Side Baby: “I soldi e la droga ti ammazzano e non risolvono i tuoi problemi”
Il ritorno di Arturo Bruni, in arte Side Baby, con una sola citazione: il ritorno del vero, diventato anche il titolo dell'album pubblicato lo scorso 25 giugno. Un progetto che segue l'esordio di "Arturo" e annunciato con l'uscita del singolo "Fontanelle e Sampietrini". Un cambiamento radicale per Side, allontanatosi completamente dalla visione e dal movimento della Dark Polo Gang per restare nel suo quartiere, quello a Roma Sud, un teatro in cui il suo nuovo ruolo è quello che in America hanno assunto in passato personaggi come Nipsey Hussle. Proprio Roma e i suoi quartieri diventano lo sfondo visivo dei racconti di Side Baby, che con immagini nuove racconta anche la voglia di lasciare un'eredità non solo artistica, ma anche umana, "come Gabriella Ferri e Francesco Totti". Nel frattempo, ha raccontato anche il suo passato con la droga e quanto i soldi non abbiano sanato le sue debolezze e i suoi problemi, in un percorso che lo ha portato in questo momento a una consapevolezza diversa della sua immagine, quasi d'ispirazione per i più giovani. Il racconto del vero di Side Baby.
A due anni dall'uscita di "Arturo", ritorni con un nuovo disco "Il ritorno del vero". Cosa significa "real" per te e quanto i social alterano questo concetto?
Il ritorno di Arturo, come Spiderman. Se fossi un rapper supereroe, sarei quello "vero". Il vero prende questa accezione dalla strada, che non è per forza il più gangster, il più grosso, il più minaccioso. Per me è vero anche chi fa l'elettricista e ne è felice, non sfoggiando gli orologi su Instagram o le vacanze in Costa Smeralda. Quello è fake. Adesso i social ci permettono di vedere un mondo inesistente o almeno quasi inarrivabile da tutti. Io sono real, sto in zona mia. Se vieni nel mio quartiere, gioco con i bambini a pallone, gli compro il gelato, aiuto la vecchietta con la spesa: ci tengo a stare con i piedi per terra.
Quanto ti hanno dato fastidio tutte le voci sul tuo conto, soprattutto per l'assenza negli ultimi anni nella scena musicale?
"Pensavate fossi morto e invece sono tornato". L'ho scritto perché ci sono state speculazioni di ogni tipo, dalla disintossicazione ad altri problemi. La verità è che io non sono mai andato a disintossicarmi, in passato ho abusato di droghe ma nulla di più. Hanno detto che leggevo roba filosofica e invece ero solo per Roma e non potevo far uscire nuova musica per motivi legali. L'unica cosa che potevo fare è far uscire collaborazioni, come con Mace e gli Psicologi. Non è stata una mia scelta fermarmi, anzi avevo il disco pronto da un sacco di tempo. Quando è uscito il disco è stata una liberazione.
Sono ritornati prepotentemente due temi nella tua narrazione: il connubio tra soldi e droga, che diventa anche un rifiuto a un certo punto. Possono essere una soluzione ai problemi, secondo te?
L'egotrip è un conto, e non riguarda i soldi. Per me è personalità, per esempio io ho avuto tanti problemi e debolezze, ma fin da piccolo non ho mai seguito qualcuno. Ho solo fatto la mia strada. I soldi e la droga ti fanno divertire, ma dall'altra parte ti ammazzano. Queste cose non possono risolvere i problemi che hai dentro.
Ci sono chiari riferimenti nel disco ad artisti come Eminem e Nipsey Hussle, il primo con una traccia come "Slim Shady", mentre per il secondo il racconto del suo rapporto con il quartiere sembra definire ciò che vorresti attuare a Roma. È una mossa anche per aprire al pubblico italiano l'ascolto di artisti Usa?
Non è un tentativo di far conoscere al pubblico italiano un certo tipo di rap americano, solo un tributo. La traccia Slim Shady si chiama così perchè è il soprannome di Eminem, come Side Baby è l'alterego di Arturo, poi Slim Shady e Side Baby suonavano bene assieme. Io sono stato un grandissimo fan di Eminem sin da quando ero piccolino. Nipsey Hussle è stato il rapper che ho più rispettato e ascoltato: riconosco che ci son state molte persone che lo hanno conosciuto solo dopo la sua morte. Per me non è un problema, anzi. Una delle cose che più rispettavo è il suo attaccamento al quartiere, infatti basta vedere dove è stato ucciso. Io vorrei essere quella figura lì per Roma: so che detto da Side Baby potrebbe suonare strano, ma crescendo ho capito che avere un buon seguito può servire anche a fare cose fighe.
Invece la tua vita privata, tra poco diventerai padre.
Sono contento ed è la cosa più bella che mi potesse capitare, è un'emozione che puoi comprendere solo se la vivi.
Come influenzerà la tua paternità il rapporto che hai con tuo padre, il regista Francesco Bruni?
Ho un buon rapporto con mio padre, è uno che ha sempre fatto un sacco. È un'artista che mi ha sempre ispirato, sin da quando ero piccolo.
A poche settimane dal tuo disco, è uscito anche quello di Tony Effe, ex componente con te con la Dark Polo Gang. Nel brano "Luce a Roma" che ti vede collaborare, canti: "Sto trappando a Roma Sud mentre tu stai a Sanremo". È una dedica particolare a qualche artista?
Il mio pubblico sta a Roma Sud e il tuo a Sanremo. Non era diretta a nessuno.
Invece nella traccia "Ricordami" con Gianni Bismark sembri ricordare tutti i protagonisti della Roma "leggendaria", da Gabriella Ferri a Francesco Totti. Che tipo di tributo è stato e quanto ti ci vedi, un domani, in quella lista di persone?
Più che un tributo a Roma, voglio lasciare un'eredità mia alla città. Basta leggere i riferimenti della canzone, da Gabriella Ferri a Francesco Totti. La mia speranza è essere ricordato come questi personaggi dalla prossima generazione. Questo lo fai solo quando sei fedele alla tua bandiera: può rinascere un Francesco Totti, ma se va a giocare al Manchester, per esempio, non verrà mai amato come è stato amato il capitano. Io lo voglio per fare per Roma.
Ci sono state differenze nella produzione e nel rapporto con Sick Luke tra "Arturo" e "Il ritorno del vero"?
Non c'è differenza tra "Arturo" e "Il ritorno del vero" nella produzione. Quando io e Sick Luke siamo in studio sono scintille.
C'è qualcosa di cui ti penti di ciò che è successo in passato?
Non mi pento delle cose che ho fatto in passato, neanche di quelle che mi fanno schifo. Credo in quel disegno dell'universo in cui solo attraverso dei passi diventi ciò che sei.
"Sono saltato nel gioco non per gloria ma per fame". Cosa ti ha spinto di più nel portare la tua passione a diventare il tuo lavoro?
Non mi è mancato mai il cibo a casa, ma quando ho finito di studiare mia madre mi ha detto che avrei dovuto lavorare. Ho fatto qualche cazzata ma ho lavorato anche come attrezzista. Sono sempre stato forte a fare rap, e sapevo che volevo fare quello per campare, per far campare anche la mia famiglia.
Intervista di Francesco Raiola e Vincenzo Nasto