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Tancredi, il rapporto con Arisa, Amici 20, Iride e la dedica al padre: “Sentirlo mi fece stare bene”

Dall’uscita in semifinale, Tancredi ha trascorso l’ultima settimana in attesa del suo primo ep ufficiale “Iride”, pubblicato nelle scorse ore. Un progetto che dà punti chiave di lettura del giovane cantante, che si racconta nell’intervista, parlando sia del periodo vissuto in casetta, del rapporto con Arisa ma soprattutto della dedica al padre nell’ultima cover del programma.
A cura di Vincenzo Nasto
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Tancredi (ph Angelica Cantù Rajnoldi)
Tancredi (ph Angelica Cantù Rajnoldi)

Sono passati solo pochi giorni dall'eliminazione in semifinale ad Amici 20 per Tancredi e sta già vivendo un'altra grandissima emozione: quella di veder pubblicato il suo primo progetto ufficiale, l'Ep "Iride". Una gioia che fa rima con la serenità espressa nelle canzoni come "Las Vegas", "Fuori di testa" e "Balla alla luna", che raccontano parte del processo di costruzione all'interno del programma, con alcune incognite, come il rapporto con Arisa "ci vedremo a Milano", ma anche con certezze, come il rapporto con il padre: "Sentirlo per quei cinque minuti mi ha fatto respirare, e una volta che ho staccato la chiamata, la sera mi son messo sulla sedia in giardino e gli ho dedicato questo cover, senza alcuna inibizione".

Quali sono le prime sensazioni a qualche ora dall'uscita dell'Ep?

Mi sento con 20 chili in meno, sono abbastanza in ansia. Però tutto bene, mi hanno già scritto in molti che l'Ep stia piacendo e sono molto felice di questo.

Mi racconti la titletrack "Iride", un pezzo autobiografico che racconta la tua storia.

Inizia tutto in campagna quando con due miei amici ho incominciato a scrivere su questo sample, con il fischiettino. Lo trovo molto bello, ma non riesco a scriverci assolutamente nulla. Qualche giorno dopo, vado a Milano e incontro Federico Nardelli e troviamo il ritornello insieme. Lascio la canzone lì, poi dopo un paio di settimane mi metto lì e comincio a scrivere come se stessi scrivendo dei pensieri sulle note del cellulare. Incomincio a parlare di me, di come mi sento e di qualche mia storia. È un brano che dopo averlo scritto ha assunto un significato per me: è un messaggio che afferma che andrà tutto bene, non solo in ciò che farai, ma nella tua anima. Significa imparare a rapportarti bene ai tuoi errori e a vivere con più leggerezza. Sto cercando di farlo anche io.

La leggerezza di brani come "Fuori di testa" e "Balla alla luna" rappresenta anche il tuo scopo musicale, quello di trasmettere serenità?

Io voglio fare musica che trasmetta leggerezza perché adesso che finirà questo periodo, ci sarà una sorte di Belle Époque. Le persone vorranno scendere e vivere felicemente, e la musica può essere la compagnia giusta per questo viaggio. La musica deve seguire questa nuova onda che arriverà, quest'onda di leggerezza in cui io cerco di rappresentarmi. Voglio cercare di vivere così.

La storia un po' gipsy che hai rappresentato in Las Vegas, rispecchia un po' il tuo modo di vivere le relazioni?

È una storia pura, una situazione abbastanza surreale. Rispecchia il mio modo di essere e di vedere le relazioni, diciamo che ho sempre visto le relazioni come una cosa che non deve pesarti. So di non aver sempre donato tempo e pensieri giusti a una relazione, poi nella canzone, essendo un rapper, ho cercato di creare anche delle immagini cinematografiche, e per questo mi sono ispirato a "Una notta da leoni" che avevo visto qualche sera prima.

Com'è stato vivere tutto questo tempo nella casetta di Amici, condividere tutte le emozioni con gli altri concorrenti?

Ti abitui veramente subito perché il contesto è familiare, anche se siamo persone che non si conoscono. Stiamo facendo ciò che ci piace fare e lo stiamo facendo vedere a un sacco di persone, quindi perché prenderla male. A me non è pesato minimamente stare lì dentro, mi è pesato scrivere così tanto. Sono stato a contatto con tante persone e ho imparato a convivere con ognuna, un'esperienza che mi mancava. Era bello anche ritrovarsi in cucina a parlare. Siamo ragazzi e facciamo una vita normale, ho respirato tanta tranquillità.

Il tuo ricordo più bello durante la trasmissione?

Visto che non ho potuto passare la festa di Natale e Capodanno lì, dico quando abbiamo festeggiato il disco d'oro di Sangiovanni. Era un'aria festiva che mancava un po' a tutti noi, ed è stato uno dei momenti più leggeri e ci siamo messi a ballare. Molto bello, un ricordo che mi porterò dietro.

Come vedi la finale? C'è qualcuno che vorresti più di altri che vincesse?

Essendo un cantante sono un po' di parte, preferirei che vincesse uno dei tre cantanti in gara. Hanno fatto tutti un percorso così bello che in questo momento non riesco a trovare differenze. La vittoria non incornicerà nessun vincitore, anche grazie al percorso che abbiamo fatto tutti e quattro e i progetti che ci aspettano.

Ti sei chiesto in questi giorni perché non sei stato scelto tra i finalisti, e c'è qualcuno o qualcosa che non ti ha permesso di arrivare alla finale?

No, non c'è stata nessuna persona. Alla fine, anche Maria l'ha sempre detto, passa uno e va fuori un altro. È prettamente gusto personale, e non l'ho presa male. Me ne sono andato con la consapevolezza di ciò che ho fatto dentro e curioso di vedere ciò che è arrivato fuori.

In una delle ultime cover, hai dedicato una strofa a tuo padre. Com'è il vostro rapporto e come hai vissuto la sua lontananza in questi mesi?

Io gli stavo dedicando tutte le puntate, prendendomi un minuto a puntata, con la testa contro il muro. Poi sono passato anche ai miei amici, perché sapevo che stavo tornando da loro, e gli ho dedicato una strofa ne "La mia banda suona il rock". La dedica su quella cover nasce in un periodo strano, in cui avevo un sacco di pressioni. Sentirlo per quei cinque minuti mi ha fatto respirare, e una volta che ho staccato la chiamata, la sera mi son messo sulla sedia in giardino e gli ho dedicato questo cover, senza alcuna inibizione.

Una figura importante del tuo percorso è stata Arisa. Come sono i vostri rapporti adesso, vi siete sentiti?

Uscito da Amici, ci siamo anche chiamati. Lei verrà a Milano e ci vedremo, parleremo anche un po'. Ma non è successo niente.

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