Renzo Rubino: “A Porto Rubino uniamo la musica, la natura e la sostenibilità ambientale”
Partito come un'idea un po' folle, Porto Rubino in quattro anni è diventato un appuntamento e un progetto tra i più interessanti dell'estate italiana. L'ideatore è Renzo Rubino, cantautore che ha scritto tra le altre cose "Custodire", "Il postino (amami uomo)", "Pop" e "Ora", il quale ha unito la sua passione per la musica a quella per la sua Puglia e il mare, creando un festival itinerante (e molto artigiano, a dimensione d'uomo) che ha come obiettivo quello di cercare di far convivere un evento musicale in un contesto ambientale naturalistico con un impatto ambientale bassissimo. Anzi, l'idea è anche quella di sostenere progetti che aiutino la pulizia dei mari dalle plastiche, tra le altre cose. Quest'anno il Festival si terrà dal 10 al 17 giugno tra Tricase, Monopoli e Campomarino di Maruggio e avrà tra gli ospiti Samuele Bersani, Vasco Brondi, Daniele Silvestri, Malika Ayane, Benjamin Clementine, Diodato e Drusilla Foer (la line up completa). Ma ci saranno anche delle sorprese sia tra gli ospiti che per quanto riguarda le date.
Torna Porto Rubino e torna in posti speciali, in un momento in cui il tema dell'impatto ambientale è sempre più importante, no?
Certo, quelli di Porto Rubino sono spazi molto contenuti a livello numerico, sono porti, e questo per scelta, perché vogliamo regalare a chi viene qualcosa di indimenticabile. L'idea di poter vedere i tuoi artisti preferiti in un contesto come quello del festival, con numeri limitati è il nostro obiettivo. Prendi Tricase, parliamo di numeri bassi, di 600 persone, però quelle 600 persone vivranno un'esperienza in cui non è più importante solo la musica ma proprio l'essere lì.
Ormai è un appuntamento che si è radicato, non deve essere stato facile riuscire a mantenerlo e incrementarlo, visto anche il periodo di Covid.
Qui in Puglia è molto sentito, paradossalmente le chiusure hanno fatto sì che in questi anni il festival potesse crescere: tante cose non si sono fatte e siamo riusciti a portare artisti come Mahmood, Capossela, artisti inafferrabili. Ci siamo riusciti perché il nostro era uno dei pochi festival che ha continuato a esistere nonostante la pandemia e le chiusure. Così il festival è cresciuto e oggi arriviamo alla quarta edizione con ospiti ben strutturati dopo anni di costruzione: suonare in mezzo al mare, con la gente in banchina, avendo a che fare con le Capitanerie di porto e con le Guardie costiere, il demanio, non è facile, oggi per fortuna è una macchina rodata e anche le location scelte sono molto particolari, sono luoghi tra i più belli della Puglia e in alcuni di questi non sono mai stati fatti eventi, sono vergini.
Parliamo di questa line up che va oltre i generi, come l'hai pensata?
La bellezza di Porto Rubino è che non è un festival di genere, è piuttosto come un porto di mare, in cui è naturale che ci siano delle contaminazioni: amiamo il fatto che Joan Thiele possa convivere con Daniele Silvestri e Jolly Mare con Vasco Brondi. La scelta artistica, però, parte principalmente dalla mia volontà di farmi dei regali: Bersani, Silvestri, sono artisti che ascoltato da ragazzino, sono i grandi della musica italiana d'autore e quindi ci tenevo particolarmente. Poi ho il vinile di Benjamin Clementine e volevo che me lo autografasse, così ho trovato il pretesto per farlo.
Bella questa idea artigiana in anni di super produzioni…
Assolutamente, anche se per un certo verso è stato facile: siamo al tramonto, in una vecchia tonnara, in una zona della Puglia molto selvaggia, quando mi sono chiesto chi potesse chiudere il Festival e mi sono immedesimato in quella situazione, immaginando Clementine al calar del sole, ho pensato che fosse tutto perfetto. A quel punto ci ho provato, non è stato facile, anche perché è il primo artista internazionale. Tieni conto che il Festival si sostiene anche grazie al contributo degli artisti amici che vengono senza chiedere cachet esagerati, in maniera amichevole, per amore di un festival che mantiene il suo aspetto di sostenibilità. Però devo dire grazie a loro e quando c'è stata l'opportunità di avere Benjamin si è chiuso un ciclo, di cast: per me questo è il cast perfetto, con l'ospite internazionale, i giovani interessanti, c'è tutto quello che volevo.
In che modo il Festival si sposa col mare e con l'ambiente?
A volte sento le polemiche di chi reputa l'idea di sostenibilità come una scocciatura, come se anche il fatto di parlarne sia sbagliato, invece per me è giustissimo che se ne parli. Tutto quanto verte verso una direzione di rinnovamento da un punto di vista dell'essere umano nei confronti della natura. Io mi occupo di mare perché lo amo, perché la mia terra ne è circondata: quando si parla di sostenibilità marina si parla di plastica nei mari, di pesca non sostenibile, di tutto quel contesto, ed è giusto che qualsiasi cosa si voglia fare oggi debba necessariamente fare i conti con la sostenibilità. Noi come Porto Rubino abbiamo deciso di legarci a una Onlus strutturata e importante come Worldrise e a una start up, Ogyre con cui abbiamo realizzato una t-shirt il cui ricavato va completamente a loro che si occupano di stipendiare dei pescatori in giro per il mondo per raccogliere la plastica dai mari. Quindi il lavoro del pescatore non è solo quello di pesca ma diventa anche di raccolta.
La line up è chiusa o ci saranno sorprese?
Ci sono degli ospiti a sorpresa, anzi dei super ospiti a sorpresa, ma ti dico di più, ci sarà anche una data a sorpresa che annunceremo tra poco.