Secondo una teoria ardua da confutare, i nuovi gruppi hanno quasi sempre nomi di atroce bruttezza perché quelli belli sono (stati) tutti usati. In questo senso a Fabio e Michele Campetti, fratelli di Brescia, è andata assai bene con la prima esperienza (gli Edwood) e piuttosto male con la seconda (gli Intercity): la terza l’hanno invece battezzata con il loro cognome, ma con la “y” al posto della “i” finale. Una scelta autoironica come quella di dare un titolo da antologia – “La raccolta dei singoli” – a un esordio discografico che di “singoli”, nel senso di brani trainanti, ne allinea parecchi. Quello cosiddetto apripista, diffuso a fine maggio con il relativo videoclip filmato in un ascensore, è “Nuoto dorsale”, mentre “The Muffa Forest” circola sul web da venerdì scorso e coglie i ragazzi e i loro strumenti sott’acqua in una piscina, come in una famosa session fotografica dei Nirvana di “Nevermind”. Chissà cosa inventeranno per il prossimo, che non si farà aspettare a lungo – il bassista Paolo “Mellory” Comini è grafico e videomaker – e contribuirà di sicuro ad affermare ulteriormente un album che nel giro indie sta facendo parlare non poco: merito anche della decisione di renderlo scaricabile gratis, come i tre lavori degli Edwood e i due degli Intercity, presso il sito www.campetty.it. Per i cultori del formato fisico esiste in ogni caso il CD, etichetta Orso polare, acquistabile dalla band, magari a una tappa del tour che partirà nel prossimo autunno.
Cosa suonano i Campetty? Semplificando, un pop-rock screziato di trame elettroniche incisive ma non preponderanti che si sviluppa avvolgente e ipnotico – ma con ritmi anche serrati – fra echi di post-punk e shoegaze, non mancando di riservare belle sorprese come gli inserti di wurlitzer e trombone. Particolare importanza rivestono poi i testi, in italiano, per lo più interpretati in modo piacevolmente onirico: un fiorire di immagini che compongono storie evocative e spesso un po’ surreali, disseminando giocose citazioni ora molto esplicite (in “The Muffa Forest” ce n’è una eclatante del Vasco Rossi d’antan, rimarcata oltretutto nel video) e ora più nascoste. Uno stile che rivela una propria specifica personalità pur ricordando a seconda dei casi varie altre esperienze: si tratta però di riferimenti sfumati se non addirittura di semplici suggestioni, che è inutile menzionare. Fa piacere, invece, porre in evidenza la notevole performance canora di Sara Mazo, già a fianco di Paolo Benvegnù negli indimenticati Scisma, che monopolizza il microfono nell’eterea, estatica “Mariposa gru” e aggiunge colori nella più compatta e maestosa “Il parco dei principi”.
Il ricco schieramento di potenziali hit non rende però “La raccolta dei singoli” un disco prettamente estivo: le sue melodie sono accattivanti e i suoi versi non deprimono, questo senz’altro sì, ma nelle sue atmosfere velate di una malinconia quasi esistenzialista si rispecchiano semmai i primi giorni d’autunno, i rimpianti per quello che si è lasciato alle spalle, le consapevolezze cantate dai Righeira (“sto diventando grande / lo sai che non mi va”) così come – per ricorrere a un esempio più alto – da Francesco Guccini (“Settembre è il mese del ripensamento / sugli anni e sull’età / dopo l’estate porti il dono usato della perplessità”). Non si può esagerare con i superlativi, perché nonostante le numerose, felici intuizioni che li vivacizzano i dodici brani denotano qualche rigidità in termini di dinamiche espressive, ma i Campetti/y sembrano perfettamente in grado di risolvere il problema. Nel frattempo ci hanno regalato uno dei debutti italiani più intriganti del 2013 e questo, indipendentemente dalle stagioni, è un fatto da non sottovalutare.
THE MUFFA FOREST
NUOTO DORSALE