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Touchè, da “Seba la pute” al feat con Massimo Pericolo: “In Italia i big non supportano”

Un salto dalla provincia a Milano, per riuscire a realizzare il sogno della musica: è la storia di Amine Amagour, in arte Touchè, classe 2003 da Padova che negli ultimi mesi ha pubblicato un singolo da milioni di visualizzazioni: “Seba la pute”. Il brano è arrivato anche alle orecchie di Massimo Pericolo, che ha voluto produrre un remix con la presenza di Barracano.
A cura di Vincenzo Nasto
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Avere 16 anni e abitare in provincia, non sono le condizioni migliori di partenza per esplodere nel mondo della musica, soprattutto se vieni visto come "il solito marocchino". Amine Amagour, in arte Touchè, ha sovvertito questa regola, in maniera quasi casuale all'inizio: caricando il suo primo singolo, un dissing dal nome "Seba la pute", su Youtube, collezionando in un anno quasi due milioni di visualizzazioni. Nel frattempo il ragazzo di Padova ha avuto la possibilità di registrare un remix del brano con uno dei migliori della scena, Massimo Pericolo, senza dimenticare Barracano. Ma non è tutto oro quel che luccica, e Touchè sembra saperlo più di altri: infatti è voluto scappare dalla schematizzazione della provincia per giocarsi la sua opportunità a Milano, un salto che lo ha portato anche a trovare la sua direzione musicale e lavorativa: l'ennesimo tentativo, l'ennesima asticella che si alza.

Come hai vissuto il periodo d'uscita di "Seba la pute"?

Ci tengo a precisare che fino a un anno fa non avevo una meta, un obiettivo, nulla su cui puntare. Quasi per gioco caricai questo dissing e non riuscivo a realizzare quanto mi stesse accadendo nei primi due mesi, mi sembrava di aver fatto già tutto. Tutte le persone attorno incominciavano a vedermi con occhi diversi, ma proprio quelli che conoscevo prima: mi vedevano come il "solito marocchino", mentre dopo ero diventato quello che tutta Padova voleva essere.

Come hai vissuto questo salto negli occhi delle persone?

L'ho presa come una cosa normale, alla fine tutti vorrebbero avere la fortuna di caricare un pezzo per gioco e poi esplodere.

I tuoi brani sembrano riprendere alcune influenze francesi cloud, come i Pnl. Ti hanno influenzato in qualche modo? C'è qualcosa che ti ha influenzato in qualche modo?

Non sono influenzato sinceramente da nessun tipo di musica. Faccio ciò che mi piace. Certo se devo ascoltare roba francese, ascolto Booba e i Pnl, ma non sono influenzato da alcun tipo di musica. Se mi inviano un beat, faccio il mio, senza pensare a come potrebbe farla un altro.

Quali sono state invece le sensazioni quando hai saputo che Massimo Pericolo voleva fare un feat con te?

Sinceramente non mi sono capacitato della cosa sin dall'inizio, mi hanno contattato e mi hanno detto che Massimo Pericolo voleva fare un remix del mio pezzo. All'inizio pensavo fosse una presa per il culo, e non mi capacitavo per la cosa, visto che avevo poche views. Magari poco tempo fa ho riconosciuto tutto ciò che era successo, perché anche quando siamo andati a fare il video diciamo non ero molto cosciente di ciò che stavo accadendo. È stata una cosa lenta. Avevo 16 anni e stavo facendo un feat con uno dei top 10 del rap italiano.

Quanto si è alzata l'asticella da quel momento?

È stato difficilissimo capire che musica fare e cosa trasmettere alle persone. Poi fortunatamente l'ho capito e ho trovato la mia strada, infatti ho un sacco di progetti pronti, mettendo dei punti in giro per poi raccogliere tutto.

Negli ultimi giorni è uscito l'ultimo progetto di Massimo Pericolo: "Solo tutto". Uno dei punti toccati nel progetto è anche la vita di provincia, qualcosa che conosci molto bene, abitando a Padova. Come la vivi, ma soprattutto: come influenza la tua musica?

Appena ho conosciuto le persone giuste con cui ho capito che dovevo lavorare, la mia etichetta, ho deciso di dover andare via da Padova. È una città chiusa, dimenticata, avevo paura che mi influenzasse a tal punto da dimenticarmi di dover lavorare. Quando sono a Milano invece, abitando a casa del mio manager, penso solo al lavoro e al mio futuro. Cerco di vedere anche i miei amici, scendendo a Padova una volta al mese. Ho voluto allontanarmi dalla mentalità schematizzata. Milano è la città delle grandi opportunità.

C'è una tendenza ultimamente, in cui artisti molto giovani, come Baby Gang e Rondodasosa, stanno lamentando le lacune della scena rap italiana: su tutto la mancanza di supporto da parte di alcuni artisti big. Cosa ne pensi? 

Il mondo della musica non è quello che tutti credono. Fino a un anno fa ero sotto i post dei rapper famosi e invidiavo la loro vita, perché pensavo che tutto fosse facile e arrivato dal nulla. Invece ho scoperto che dietro tutto questo ci sono tante cose da fare in maniera precisa. Ma devo ammettere che non c'è un supporto dai grandi: io sono stato molto fortunato ad avere Massimo Pericolo, che è uno real. Ci ha tenuto a supportare questa cosa, mentre altri big non lo fanno perché hanno paura che il ragazzino di 16 anni ti fotte il posto. Devo ammettere che ce ne sono molti nel gioco che ti aiutano, per dirti Lazza con Rondo, Jamil con Noa. Ci sono quelli real, ma anche quelli falsi.

Ritornando al sound, su cosa ti stai concentrando ultimamente?

Sto provando ogni tipo di sound, sto provando a utilizzare la mia voce in tutti i modi. Non voglio fare cose banali, non voglio andare in tendenza con la tendenza. No drill.

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