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Sanremo 2014: Perturbazione, Sinigallia e Bloody Beetroots i nomi da scoprire

Nomi spesso non conosciuti al grande pubblico che però sono tra i Big al Festival di Sanremo. Ecco tre nomi da tenere d’occhio anche grazie alla loro enorme esperienza nel mondo della musica italiana.
A cura di Francesco Raiola
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Come ogni anno a leggere i nomi che sono in concorso per Sanremo le critiche sono dietro l'angolo, tra chi, dopo anni ormai, non riesce a rassegnarsi al fatto che i cantanti italiani storici, di maggior successo (Vasco, Ligabue etc), difficilmente calcheranno il palco sanremese se non come super ospiti, chi critica il fatto che ci sono sempre i soliti nomi (salvo poi lamentarsene quando questi non sono tra i concorrenti) e quelli che "E questi chi sarebbero?". Ecco, questi ultimi forse sono i peggiori. Quelli, cioè, che probabilmente sono i primi a parlare di quanto Sanremo sia vecchio e scavi sempre i soliti nomi, salvo poi lamentarsi quando arriva un gruppo che non conoscono. Ci sarebbero anche quelli che soffrono a vedere il proprio gruppo preferito e poco conosciuto fuori da un certo ambito, sul palco dell'Ariston – come successe per Afterhours, Marlene Kuntz, Marta Sui Tubi etc -, a causa della ipotetica perdita di innocenza della band, ma è un discorso troppo di nicchia.

A guardare la lista dei Big, infatti, ci sono cantanti e gruppi che paiono alle prime armi per chi ha difficoltà a confrontarsi anche con un mondo che non sia solamente quello delle radio e dei programmi tv ma che spesso hanno un background e un curriculum grande quanto quello dei cosiddetti big più conosciuti. Chi non si sarà accigliato a leggere i nomi dei Perturbazione, quello di Riccardo Sinigallia o di quei Bloody Beetroots che accompagnano Gualazzi? Un po' meno, forse, per quello di Frankie Hi Nrg, autore di una hit come "Quelli che ben pensano", di Giuliano Palma, che assieme ai Bluebeaters ha fatto ballare mezza Italia (prima della separazione avvenuta qualche mese fa) o anche Francesco Sàrcina, ex leader de Le Vibrazioni, gruppo che ha riscosso un buon successo qualche anno fa, grazie a pezzi come "Vieni da me" e "Dedicato a te".

Eppure tutti questi sono artisti con una enorme esperienza alle spalle, migliaia di concerti e un po' di album sul groppone. Nomi meno conosciuti, per non dire sconosciuti, nel mainstream, ma che hanno un enorme seguito nel mondo cosiddetto underground italiano, alcuni in grado di radunare migliaia di persone ai concerti. Prendiamo i Perturbazione, ad esempio, una band attiva discograficamente sin dal 1998, quando uscirono con "Waiting to Happen" e che fino ad oggi ha pubblicato sei album, compreso "Musica X" del 2013 in cui hanno collaborato anche con Luca Carboni. Dopo l'esordio in inglese la band capitanata da Tommaso Cerasuolo si getta nell'italiano, mescolando testi ironici, romantici a un pop semplice, popolare, appunto, ma mai banale con testi lontani dagli stereotipi che spesso riempiono la musica leggera italiana di questi ultimi anni. Con "In Circolo" scrivono un album pop quasi perfetto che gli dà le prime soddisfazioni, proseguite con "Canzoni allo specchio" che vede il loro approdo alla Mescal e un altro pugno di brani pop che racchiudono l'idea musicale della band. È qui che troviamo forse uno dei primi tentativi della band di strizzare l'occhio a un'heavy rotation radiofonica, con "Se mi scrivi". Poi vennero "Pianissimo, Fortissimo" e il contratto con un major e il lungo (per i canoni discografici) "Del nostro tempo rubato" che racchiude quella che è forse la loro canzone più conosciuta, ovvero "Buongiorno Buonafortuna" che si avvale della collaborazione di Dente. Finalmente con "Musica X" arriva anche la chiamata sanremese e chissà che non sia la volta buona per una band che a seguirla sui social sembra si stia divertendo non poco.

Riccardo Sinigallia, invece, è una vera e propria istituzione, soprattutto per quanto riguarda la produzione e la parte autoriale. Collaboratore di artisti quali Niccolò Fabi, Tiromancino, Max Gazzè e lo stesso Frankie Hi Nrg, il cantautore romano ha firmato alcune tra le canzoni pop più conosciute di questi ultimi decenni. Con Fabi, infatti, ha firmato "Capelli", Vento d'estate", "Dica", "Lasciarsi un giorno a Roma". Produce e firma per Gazzè (tra le altre "La favola di Adamo ed Eva", "Cara Valentina" e "Una musica può fare"), Tiromancino (tra cui tutto l'album "La descrizione di un attimo"), ma lo potete riconoscere anche nel video di "Quelli che ben pensano". Insomma una vera e propria autorità se si parla della musica leggera italiana di questi ultimi anni. Sul palco di Sanremo, inoltre, c'era già salito assieme a Marina Rei. Ovviamente è autore anche di due album, a cui si aggiungerà il nuovo "Per tutti".

Cosa ci farà/anno i Bloody Beetroots sul palco di Sanremo lo scopriremo solo quando ci saliranno. Per chi conosce l'opera di Sir Bob Cornelius Rifo, producer di Bassano del Grappa, nonché uno dei progetti italiani più conosciuti all'estero, la sorpresa di vederlo a Sanremo, ad affiancare Raphael Gualazzi (che per non farsi mancare nulla duetterà anche con Tommy Lee), è enorme. Amati da gente del calibro di Steve Aoki e Étienne de Crécy, i Bloody Beetroots hanno cambiato più volte formazione, ma hanno mantenuto una forza che si sprigiona soprattutto live. Saliti agli onori della cronaca nel 2013 per la collaborazione nientepopodimenoche con Sir Paul McCartney, hanno deciso di raccogliere la sfida sanremese. L'attesa è tanta, visto che non si è vista molta elettronica all'Ariston negli anni passati.

Insomma, alla vigilia di Sanremo sono loro tre dei nomi più interessanti da scoprire in questa 64a edizione sanremese.

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