Sgarbi contro Il Volo: “Trump, non vogliono cantare? Metti un cd e mandali a quel paese”
È di ieri la notizia che Il Volo, il gruppo formato da Piero Barone, Ignazio Boschetto e Gianluca Ginoble, probabilmente una delle realtà musicali italiani più famose al mondo, abbia rifiutato l'invito di Donald Trump a cantare nella giornata in cui si insedierà come Presidente degli Stati Uniti, perché "non siamo mai stati d’accordo con le sue idee: non possiamo appoggiare un uomo che ha basato la sua ascesa politica sul populismo oltre che su atteggiamenti xenofobi e razzisti", come hanno spiegato ieri in un'intervista al Corriere della Sera. Una scelta, quella del trio, che viene a pochi giorni dal rifiuto anche di un altro artista italiano, ovvero Andrea Bocelli, che di Trump si è sempre dichiarato amico.
La scelta ha fatto molto discutere, inserendosi, appunto, anche in un discorso più ampio che ha visto Trump dover ripiegare su artisti meno noti, dopo il rifiuto di altre star internazionali. A prendere la parola su questo rifiuto c'è anche Vittorio Sgarbi che non le manda a dire ai cantanti, con un discorso che partendo da Bob Dylan – che si è rifiutato, a dicembre, di andare a ritirare il premio Nobel per la Letteratura perché già impegnato -, passando per Bocelli e arrivando a loro. Col linguaggio colorito e schietto che lo contraddistingue, il critico d'arte ha criticato la scelta sia di Bocelli, ma soprattutto del trio, di esibirsi alla Casa Bianca, dando anche qualche suggerimento a Trump.
Sgarbi si chiede come sia possibile che cantanti "che sono stati sempre dalla parte dei capitalisti" e sono ricchi, si rifiutino di cantare per il Presidente degli Stati Uniti:
Il Volo erano tre bambini piccoli, gentili, carini però solo il desiderio di essere famosi e così vengono chiamati da Trump, ecco Trump, ma metti un disco e mandali a fare in culo, che te ne frega di avere Bocelli dal vivo, che ti ferma che sia lì, così risparmi. vabbè, non vuoi risparmiare e così li inviti e loro cosa fanno? Il grand rifiuto del trio Il Volo a Donald? E perché non canteranno? Sono impegnati come Bob Dylan col Nobel? No, "non appoggiamo il populismo xenofobo". Io non so se sanno esattamente cosa voglia dire, però hanno risposto così, si sono confrontati e alla fine hanno detto ‘Grazie, no, Signor Presidente". Non siamo mai stati d'accordo con le sue idee", ma perché avete avuto delle idee? Devono cantare o avere delle idee?
"Sono strani i cantanti" dice il critico che proprio non si capacita e che scavando nel passato (e nel presente) del gruppo, li attacca anche per aver voltato le spalle a Tony Renis, che li aveva lanciati e di cui sono stati amici anche se Renis era "un italiano culo e camicia con Berlusconi, xenofobo e populista, bravissimo e simpatico" e, non contenti, lasciandolo per Michele Torpedine, di cui ricorda i problemi avuti in passato con la Giustizia, ma di cui si dice convinto dell'innocenza, e chiosa: "Allora andate a cantare e non rompete il cazzo, tre coglioncelli".