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Rocco Hunt, il nuovo fenomeno del rap italiano

È l’ennesimo fenomeno dell’onda rap che sta invadendo l’Italia, si chiama Rocco Hunt, viene da Salerno e si definisce “Poeta Urbano”.
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"Io posso diventare ciò che voglio (…) basta ripetersi ‘Io posso, io posso'". Insomma Rocco Hunt è il nuovo fenomeno del rap italiano che da qualche tempo a questa parte sforna fenomeni del genere come niente fosse. È l'onda hip hop che sta travolgendo il paese e che piazza primi in classifica a ogni uscita (è successo con i vari Gué Pequeno, Fedez, Gemitaiz, Salmo), un'onda che non sembra arrestarsi, anzi. Proprio ultimamente nella classifica Spotify il cantante più amato era Fedez e le major, ormai, corrono a mettere sotto contratto i migliori, come canta lo stesso Hunt: "A 18 anni ho portato il vero rap in major".

Assieme a Clementino, ultima star del rap campano e assieme ai veterani ‘A67, ‘Nto e Luché (ex Co' Sang), Rocco Hunt allarga le file del successo del sud. Nativo di Salerno e attivo da quando aveva undici anni, il 19enne Hunt ha firmato per la Sony quest'anno, uscendo con il personalissimo "Poeta di strada" in cui ha messo se stesso e la sua vita come ha dichiarato a TgCom, a cui ha spiegato il perché del suo nome: "Perché nel mondo Hip-Hop ho iniziato prima coi graffiti, e quindi la mia ‘Tag' era Hunt. Decisi di iniziare a fare rap e presi il nome di "Hunt Mc" poi col tempo ho messo me stesso e la mia vita nelle canzoni e quindi ho aggiunto il mio vero nome alla tag".

Giovanissimo ma già "maturo" ad ascoltare i suoi testi, duri, che raccontano il mondo che lo circonda, questo ragazzo s'è guadagnato il rispetto dei propri colleghi, alcuni dei quali, come Clementino e Ensi, hanno anche collaborato a questo street album (l'ufficiale uscirà nel 2014, probabilmente) cantato al 50% in dialetto e al 50% in italiano. Due lingue diverse, come sostiene in un'altra intervista a Rockit: "Innanzitutto ci tengo a dire che il mio album è per il 50% in dialetto e per il 50% in italiano, e questa è una scelta esclusivamente mia. Anzi, quando ho portato il master alla Sony il mio discografico ha detto testuali parole: “Ho un dubbio. Non è che ci sono troppi pezzi in italiano?”. (ride) Comunque non l’ho fatto per allargare la base dei miei ascoltatori, ovviamente. Piuttosto, l’ho fatto perché non voglio sentirmi inferiore a nessun altro rapper, e perché voglio mettermi alla prova. Per me è come rappare in un’altra lingua e ripartire da zero: parole diverse, slang diverso… È una vera sfida".

Nessuna invidia o rancore per un collega come Moreno, vincitore di Amici: "Sono contentissimo per il suo successo, è un bravo ragazzo" e sui giovani dice: "Credo che ogni mc che fa rap in Italia oggi abbia una sua collocazione e sia quella giusta per lui". Il successo, stando alla quantità di gente che parla di lui, è arrivato, ora sta a questo poeta urbano che canta della sua generazione cercare di mantenerlo.

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