Vent’anni senza Lucio Battisti, che con Mogol raccontò l’amicizia in “Una donna per amico”
Vent'anni dalla morte di uno dei più grandi. Del più grande, probabilmente, almeno per quanto riguarda l'impatto che la sua musica ha avuto su una certa Italia in un periodo in cui il suo non essere "impegnato" lo ha spesso bollato. Nonostante questo, però, la sua musica è stata colonna sonora fondamentale di svariati decenni di vita, società e cultura del nostro Paese, dando anche vita a quella che è la coppia musicale italiana più nota di sempre. Lucio Battisti da Poggio Bustone, infatti, morì il 9 settembre del 1998, quando aveva già dato tutto quello che voleva dare, e dopo essersi ritirato a vita privata, non senza aver regalato un corpus di album e canzoni di una notorietà infinita, nonché gli ultimi cinque album, quelli con Pasquale Panella che sono un gioiello ancora troppo poco esplorato al di fuori della critica musicale o degli appassionati puri.
La lotta per l'eredità
Oggi dell'eredità artistica di Battisti se ne discute sempre di più, anche a causa di un incrocio con l'eredità reale che non pochi problemi sta creando a chi gli è stato vicino durante la sua vita e che oggi vede spesso aule di Tribunali. Oltre il ricordo, quella dell'eredità del cantante sarebbe un interessante argomento di discussione, soprattutto se si parla di capacità pervasiva all'interno di un mondo, quello giovanile, che oggi scopre la musica soprattutto online, là dove la presenza del cantante non è affatto capillare (eufemismo), con tutto il catalogo fuori dallo streaming e solo su Youtube.
Uno degli album più venduti di Battisti
Quest'anno, però, è importante anche perché cadono i 40 anni di uno degli album più noti e amati del cantante, ovvero "Una donna per amico" che sarebbe uscito nell'ottobre di quell'anno, prodotto e arrangiato da Geoff Westley e registrato negli studi The Manor (Oxfordshire) e Audio International (Londra). Un album che arrivava a un anno da "Io tu noi tutti", album che conteneva i singoli "Amarsi un po'" e "Prendila così" e che fu un successo in cui erano contenute alcune delle canzoni più amate del cantante: "Prendila così", "Nessun dolore" e "Aver paura d'innamorarsi troppo", tra le altre che diedero una spinta importante all'album che fu il quarto più venduto dell'anno (alle spalle delle colonne sonore de "La febbre del sabato sera" e di "Grease" e a "Sotto il segno dei pesci" di Antonello Venditti) ma che restò in testa per circa quattordici settimane e che, con "a seconda delle fonti, varia tra 600 000 e 1 000 000" come si legge su Wikipedia.
Il significato di "Una donna per amico"
La canzone che dà il titolo all'album e che è anche il primo singolo è l'omonima "Una donna per amico", scritta ovviamente dalla coppia Battisti-Mogol che decide di scrivere un testo che., come nota Dragone in "Tu chiamale, se vuoi, poesie", nota che la canzone è formata da "veri e propri endecasillabi piani" usati per descrivere esattamente quello che ci si aspetta dopo aver letto il titolo, ovvero una relazione d'amicizia tra uomo e donna, in cui quest'ultima è il mastice mentre l'uomo è la pezza ("Non c’è una gomma ancor che non si buca, il mastice sei tu mia vecchia amica, la pezza sono io
ma che vergogna"). Mogol sceglie di raccontare un'amicizia che va al di là del luogo comune per cui non esiste amicizia tra uomo e donna e così parla di confidenze, un po' di gelosie ("per te son tutte un po’ squallide, la gelosia non è lecita) ma con lei che è quella che è su un piano di maggior forza, è lei quella che "poche volte impara e troppo insegna". Sul piano musicale, in un'intervista alla Radio svizzera il cantante ha spiegato: "Quello che cerco è una specie di incrocio tra disco-music e melodia, che è molto difficile perché la melodia fa un po’ a pugni con il ritmo ribattuto. Quando ho fatto Ancora tu in Italia era dato come un disco perdente. Invece il risultato non è stato un brano disco, ma una canzone che aveva un certo ritmo. E Una Donna Per Amico non è neanche tanto disco-music, ma un pezzo con un ritmo martellante, imperativo" (via). La canzone chiuderà al secondo posto dei singoli più venduti del 1978, subito alle spalle di "Stayin' alive" dei The Bee Gees.