Torna “La moda del lento” dei Baustelle dopo 10 anni
A pensarci oggi, si fa fatica a credere che il secondo album dei Baustelle abbia avuto enormi difficoltà ad essere pubblicato, soprattutto, come spiega Francesco Bianconi all'Ansa "perché dopo il primo album abbiamo rotto con la casa discografica che lo aveva pubblicato" e quindi non c'erano neanche i soldi (che gli furono dati dalla BMG). Nonostante ciò, però, i Baustelle erano ancora un gruppo minore, con un solo album alle spalle e senza etichetta discografica. Insomma la storia di tantissime band giovani, brave e con la voglia di spaccare il mondo che non sfonderanno mai. Poi successe che il video di "Love Affair", uno dei singoli dell'album, cominciò ad essere mandato in rotation su MTV "anche di giorno" come dice sempre Bianconi e così il gruppo acquistò un minimo di visibilità ampliato anche dal premio come "Miglior gruppo" dell'anno al MEI. Un successo che esplose, successivamente, con l'uscita de "LaMalavita", primo album con una major (la Warner) da cui fu tratto il fortunato video de "La guerra è finita".
Sono passati esattamente 10 anni dall'uscita di quell'album e oggi, vista la ricorrenza, esce la riedizione di un album fondamentale per il gruppo ma senza dubbio perfettibile come ammette lo stesso Bianconi: "È un buon album, con tante idee dentro ma dal punto di vista del suono è forse quello che tra gli altri nostri lavori è invecchiato di più, perché eravamo nel periodo in cui ci interessava molto un certo tipo di elettronica applicata alla musica pop, che ci ha portato a strafare, peccando di ingenuità". Sicuramente, come detto, è un album a cui il gruppo deve molto e a cui guarda con nostalgia, come dimostrano le parole che i componenti del gruppo hanno speso su Facebook in una giornata tutta dedicata a "La moda del lento" che è stato rivissuto da Rachele Bastreghi, Claudio Brasini e Fabrizio Massara (ex componente del gruppo) e "track by track" da Bianconi.
Massara racconta (levandosi qualche sassolino dalle scarpe):
Centinaia, anzi migliaia di ore su queste canzoni: suoni, tracce, demo, idee. Ricordo le prime chiacchierate con Francesco sul titolo del disco che mi piacque da subito, ricordo la libertà assoluta di vestire i suoi pezzi, e naturalmente i miei, con tutti i colori, i materiali della fantasia e di un Powerbook G3 ben spremuto.
Un disco fatto anche di tante prime volte: ci sentiamo più consapevoli di poter produrre. Amerigo in questo caso, dopo averci tenuto per mano nel Sussidiario, è più di un semplice co-produttore: un amico prezioso dotato dell'intuizione e della parola giusta.
La prima volta di una elaborazione a distanza dopo l'esperienza creativa precedente vissuta quasi a braccetto, Francesco che va a Milano, io che mi muovo su Firenze e gli altri in Valdichiana. La prima volta in uno studio importante, che quasi non pare vero essere lì.
Su tutto, il desiderio di realizzare qualcosa di bello che in qualche modo resti e pianti le radici.
Tutto questo fra vite e amori che cambiano, discografici che nonostante i tentativi di Roberto Trinci e Sandor Mallasz continuano a ignorare la band (salvo poi magari dire anni dopo, “io la conoscevo bene”), dolorose decisioni prese solo per rendere il gruppo più forte, trascinati solo dalla nostra visione e dall'affetto delle persone più care, degli amici e di un manipolo di appassionati.
Per Rachele "La Moda" è il primo vero album, dice, in cui comincia il suo vero e proprio "contributo compositivo" visto che era entrata nel gruppo quando le canzoni de "Il sussidiario illustrato della giovinezza" erano già quasi concluse. Ricorda le canzoni che ha scritto ma soprattutto ricorda i momenti passati in quei mesi:
“La moda del lento”… Ricordo tanti bei momenti e tante persone speciali intorno. Chi c'è ancora e chi ha imboccato altre strade. Ricordo i miei 26 anni. Ricordo le emozioni, le timidezze e le mattate. Ricordo i viaggi in furgone, fumosi e sgangherati. L'incidente che abbiamo fatto tra di noi, tra le nostre due macchine appena partite verso Ancona e il soundcheck successivo che io e Francesco abbiamo affrontato con il collare. Ricordo la musica e gli amici musicisti. Qualche lite e qualche pianto. Ricordo le notti in hotel in cui dovevo condividere la stanza con chi capitava, mica come adesso che posso godere della singola!
Il divertimento di quel periodo è uno dei ricordi principali di Brasini:
Ricordo un periodo di creatività e di "avanguardia" assoluta! Dopo la registrazione del “Sussidiario” avevamo appreso le tecniche di registrazione e avevamo letteralmente scoperto che tutto era possibile, e ciò ci cullava e ci spingeva (…) Dal punto di vista chitarristico e' stato il mio album coi Bau più sperimentale: ho utilizzato moltissimi effetti; all'epoca mi ispiravo molto agli Suede di “Comin' up”, ai Radiohead di “Ok computer” e al Mick Ronson di “Ziggy Stardust”, oltre all'onnipresente Hendrix.
Per leggere il resto delle dichiarazioni e soprattutto seguire il "Track by track" di Bianconi basta andare sulla pagina Facebook ufficiale del gruppo e rituffarvi per un attimo nel 2003.
La band, intanto è in giro per l'Italia con il loro "Minimal fantasma tour" che questa sera li porta ad Assisi, il 6 a Napoli, il 16 ad Udine, il 18 a Torino, il 21 a Roma, per chiudere il 28 a Prato.