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Sanremo 2016: ci volevano le rassicuranti cover per ravvivare il Festival

La serata delle Cover è stata, fino ad ora, la migliore delle tre, anche grazie ad alcune esibizioni che hanno portato ritmo (Clementino, Rocco Hunt) ed emozione (Stadio) all’Ariston.
A cura di Francesco Raiola
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Gli Stadio durante la terza serata del festival di Sanremo dedicata alle cover (LaPresse)
Gli Stadio durante la terza serata del festival di Sanremo dedicata alle cover (LaPresse)

Ci esaltiamo tantissimo, muoviamo mani e piedi a ritmo (più o meno) e qualche volta muoviamo le spalle, alla fine facciamo anche le standing ovation, prima di far vincere Il Volo. Continuiamo a guardarlo con occhio paternalistico anche per questo Festival di Sanremo, perché alla fine pur sapendo come va a finire, ci piacciono quegli slanci intermedi. E poi si conferma il fatto che amiamo rassicurarci con canzoni che hanno fatto la Storia e possiamo cantare a memoria.

Insomma, ci volevano le cover – quella roba che nei giorni normali, a parte pochissimi casi, è una pratica fastidiosissima – per tirare un po' su il Festival musicale, che ha potuto godere di alcune rivisitazioni che non ci si aspettava. Una serata karaoke, come l'hanno definita in molti, che dà respiro alla tensione della gara ma riesce comunque a tingersi di giallo con l'accesso alla finale di Miele, ridimensionata successivamente a favore di Francesco Gabbani, che sfiderà i compagni per vincere il Festival dopo che la sala stampa ha dovuto votare una seconda volta a causa di alcuni problemi. La terza serata del Festival è stata caratterizzata dal dominio prepotente della Campania, con Clementino, Rocco Hunt, Carosone e gli Alunni del Sole a farla da padroni, prima dell'arrivo prepotente ed emozionante degli Stadio.

Sono stati i due rapper, che avevano l'arduo compito di portare sul palco dell'Ariston due artisti come Fabrizio De Andrè e Renato Carosone, a prendersi il teatro con due standing ovation che non lasciano repliche. La versione di Don Raffaè ha stupito anche lo stesso Maccaro, che davanti al pubblico in piedi s'è quasi commosso, lanciando un napoletanissimo ‘Uanema!'. Rocco Hunt ha preso sotto braccio Carosone con una versione riarrangiata alla perfezione di un classico come ‘Tu vuò fa' l'americano' a cui ha aggiunto un pezzo rappato. Ma a sorprendere, del ‘poeta urbano' di Salerno, è la capacità di salire sul palco senza alcun tipo di paura – o questa è almeno l'impressione – e quel suo ‘Amma spaccat' l'Ariston' (‘Abbiamo rotto l'Ariston') dà l'idea della voglia di Rocco di arrivare a quante più persone possibili. Ancora Napoletano, poi, con Neffa e la sua versione di ‘O Sarracino e Enrico Ruggeri che ha rivisitato ‘A canzuncella degli Alunni del Sole.

Ma in generale le esibizioni sono state accettabili, a partire da Noemi, passando per una Dolcenera che porta una grinta incredibile sul palco, e per la genialità anche teatrale di Elio e le Storie Tese che si presentano in versione 70's – assieme all"ospite' Rocco Tanica – per la versione italiana della Quinta di Beethoven tratta dalla colonna sonora di ‘La febbre del sabato sera'. Arisa non delude mai, resiste la Michielin che pure deve confrontarsi con Battisti e Fragola che non esagera e riesce a non perdersi ne ‘La donna cannone' di De Gregori fino al finale in salendo con Gaetano Curreri e i suoi Stadio che rifanno ‘La sera dei miracoli' di Lucio Dalla, dando un pugno nello stomaco quando sul maxischermo appare l'immagine del cantautore di Bologna e portandosi meritatamente a casa il Premio finale. Con ospiti stranieri meno forti degli altri giorni, a prendersi un'altra standing ovation sono i Pooh, che tornano in versione a 5 sul palco dell'Ariston, in una delle tappe d'accompagnamento a questo 2016 di festeggiamenti per i 50 anni di carriera. Ora, il problema, sarà riprendersi e tornare alla gara.

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