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Woodworm, da pionieri dell’indie italiano a manager di Aka7even: “Amiamo esplorare mondi nuovi”

Nel mondo della musica italiana ci sono dei nomi che sono simbolo di qualità e che rimandano subito a un’estetica ben precisa. Tra quelli più noti in quel mondo che una volta era noto come indie, c’è senza dubbio Woodworm, label e management di alcuni tra i migliori artisti indie italiani e da un po’ anche di Aka7even.
A cura di Francesco Raiola
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Nel mondo della musica italiana ci sono dei nomi che sono simbolo di qualità e che rimandano subito a un'estetica ben precisa. Tra quelli più noti in quel mondo che una volta era noto come indie, c'è senza dubbio Woodworm, l'azienda – è etichetta, management, edizioni, produzioni live e agenzia di comunicazione – fondata da Marco Gallorini e Andrea Marmorini che nelle sue varie diramazioni ha collaborato con artisti come Motta, Fast Animals Slow Kids, Paolo Benvegnù, Emma Nolde, Zen Circus, Edda, Calibro 35 e La Rappresentante di Lista, tra gli altri. Una realtà nata 10 anni fa quasi per caso che è diventata una pedina fondamentale nella crescita di tutto il movimento e dopo un anno di pandemia si è ritrovata con una crescita e la firma di un artista come Aka7even, finalista dell'ultima edizione di Amici, a dimostrazione di come, ha spiegato Gallorini a Fanpage.it, siano sempre in movimento e alla ricerca, senza mai dire no per principio.

Quali sono state le tappe principali che hanno reso Woodworm una delle realtà musicali più importanti del Paese?

Son finito in questo mondo per caso, studiavo legge ad Arezzo ed erano gli anni di Arezzowave. Io ero appassionato di letteratura e cominciai a collaborare con la radio del festival perché cercavano speaker, tenevo una rubrica di letteratura e da lì si è poi aperta quella porticina sul lavoro artistico, in un territorio diverso da quello in cui mi stavo formando, il diritto. Poi ho cominciato a essere impegnato sempre di più nella Fondazione che mandava avanti il festival, sempre con un ruolo multitasking, poi ho aperto un locale e in quel locale ho incontrato Andrea Marmorini. In quegli anni avevo fatto il tour manager, Andrea è produttore, fonico, conosceva vari artisti e a un certo punto abbiamo pensato di crearci una nostra piccola realtà imprenditoriale, ma inizialmente pensavamo di fare servizi. Pensa a fare una cosa del genere nel 2011 quando l'indie era una nicchia – la cosa più grossa erano i Verdena, gli Afterhours erano irraggiungibili – muovendoci in un terreno in cui ci dicevamo che fare il vinile dei Verdena sarebbe stato un sogno.

Poi improvvisamente è scoppiato qualcosa, ben prima che l'indie cambiasse completamente.

Se c'è una cosa in cui penso che siamo stati intuitivamente bravi è stato fare impresa, nel senso che tutto quello che entrava lo reinvestivamo. A quei tempi siamo stati bravi a firmare una serie di artisti che, banalmente, ci piacevano, dai Julie's Haircut ad Alessandro Fiori, Paolo Benvegnù, Umberto Maria Giardini, i Fast Animals Slow Kids – proprio loro, con Benvegnù, ci hanno fatto diventare anche manager – e abbiamo firmato una serie di dischi fregandocene di quanto si vendeva. Cercavamo dei modi per rendere sostenibile l'operazione volta per volta, e questo modo di lavorare ha creato un nostro marchio di fabbrica, siamo riusciti a fare tante cose con budget piccoli. A un certo punto il catalogo che avevamo costruito ha cominciato ad avere una sua dignità e indipendenza e da lì sono successe cose belle e e inaspettate, dal disco di Motta a quello della Rappresentante, gli Zen che ci hanno chiesto di fargli da manager… Lo step successivo è stata l'apertura al mercato su Milano e fino ad arrivare a fare una cosa che non avrei mai pensato di fare nella vita, ovvero il manager di Aka7even.

Questa cosa mi incuriosisce, perché tra i vari artisti che avete, Aka è proprio una cosa a sé. La domanda è: come ci è arrivato in Woodworm?

Dovresti chiederlo più a lui (ride, ndr). È una storia lunghissima, si è palesata questa possibilità, ci hanno chiesto se c'interessasse e, prima di tutto, ho cercato di capire che tipo di progetto ci fosse dietro.

Parliamo di prima di Amici?

No, no, di qualche mese fa. Cercavano un manager, ma volevano un management che puntasse sullo sviluppo artistico di questo ragazzo, polistrumentista, che ha una sua visione artistica e dà molta dignità alla musica. Inizialmente l'ho presa come una sfida professionale, poi scopri che alla fine è lo stesso lavoro, con paletti nostri di etica, di cose che non devono succedere, gossip, speculazioni, insomma, il nostro modo di lavorare con gli artisti quello è e non cambia.

Però immagino che comunque ti ritrovi a doverti confrontare con un mondo diverso e fatto anche di questa roba qua, anche semplicemente a livello social.

Quello sì, però Sony è sempre Sony, è lo stesso team de La rappresentante di lista, ormai tutti si stanno abituando a una grossa elasticità del lavoro. Il team che ha lavorato benissimo sul progetto è lo stesso che lavora a Seven. Poi coi social lavori in un maniera diversa, c'è un team con persone che già lavoravano con lui, alla fine mi sto divertendo molto.

Forse qualche anno fa non avremmo mai pensato a "Loca" in Woodworm.

Guarda noi siamo cambiati tanto negli anni, però per dire c'è il catalogo dell'etichetta che è una cosa, quella ha un'estetica che credo che non cambierà molto finché ci siamo io e Andrea, ma il management è un'altra cosa. Sono molto contento di allargare il campo, stiamo esplorando dei mondi nuovi, penso ad esempio alle colonne sonore, stiamo curando il management di Emanuele Frusi che si occupa solo di colonne sonore e per noi è una novità e qualcosa che in futuro vorrei sviluppare.

Immagino che anche Sanremo abbia allargato la visuale, che impatto ha avuto?

Ha avuto un impatto forte da un punto di vista professionale, perché siamo andati il primo anno molto umilmente e siamo usciti con una festa sulla spiaggia che ha fatto impazzire l'industria musicale. Siamo andati lì umilmente ma coi nostri schemi e ce la siamo gestita come piaceva a noi, con gli Zen Circus senza ritornello, con gli sbandieratori, gestita alla Woodworm, insomma, e ha funzionato. Quest'anno con La Rappresentante, però, siamo andati armati in maniera diversa e sono contento di essere diventati un interlocutore fisso. Quattro anni fa mi sembrava una cosa lontana, come mi sembravano lontane le multinazionali della musica, il management di un artista di Amici, ma sono curioso, quindi se mi arriva una proposta la studio prima di dire di no.

Com'è stato vivere questo anno e mezzo di difficoltà?

Molto bene, anche se è orrendo dirlo, lavorativamente abbiamo sofferto ad aprile maggio, abbiamo avuto 20 giorni bui quando abbiamo capito che sarebbero saltati i tour, poi da lì non te lo so spiegare cosa è successo, ma visto che la nostra mentalità è quella di fare e non lamentarsi e che avevamo un sacco di tempo, l'abbiamo usato per ripensare l'azienda, abbiamo aperto una società di comunicazione, abbiamo firmato qualche artista, ci siamo ristrutturati in una serie di cose nostre, interne che ci fanno andare meglio e veloci e siamo arrivati nel 2021 con tre persone in più, una situazione migliorata rispetto a quello che pensavamo.

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