Rockin’1000, dopo i Foo Fighters tornano in Romagna: “Raccogliamo fondi per gli alluvionati”
A otto anni di distanza dall'inedita formazione di 1000 musicisti a Cesena, il Rockin'1000 ritorna a casa dopo aver suonato in stadi italiani ma non solo: la loro ultima tournée li ha portati in Francia, in Spagna, ma anche in Brasile. Un viaggio partito dal sogno dell'ideatore Fabio Zaffagnini di inventare un espediente per invitare i Foo Fighters e il suo frontman Dave Grohl a suonare in città (spoiler: ci è riuscito), ma anche di costruire un impianto musicale mai visto: 1000 strumenti durante un concerto. Il prossimo 29 luglio, il Rockin'1000 ritorna a Cesena per un evento benefico: allo stadio Dino Manuzzi si esibiranno per una raccolta fondi in favore delle vittime della grave alluvione in Emilia Romagna nei mesi passati. Per l'occasione Lodovica Comello sarà la presentatrice, mentre Rodrigo D’Erasmo e Daniel Plentz saranno i due direttori d’orchestra, con Diodato ospite speciale. Qui l'intervista al fondatore Fabio Zaffagnini.
Com'è partita questa avventura?
Nel 2015 avevo il sogno di vedere i Foo Fighters dal vivo, nella mia città (Cesena): un posto troppo piccolo e per questo sapevo che avremmo dovuto fare qualcosa di grande. In quel momento è partita l'idea del Rockin'1000 è c'è voluto un anno per raccogliere i fondi e organizzare l'esibizione con Learn to fly. All'inizio sembra impossibile, poi quando ci siamo riusciti e il video è diventato virale su YouTube, è cambiato tutto.
Siete stati subito pizzicati da loro.
Pochi mesi dopo hanno visto il nostro video e hanno accolto il nostro invito di venire a suonare al Palazzetto dello Sport: un risultato inaspettato, anche perché da lì in poi saremmo diventati la band più grande del mondo, letteralmente.
Che tipo di rapporto avete stretto con la band?
Ormai ci siamo conosciuti e incontrati alcune volte, ma allora la prima domanda era come fossimo riusciti a organizzare un evento del genere in un posto sperduto e sconosciuto per loro come Cesena. Sono stati anche curiosi della risposta del web, ma soprattutto di come suonassero 1000 strumenti contemporaneamente. Sono delle persone veramente alla mano, anche essendo tra le band più apprezzate sul pianeta.
Ormai, con il vostro tour siete arrivati non solo a Firenze e a Milano, ma anche a San Paolo, in Brasile.
Abbiamo cominciato a muoverci come le grandi band e sono nate delle scalette intere. Parliamo di concerti di due ore: da una parte stiamo girando il mondo, tra Brasile, Francia e Germania, ma anche Spagna, dall'altra stiamo dando la possibilità a musicisti amatoriali di vivere il sogno di suonare in uno stadio.
Il più grande problema riscontrato in questi anni?
Sicuramente l'occupazione del luogo: basti pensare a 1000 musicisti in posti enormi, ma anche al modo di organizzarli. Dal punto di vista tecnico invece, la sincronizzazione del suono: abbiamo dovuto utilizzare un sistema che prevedesse uno spartito comune da seguire. In questo ci hanno aiutato molto i fonici a bilanciare il suono di ogni strumento e della sua amplificazione. Il risultato è incredibile.
Quante persone hanno suonato, negli ultimi otto anni, nei Rockin'1000?
Abbiamo fatto una decina di concerti: ti direi intorno alle 12mila persone.
Come ci si organizza per una trasferta con i Rockin'1000?
Forniamo ai musicisti, attraverso un'app, tutte le informazioni che servono loro per partecipare: calendari, mappe, tutorial. Chiediamo loro di farsi trovare nei giorni precedenti nella location per le prove, ma soprattutto di studiare molto a casa. Noi utilizziamo una lista backup per gestire le informazioni delle persone, ma soprattutto capire se si stanno preparando o meno. Cerchiamo di capire chi è inattiva e invogliarlo a studiare, ma ci teniamo in contatto anche con la lista d'attesa delle persone che potrebbero sostituirlo.
Mentre per entrare nei Rockin'1000?
Bisogna superare un'audizione online per capire se la persona è capace di suonare, ma soprattutto per un concerto intero. Generalmente per ogni concerto, ci sono almeno 3mila richieste.
Dopo otto anni si ritorna a casa, a Cesena.
Siamo nati qui e siamo legati alla Romagna: anche se abbiamo girato il mondo, lo spirito che ci anima è ancora quello dei primi tempi. Come tutti i romagnoli, ci piace lanciare il cuore oltre l'ostacolo: dopo aver vissuto l'alluvione, abbiamo pensato di ritornare, un progetto che avevamo pensato per il decennale. È importante per noi anche perché vogliamo dare un segnale, che tranne la prima settimana, l'Emilia Romagna si è ripresa molto velocemente. Un messaggio del genere, insieme alla raccolta fondi, sono i motivi per cui esiste il Rockin'1000.
Quest'anno, come ospite, è stato annunciato Diodato. Cosa vi lega?
Osserviamo Diodato da un po', ma non c'era mai stata occasione di collaborare. Adesso, soprattutto a fine luglio, c'è stato bisogno di uno sforzo di entrambi per riuscire a incastrare la data. Lui si è sempre mostrato molto disponibile e che era curioso di capire come si suonasse con un'orchestra di 1000 elementi. Antonio (il vero nome di Diodato, ndr) è anche un fan di Radiohead, una band che non siamo mai riusciti a portare sul palco, ma grazie alla sua voce e al suo talento, potremmo portare qualche cover della band britannica sul palco di Cesena.