Uniti con la musica contro la paura: la risposta dei Millennials al terrore
Gli organizzatori avevano parlato di un Live Aid contemporaneo, facendo riferimento al doppio evento del 1985 (uno si tenne allo Stadio di Wembley a Londra con 72 mila persone, l'altro allo Stadio John F. Kennedy di Philadelphia) che Bob Geldof e Midge Ure avevano creato per raccogliere fondi per la carestia che stava attanagliando l'Etiopia. Una causa comune che unì quasi 200 mila persone per uno spettacolo che vide esibirsi contemporaneamente artisti come U2, The Who, Elton John, David Bowie, Freddy Mercury, Paul McCartney, Neil Young, Eric Clapton, Phil Collins, Duran Duran, Bob Dylan e Mick Jagger solo per citarne una piccola parte.
Dare alla musica un senso
Il paragone è chiaramente esagerato, inutile dirlo, ma quello che volevano dire gli organizzatori era l'idea di poter dare alla musica un senso reale, di lotta per una causa comune, che ha unito le 55 mila persone presenti questa sera a Manchester e tutte quelle che lo hanno seguito in tv/radio/web (Ariana Grande lo ha mandato in diretta dalla propria pagina Facebook) da 55 Paesi di tutto il mondo. È stato uno spettacolo imponente quello andato in onda per raccogliere fondi per le vittime degli attentati, che segna senza dubbio un momento importante della Storia musicale contemporanea.
L'evento dei Millennials protagonisti
Vanno ovviamente fatti i dovuti distinguo, troppo facile la critica sulla quantità di persone presenti e sull'importanza dei nomi, ma va sottolineato come questa serata sia stata organizzata in una settimana, mettendo un'intera area in sicurezza, allertando le Forze dell'Ordine, facendo spostare eventi importanti già in calendario, poche ore dopo il terzo attentato in poco tempo in Inghilterra e mettendo sullo stesso palco artisti che sanno come parlare alla generazione dei Millennials (al punto che molti tra loro hanno cercato di intrufolarsi fingendo di essere presenti la sera del 22 maggio alla Manchester Arena e falsificando biglietti che gli avrebbero permesso l'ingresso gratuito questa sera). Sul palco messo in piedi in pochissimi giorni Ariana Grande è stata, ovviamente, la protagonista principale, il collante che ha tenuto assieme artisti come Robbie Williams, Miley Cyrus, Katy Perry, Take That, le Little Mix, Justin Bieber, ma anche i Coldplay, una delle pop band più amate di questi ultimi anni, e il ritorno di Liam Gallagher, sorpresa della serata dopo che aveva annunciato di non poter essere presente.
La rivoluzione social
Nel 1985 non esisteva l'internet come lo conosciamo oggi, non esistevano i social network e quel mondo parallelo che è Facebook, su cui sono planate milioni di persone per sentirsi comunità. Un'accessibilità pressoché mondiale che ha reso l'evento – che rende tutti gli eventi, in verità – un po' più grande e che anche questa volta ha raccolto milioni di persone unite da una visione del mondo molto simile e dalla volontà di rifiutare la paura, sostituita dalla gioia di stare assieme (fosse anche solo per un istante),
A cosa è servito One Love Manchester?
A cosa è servita questa cosa? A raccogliere fondi per i familiari delle vittime, innanzitutto, e poi ha tentare di mettere in pratica quei #PrayFor e #JeSuisEnTerrasse coi quali di volta in volta si risponde almeno sui social agli attentati. Un modo reale per dire "Siamo qui, non potete fermarci" e "Non colpirete i nostri valori", qualcosa, è vero, molto border line, al limite del retorico, vero, ma a fine serata ci sentiamo di abbracciare quei ragazzi, soprattutto dopo aver visto le loro facce e le loro lacrime, le loro voci che hanno cantato tutte le canzoni e le loro risposte ai loro cantanti preferiti. No, non è il Live Aid, troppe differenze organizzative, ma sicuramente un momento che resterà nella Storia. Sperando che resti un'occasione più unica che rara.