Ron, Al Bano e D’Alessio fuori da Sanremo: tutto cambia affinché nulla cambi
Chissà se con l'eliminazione di Ron, Al Bano e Gigi D'Alessio, tre colonne sanremesi con tre dei brani più festivalieri che c'erano e soprattutto brani che rappresentavano perfettamente la carriera di ciascuno di loro, non si chiuda anche un'epoca. Senza dubbio vedere quei tre nomi – ma pure quello della Ferreri – eliminati dalla finale del festival di Sanremo fa un effetto strano, visto che Al Bano un pezzetto di Storia l'ha scritta e in pochi immaginavano che uno come lui potesse essere fatto fuori, ma lo stesso vale per Ron e D'Alessio, forse uno di quelli che vende di più nel lotto dei Big di quest'anno. Sebbene l'espressione "un'epoca che si chiude" sia un cliché in cui è troppo facile cadere, non c'è dubbio che questi quattro eliminati abbiano lasciato senza parole chi ha seguito il Festival, ascoltato le canzoni e seguito un po' di Storia della competizione, quella per cui nelle ultime posizioni solitamente andavano i più giovani o alternativi.
E invece Clementino passa con un colpo di coda, Bianca Atzei punta sull'emozione e su un pianto in diretta tv mentre canta la sua canzone d'amore per il compagno Max Biaggi (è lo show, succede e, incidentalmente, le lacrime fanno sempre presa) e ce la fa, così come passa Bernabei che vince anche con una canzone che pare la replica di quella dello scorso anno e Samuel che pure non ha una canzone prettamente sanremese (tipo quella di Chiara, per capirsi). Fa strano anche per la Ferreri che ha dato comunque l'impressione di non avere il pezzo migliore che poteva, quasi che non ci credesse neanche lei, ma che probabilmente pensava che con la coppia Tagaki e Ketra potesse almeno salvarla, sull'asse Roma-Bangkok. Dopo questa quarta serata una delle sorprese di questo festival si conferma Francesco Gabbani che con la sua Occidentali's Karma e soprattutto col balletto che l'accompagna ha creato uno show di portata incredibile e di cui, se tutto va come deve andare, ci ritroveremo invasi quest'estate, ma anche Sergio Sylvestre conferma le buone cose viste il primo giorno (con le cover ci sono stati i problemi che ormai sappiamo), mentre restano regine assolute Fiorella Mannoia e Paola Turci che confermano una classe superiore. Ma questo Sanremo, lo diciamo dall'inizio, è sempre stato molto classico, anche nella sua presunta ricerca di varietà, seguendo il modello vincente di Conti, che mescola nomi classici – nostalgia? -, talent e pochissime cose fuori dall'ordinario, perdendo, quest'anno, anche la quota "rock" e "gruppi".
E anche tra i giovani, che avevano canzoni migliori rispetto a un bel po' di quelle dei Big, vince la scelta più allineata alle mode del momento e così Lele batte Maldestro, in una sfida che, con l'eliminazione di D'Alessio e, perché no, il passaggio del rap di Clementino, mette Napoli al centro della discussione. La canzone di Lele è orecchiabile, radiofonica, eppure in Maldestro avrebbe potuto esserci un briciolo di variazione rispetto al tema (un po' come successe, ma con sonorità diverse, per "Amen" lo scorso anno). Per capire se si è veramente chiusa un'epoca bisognerà aspettare domani, ma se la vittoria di una Mannoia come quella vista quest'anno smentisse questo cliché, beh, sfidiamo qualcuno a dire che sarebbe un male.