Rufus a Sanremo, i Papaboys: “È blasfemo, Gubitosi e Tarantola dimettetevi”
Domani prenderà il via la 64esima edizione del Festival di Sanremo. I cantanti scaldano l'ugola, i presentatori rileggono il copione, gli spettatori preparano gli abiti da sera. Puntuale come un orologio svizzero, arriva anche la polemica. Quest'anno è toccato all'ospite internazionale, Rufus Wainwright, trovarsi al centro del ciclone sanremese. La protesta nasce dai Papaboys, che non hanno digerito la presenza dell'artista, che nel suo curriculum artistico conta anche la canzone “Gay Messiah”, tramite la quale annuncia l'arrivo di un messia omosessuale.
Secondo l'associazione di giovani cattolici, il cantante sarebbe "blasfemo". Sul loro sito hanno annunciato per la giornata di oggi, un picchetto di protesta, che si è protratto dalle 13 alle 14, davanti alla Sede Rai di Viale Mazzini 14. Hanno spiegato, poi, lo scopo del raduno:
“Per protestare contro la presenza a Sanremo di Rufus, un cantante blasfemo invitato dalla Rai”. Hanno richiesto “l’intervento o le dimissioni dei vertici Rai, in primis la presidente Tarantola (che si dichiara cattolica, ma permette che si trasmetta dalla tv pubblica blasfemia) e del direttore Gubitosi. […] Ricordiamo che la protesta non parte solo da un presupposto di offesa al sentimento religioso. Si tratta di violare le leggi dello Stato. Il repertorio dell’artista entra nel reato di offese ad una confessione religiosa mediante il vilipendio, previsto e punito dall’art. 403 del Codice Penale. Inoltre, l’art. 25, primo comma, del Regolamento del Festival, afferma: gli artisti durante le loro esibizioni non potranno assumere atteggiamenti e movenze o usare abbigliamenti e acconciature in contrasto con i principi del buon costume ovvero in violazione di norme di legge o di diritti anche di terzi”.
Alla fine della protesta scandita da preghiere e immagini religiose, i Papaboys hanno voluto fare ulteriori precisazioni sul loro sito, rispondendo alle critiche ricevute dagli utenti che li definivano "catto-esaltati e omofobi":
La preghiera davanti alla RAI, “non vuole attaccare il diritto alla libertà di espressione” ma “tutelare cattolici e persone di buona volontà che si sentono offesi da chi altera la figura di Cristo”.
Rivolgono, poi, un appello alla Rai.
Giancarlo Leone, intervenuto ai microfoni di Radio Monte Carlo, ha voluto tranquillizzare gli animi dichiarando:
“Sappiamo che Rufus non si crocifiggerà in scena e non farà nulla di quelle cose che l’hanno anche reso famoso. Farà il grande artista che è”