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Roberta Di Mario: “Illegacy, progetto di respiro internazionale, che valica i confini”

Con “Illegacy” la musicista Roberta Di Mario torna alla purezza del suo strumento, il pianoforte, e lo fa con un progetto che dà importanza anche all’aspetto visuale.
A cura di Francesco Raiola
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Roberta Di Mario
Roberta Di Mario

La neoclassica – o comunque si voglia chiamare questa ondata di artisti che stanno riattualizzando in vari modi la musica classica -, in questi ultimi anni si sta ritagliando un pubblico che cresce sempre di più e anche l'Italia non è immune al fenomeno con vari pianisti che stanno conoscendo una popolarità crescente, nel proprio Paese, ma anche all'estero, dove senza la barriera dell'italiano la musica ha confini meno insormontabili. Una delle artiste che in questi ultimi anni si sta facendo conoscere di più è Roberta Di Mario che pochi mesi fa ha pubblicato il suo nuovo album "Illegacy", tornando al pianismo puro dopo un paio di lavori cantautorali, per un progetto più ampio, che comprende un'importante componente visiva.

Ciao Roberta, ci spieghi come nasce il progetto “Illegacy”?

"Illegacy" nasce da un’urgenza, che è sempre la solita urgenza che contraddistingue gli artisti: non poter fare a meno della propria arte e della condivisione della propria arte. La musica è condivisione e va vissuta insieme. Così è anche ‘Illegacy', un progetto di 10 songs (e 10 videoclip che trovate in rete…) che vuole raccontare il mio viaggio di ritorno verso casa, verso il pianoforte, dopo due album che mi vedevano in veste anche di cantautrice.

Qual è, oggi, il tuo pubblico?

Il mio pubblico è un pubblico trasversale, giovani e meno giovani, particolarmente affettuosi e attivi, con il desiderio non solo di ascoltare la mia musica, ma anche di viverla personalmente, attraverso le mani. Spero presto possa accadere di ascoltare in giro le note di Illegacy…

Ho l’impressione che la “neoclassica” stia avendo in questi ultimi anni, nelle sue varie forme, quindi anche quelle mescolate all’elettronica, un’impennata di interesse. Dall’interno com’è la situazione?

Non sbagli. Questo genere musicale, che fa il verso alla musica classica, ma si affaccia sul contemporaneo piace ed interessa. La mossa vincente è unire alla forza della melodia una semplicità e leggerezza pregna che possa arrivare immediata, senza sforzo. Anche se lo sforzo dietro è tanto. La leggerezza è esigentissima.

Ho scritto “neoclassica”, ma in effetti ognuno mi dà una definizione diversa. Partendo dal presupposto che le categorizzazioni servono soprattutto a noi giornalisti, esiste una definizione precisa di quello che fai?

Pianismo contemporaneo. Il pianismo di oggi, che cavalca questi tempi e che avvicina il pianoforte, da sempre considerato uno strumento prettamente classico, ad un mondo più pop e quindi più condivisibile.

Stai pubblicando tanti video, e c’è un progetto dietro a queste uscite. Quanto è importante il lato visivo del tuo progetto? Come ci lavori?

‘Illegacy' è anche un progetto Visual, come accennavo sopra: 10 video clip che accompagnano le 10 songs, perché sembra che nel Dna della mia musica ci sia qualcosa che ha a che fare con il mondo cinematografico. “Musica che evoca immagini”, così è stata descritta la mia musica. Vogliamo proiettare l’ascoltatore, il mio pubblico in un mondo di bianco nero e colore tipicamente cinematografico. E sembra ci si stia riuscendo…

Tra l’altro tu hai nel curriculum anche lavori per film, giusto?

Ho già fatto esperienza in tal senso e sembra che altre strade si stiano aprendo. La musica è l’altra metà del cinema e ne vogliamo approfittare.

Come nasce un tuo album? Cosa ti ispira e come lo rendi in musica?

Non ci sono regole. Come scritto sopra, un album, un nuovo pezzo nascono da urgenze, da necessità, da voglia di sentirsi meno “inquinati” e quindi, come catarsi, ripulendosi con la musica. Mi ispira il “sentire”, mio e del mondo. Mettersi in connessione con se stessi, con il tuo io più profondo ti apre orizzonti infiniti e infinite possibilità di percezioni e sensazioni. Il mio privilegio è proprio quello di riuscire a trasformare queste sensazioni in note, in musica. Quindi so di aver trovato la mia strada e auguro a tutti coloro che sentono il bisogno di esprimere le proprie sensazioni, di trovare un canale di comunicazione. Dopo che si è trovato, si conquista benessere e ci si sente a posto con se stessi e con il mondo.

Per il pop, il rock etc spesso il limite maggiore è la lingua. Come viene accolta la tua musica all’estero, invece? Ho letto di un po’ di concerti negli Usa, ad esempio…

Il problema della lingua nella musica strumentale e pianistica non si pone, fortunatamente. Ecco quindi che Illegacy diventa un progetto di respiro internazionale, che valica i confini e sveglia il tempo. Gli USA mi hanno accolto alla grande e in questo 2018 si ripeterà l’esperienza!

Quali sono i progetti per questo 2018 appena cominciato? Quali i buoni propositi e quali i progetti, invece.

Tantissimi concerti in giro per l’Italia e per il mondo, tra 10 giorni sarà in Germania, Dusseldorf per l’esattezza. Tante soundtrack interessanti e nuovi pezzi (che già stanno arrivando) perché qui non ci si ferma mai, la musica non si ferma mai!

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