Vi prego, basta antologie su Pino Daniele (o, almeno, dateci tregua)
L'amore sconfinato per Pino Daniele è una delle costanti della vita di chi scrive e il suono della sua voce, quella dei primi anni e anche quella che lo ha caratterizzato nelle ultime è una delle certezze per tantissimi appassionati di musica. La capacità di raccontare la sua città, il contesto sociale in cui viveva, ma anche semplicemente l'amore, con una tecnica incredibile, il suo mescolare italiano e inglese e la capacità di mescolare generi in una fusion che lo ha contraddistinto, ne hanno fatto uno degli massimi artisti italiani contemporanei, in grado di suscitare enorme ammirazione anche in mostri sacri internazionali come Eric Clapton e Chick Corea, tra gli altri.
Scomparso improvvisamente e prematuramente in un giorno di inizio gennaio del 2015, Pino Daniele ha lasciato un vuoto incredibile ma anche una discografia enorme in cui poter pescare continuamente a seconda delle voglie e dei mood. E alla fine l'immortalità di un artista è proprio nella sua opera, che lo rende unico e tendenzialmente immortale. Le sue canzoni sono là, ognuno ha le proprie, ognuno ne scopre di nuove .- o ne scopre sfumature nuove – a ogni immersione.
Ma veramente c'è bisogno del terzo cofanetto in tre anni e mezzo? Nessuno mette in dubbio la buona fede di chi ha deciso che Pino vada ricordato facendolo ascoltare in tutte le salse, ma forse un tempo diluito permetterebbe di poter digerire con più tranquillità tutte le novità degli anni passati, compreso l'inedito uscito qualche giorno fa, riscoperto nove anni addietro e uscito a poche settimane da "Pino è", il concerto evento che si terrà il prossimo 7 giugno allo Stadio San Paolo dove tantissimi amici e colleghi lo ricorderanno a migliaia di fan.
Il giorno prima di quell'evento uscirà "Le corde dell'anima | Studio & Live", una nuova, ennesima raccolta (prima c'erano state "Tracce di libertà" del 2015 e il cofanetto "Quando" del 2017) dedicata al Mascalzone Latino che conterrà 4 cd e 40 pagine di musica, racconti scritti dal bravo John Vignola e fotografie di Luciano Viti: "Nelle canzoni che compongono questo box ci sono le testimonianze ultime di un viaggio che avrebbe potuto riservare ancora qualche sorpresa – racconta John Vignola – Non solo perché, nella fascinazione per armonie sacre o nel ritorno all’essenza dei proprio suoni, Pino Daniele continuava a dimostrare una curiosità che non si era ancora risolta del tutto, ma anche perché le celebrazioni di ‘Nero a met'à sembravano rilanciare le storie di ieri, farle risuonare in un oggi molto più disordinato, ma non così inaccogliente. Invece, la storia si chiude qui e in qualche modo rimane, più che un rimpianto, la consapevolezza che la ‘lezione' di Pino sia insostituibile, come del resto è lui, nella migliore storia della musica italiana". Nei 4 cd ci sono alcune delle canzoni più amate di Pino e collaborazioni con artisti molto vari tra loro, da Mario Biondi a Mia Cooper passando per J-Ax e Chiara Civello.
Che i fan vogliano sempre di più è cosa nota, ma è anche vero che a volte si rischia di saturare il mercato e si corre il rischio di dare l'impressione – che tale è, ne siamo certi – della ricerca costante di usare il nome di un artista, sì prolifico, per operazioni di corredo. Insomma, veramente c'è bisogno di inondare il mercato per tenere alta l'attenzione su Pino Daniele? Ai fan l'ardua risposta.