock autoctono, quando gli Afterhours inserirono il brano da loro presentato a Sanremo solo in una compilation con altri esponenti della loro “scena” di provenienza, quando inventò la rassegna multiculturale “Hai paura del buio?”. Ormai c’è abituato e se ne sbatte. Possibile che il suo piano non vada a buon fine, ma i rimorsi sono sempre meglio dei rimpianti e provarci è doveroso. E se invece qualche risultato concreto dovesse arrivare, c’è da giurare che salterà fuori la voce che l’operazione “filantropica” celava in realtà l’obiettivo di preparare il terreno per ottenere un giorno una poltrona di assessore, sindaco, parlamentare o persino Presidente del Consiglio, dato che il suo ego non ha confini. Per costoro, io sarò etichettato in due modi: illuso/fesso se mi sarà riconosciuta la buona fede, succube/opportunista in caso contrario. Me ne sbatto anch’io, e intanto ho concordato con il mio editore, per le copie del mio libro in procinto di essere distribuite, una fascetta che recita “la biografia autorizzata del nuovo giudice di X-Factor”. Per ciascuna ci guadagnerò 1 euro e 5 centesimi; hai visto mai che grazie a “X-Factor” mi arricchirò pur’io, e quando sarà potrò evitare di chiedere a Manuel, come compenso per i servigi resi, il posto di capo ufficio stampa di Montecitorio.

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Federico Guglielmi si occupa professionalmente di rock (e dintorni) dal 1979, con una particolare attenzione alla musica italiana. In curriculum, fra le altre cose, articoli per alcune decine di riviste specializzate e non, la conduzione di molti programmi radiofonici delle varie reti RAI e più di una ventina di libri, fra i quali le biografie ufficiali di Litfiba e Carmen Consoli. È stato fondatore e direttore del mensile "Velvet" e del trimestrale "Mucchio Extra", nonché caposervizio musica del "Mucchio Selvaggio". Attualmente coordina la sezione musica di AudioReview, scrive per "Blow Up" e "Classic Rock", lavora come autore/conduttore a Radio Rai e ha un blog su Wordpress, L’ultima Thule.
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