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The Black Keys stregano l’Alcatraz [VIDEO]

Partiti dodici anni fa in un garage di Akron, dopo viaggi in furgone coast to coast per suonare davanti a 40 persone, ieri erano all’Alcatraz di Milano nell’unica data italiana andata sold out già in novembre. Il rock è ferito, ma non è morto con il “noise” dei The Black Keys.
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Dan Auerbach

Dodici anni fa in un garage di Akron, con una chitarra elettrica, un piccolo amplificatore, una batteria ed un microfono, Dan Auerbach e Patrick Carney, amici d'infanzia, comincia a suonare mischiando il noise rock e il blues e nacquero così i The Black Keys, un nome che presero in prestito da un artista amico di famiglia, che chiamava in quel modo le persone che non erano in armonia con gli altri.

La classica favola dell'America on the road con un furgone, per suonare la prima volta a Denver davanti a 40 persone. Ieri a Milano, all'Alcatraz, non c'era più un biglietto da tempo per l'unica data italiana ed erano quasi in 3000. Con il loro ottavo ed ultimo album El Camino, hanno cominciato a farsi notare anche dal mainstream, ma negli Usa è già dai tempi di Attack&Release (2008) che il mondo si è accorto di loro.

In scaletta sono partiti con Howlin’ for you, Next girl, Run right back, Strange times e Dead and gone. Poi, messi da parte i turnisti, Dan e Patrick ritornano alle "buone vecchie maniere", suonando una seconda batteria di pezzi da soli: Gold on the ceiling, Thick freakness, Girls on my mind, I’ll be your man e Your touch. Poi una versione ancora più "softly" di Little black submarines. La scaletta si chiude con Money maker, Chop and change, Same old thing, Nova babyTen cent pistol, Tighten up e il singolo del momento Lonely boy. Come bis propongono Everlasting light, Long gone e I got mine. Poi le tende nere con la scritta dorata The Black Keys chiude il carrozzone. Arrivederci a Rock in Roma. Forse.

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