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Riccardo Muti contro Bocelli e Allevi: ‘Rispetto le canzonette, ma è un altro mestiere’

Intervistato dal Corriere Riccardo Muti ha parlato di Pavarotti, della musica maltrattata, del sud e di Bocelli e Allevi che fanno ‘canzonette’.
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Riccardo Muti festeggerà il natale a Forlì, la dove 20 anni fa fu protagonista assieme a Luciano Pavarotti che tornò dagli Usa a spese proprie per ‘salvare una comunità di recupero a rischio chiusura', come ha spiegato a Aldo Cazzullo in un'intervista per il Corriere della Sera, in cui ha spiegato anche che con il tenore l'amicizia nacque a seguito di una grande litigata dovuta a un acuto (sic): ‘E dire che il nostro rapporto cominciò con una litigata storica. Per un acuto. Avevamo fatto insieme I Puritani a Roma nel 1969. Nella stagione successiva li portammo alla Scala. Ma Pavarotti trovava troppo alto il diapason dell’orchestra. Lui non cedette, io neppure. Lui se ne andò, io me ne andai. Alla fine I Puritani li fecero altri…'.

L'attacco a Bocelli e Allevi

Colpisce non poco, però, un attacco, neanche tanto velato, ad alcuni cantanti e compositori che hanno un successo importante. Cazzullo, infatti, chiede al Direttore un parere su Andrea Bocelli – ad oggi uno dei cantanti italiani più noti e amati all'estero – e Giovanni Allevi, pianista supportato dal pubblico, ma che da sempre fronteggia critiche dure da parte dei colleghi e per tutta risposta la risposta che riceve è un secco

Ognuno deve fare il suo mestiere. Io ho molto rispetto per le canzonette, per il pop. Ma è appunto un altro mestiere.

La non rivalità con Claudio Abbado

Un parere negativo che equilibra subito parlando di Claudio Abbado, il Direttore d'orchestra morto nel 2014 e con cui qualcuno inventò, dice, una rivalità inesistente nella realtà:

I gazzettieri della musica si sono inventati una nostra rivalità, come fossimo Coppi e Bartali. Nulla di più falso. Lui mi stimava, io lo stimavo. Non ci frequentavamo perché siamo di due generazioni diverse: quando io nei primi Anni 60 studiavo composizione a Milano lui già dirigeva. Sono stato amico di Carlos Kleiber, un grande. Ho ammirato Von Karajan e il suo gesto misurato: non occorre gesticolare come un mulino a vento, un’orchestra si può dirigere anche con gli occhi. E un’orchestra, quando arriva un direttore nuovo, capisce subito se ha carisma o non l’ha. Bernstein aveva un gesto più ampio; ma corrispondeva alla sua natura.

La musica tradizionale maltrattata

La conversazione con Cazzullo, poi, verte sulla musica maltratta. Muti vede una musica maltrattata a causa dell'arrivo e del trionfo dell’opera popolare e della provincializzazione di cui siamo stati vittime negli ultimi decenni:

Il repertorio della tradizione è stato travisato, nascosto, adattato ai capricci dei cantanti, oppure stravolto da registi che non sanno di cosa si stanno occupando. Così anche all’estero accade che non prendano sul serio i nostri grandi. Bellini, Donizetti, Rossini, persino il primo Verdi non vengono eseguiti con il religioso rispetto riservato a Mozart, a Strauss, a Wagner; li si affronta con sussiego o in modo scanzonato.

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