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Samuele Bersani ricattato dagli hacker: “Pagaci o riveliamo i tuoi dati”

Anche Samuele Bersani è stato ricattato dagli hacker: “Se non vuoi che vengano resi pubblici i tuoi dati, ci devi pagare 10 mila euro in bitcoin”. Sono partite le indagini della Procura, coordinate dall’esperto procuratore aggiunto Angelantonio Racanelli. L’ultimatum per pagare scade a mezzanotte.
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Samuele Bersani è finito nella rete degli hacker. Il gruppo che è penetrato nei server della Siae tre giorni fa, dopo aver tentato l'estorsione alla società degli autori chiedendo tre milioni di euro in bitcoin, adesso sta provando a colpire i singoli autori. "Benvenuto nel darkweb", recita il messaggio, "abbiamo tutte le tue informazioni, numero di telefono, indirizzo, iban, se non vuoi che vengano rese pubbliche paga tramite bitcoin al seguente indirizzo: 10mila euro entro e non oltre il 22 ottobre". E gli artisti stanno avendo paura. Samuele Bersani ha dichiarato: "Non vorrei destare troppa attenzione su questo presunto ricatto", ma sembra pronto a denunciare tutto alla polizia postale.

Le indagini

Sono partite nella mattinata di oggi, le indagini della Procura. I reati ipotizzati, dopo che gli hacker hanno trovato una breccia nel sistema di sicurezza del sito della Siae, sono quello di accesso abusivo al sistema informatico e tentata estorsione, proprio in riferimento alla richiesta di riscatto da parte degli hacker. A coordinare le indagini è l'esperto procuratore aggiunto Angelantonio Racanelli.

I fatti

Come ha confermato la stessa Società Italiana degli Autori ed Editori, c'è stato un attacco al sito web. Gli hacker hanno rubato dai server del gruppo più di 60 gigabyte di dati e hanno chiesto un riscatto di 3 milioni di euro ai gestori per riavere indietro le informazioni sensibili trovate prima che vengano diffuse al pubblico. L’ultimatum scade alla mezzanotte di oggi, venerdì 22 ottobre. Tantissimi sono tra gli spaventati che potrebbero aver già pagato. Purtroppo però, anche pagando il riscatto richiesto dai malviventi, non c'è alcuna certezza che possano rispettare la parola di non diffondere i dati o, peggio ancora, chiedere altri soldi in aggiunta a quelli già eventualmente estorti.

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