Sanremo 2011, polemiche su Bella Ciao e Giovinezza, Tranfaglia: ritorno alla retorica fascista
La scelta di riproporre a Sanremo Bella Ciao e Giovinezza non è passato di certo inosservata, e nel mondo politico l'indignazione per tale scelta sta raggiungendo livelli piuttosto evidenti.
Il direttore artistico della kermess, Gianmarco Mazzi, ha infatti deciso di celebrare, con un mese d'anticipo, il 150° anniversario dell'Unità d'Italia, proponendo ad ogni artista in gara di interpretare sia dal lato musicale, sia su quello estetico, un famoso brano popolare: tra le varie scelte, quelle che hanno fatto discutere riguardano proprio l'inno partigiano e quello fascista; molti esponenti della classe politica hanno già espresso il proprio dissenso, utilizzando termini anche piuttosto forti.
Nicola Tranfaglia dell'Unione ha addirittura ipotizzato un rischio di risveglio del pensiero fascista: «Le dichiarazioni di Mazzi rappresentano in questo momento un ritorno alla retorica fascista che gli italiani speravano di aver archiviato con la lotta di liberazione più di 70 anni fa. Il pericolo di questo revival è grande, in un'Italia ancora piena dei mali storici della nostra storia: mafia, trasformismo, clientelismo, adorazione del dittatore».
Anche Paolo Ferrero, del PDC, non è andato certo sul sottile, soffermandosi sul paragone idealista dei due inni: «Sulle note di Giovinezza è cresciuta la dittatura fascista e sono state deportate nei campi di concentramento migliaia e migliaia di persone. Vi sono parti della nostra storia patria che non possono essere sdoganate sotto forma di fenomeni di costume. Accostare Giovinezza e Bella Ciao significa mettere sullo stesso piano fascisti e partigiani, torturatori e torturati. E' un insulto a tutti coloro che sono morti per liberare il nostro paese dalla barbarie nazifascista».