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Rivisto il caso Cobain: “È suicidio. Il caso è chiuso” (FOTO INEDITE)

Mancano pochi giorni ai 20 anni dalla morte di Kurt Cobain, scomparso il 5 aprile del 1994 e la Polizia di Seattle ha voluto anticipare l’interesse dei media rivedendo il caso (ma non riaprendolo) e confermando che quello del leader dei Nirvana fu un suicidio.
A cura di Francesco Raiola
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Kurt-Cobain
Kurt Cobain

Il 5 aprile saranno 20 anni esatti dalla morte di Kurt Cobain e la polizia di Seattle si è portata avanti col lavoro. In vista di quello che è uno degli anniversari musicali più attesi dell'anno le autorità hanno voluto mettere una parola definitiva sulle continue richieste di ulteriori chiarimenti e sulle continue teorie cospirazioniste di chi non è convinto che quello del leader dei Nirvana sia stato veramente un suicidio e così ha rivisto il caso, ma non investigato di nuovo, né tantomeno riaperto quello che è considerato un caso chiuso. A ricontrollare le prove e le nuove foto è stato l'investigatore Mike Ciesynski, addetto ai "cold case", ovvero i casi vecchi. Un controllo dovuto, quindi, non una riapertura del caso, come comunicato da alcuni media e prontamente smentita dalla Polizia di Seattle su Twitter:

L'8 aprile del 1994, infatti, il corpo di Cobain fu ritrovato morto nella sua casa dall'elettricista Gary Smith che passò a casa del cantante per fare alcuni lavori: "Notai qualcosa a terra – disse in un'intervista -, e pensai che fosse un manichino, così mi avvicinai e oddio era una persona. Vidi un po' più attentamente e riuscii a vedere del sangue, un orecchio e una pistola sul suo torace". Il medico disse che Cobain si era ucciso tre giorni prima, dopo essersi sparato una dose di eroina; la siringa e il kit per l'eroina sono state oggetto di un novo studio che non ha portato a novità salienti. La tv Kiro 7 tra le prime a riportare la notizia della "riapertura" del caso, ricorda anche come qualche giorno prima, il 18 marzo, la polizia ricevette una telefonata dopo che lo stesso Cobain si era chiuso in una stanza minacciando di uccidersi con una pistola. Ma Cobain negò che volesse suicidarsi.

"Sappiamo che  con l'arrivo del 20° anniversario ci sarà un sacco di interesse da parte dei media – ha detto Ciesynsky -. Sono stato un detective della omicidi per 20 anni e nell'unità ‘cold case' per 10. In molti dei casi su cui lavoro cerco cose che non sono state cercate in passato". Ma il suo è anche un lavoro meticoloso di preparazione del caso e così l'investigatore ha studiato bene il caso guardando diversi documentari, compresi quelli cospirazionisti sulla sua morte, ha letto articoli e guardato approfondimenti tv. Nella sua ricerca Ciesynski, comunque, qualcosa ha trovato: quattro rullini di foto del caso che non erano stati sviluppati perché i suoi colleghi avevano reputato di avere già prove sufficienti per catalogare quella morte come suicidio.

Di quelle foto ne sono state pubblicato solo 2 che ritraggono una serie di oggetti ritrovati sul luogo in quel giorno. Nessuna foto di Cobain, niente di morboso e il perché lo spiega lo stesso investigatore: "Cosa ne guadagnerebbe la gente dal guardare fotografie di Kurt Cobain disteso a terra coi capelli sparpagliati, con il sangue che esce dal naso e un trauma agli occhi dovuto al colpo di pistola. In che modo tutto ciò sarebbe un vantaggio per qualcuno?". Nonostante il controllo ulteriore in molti, compreso il poliziotto, si chiedono il perché di queste continue voci su un caso chiuso e acclarato e la risposta che si dà è molto semplice: "A volte le persone credono in ciò che leggono – alcune disinformazione dati dai libri che dicono che sia una cospirazione. Tutto ciò è completamente falso. È stato un suicidio. Il caso è chiuso".

Insomma, mettetevi l'anima in pace e contemporaneamente potete mettere su "In Utero", di cui l'anno scorso si è festeggiato il 20° anniversario.

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