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“Renzi boy scout di Licio Gelli”: ora Piero Pelù risarcisce l’ex premier con 20mila euro

Secondo il Corriere della sera, poco prima di salire sul palco di Sanremo 2020, Piero Pelù avrebbe risarcito Matteo Renzi con 20mila euro più scuse, per via di accuse che gli aveva rivolto nel 2014 dal palco del Concertone del Primo Maggio, a Roma. Allora l’ex premier aveva lasciato correre, ma negli anni ha stilato una lista di tutti coloro che lo avrebbero diffamato nel corso della sua carriera politica, per poi far scattare una raffica di querele.
A cura di Giulia Turco
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Fresco del suo quinto posto in classifica a Sanremo 2020, ora Piero Pelù pagherà 20mila euro più scuse a Matteo Renzi, stando a quanto rivelato dal Corriere della sera. Era il 2014, era il governo Renzi e il palco era quello del Concertone del Primo Maggio a Roma. Un milione di persone riempivano Piazza Giovanni e davanti a loro Piero Pelù attaccava senza mezzi termini l'allora premier da poco insidiato a Palazzo Chigi, definendolo come "Il non eletto, ovvero il boy scout di Licio Gelli". Il riferimento era agli avvenimenti legati alla loggia massonica P2. Allora, Matteo Renzi lasciò correre, ma il nome dell'ex frontman dei Liftiba finì in una sorta di lista nera che negli anni Renzi ha redatto con i nomi di tutti coloro che lo hanno diffamato durante la sua attività politica. Abbandonata la carica di premier e poi anche il Pd, Matteo Renzi ha fatto poi scattare una raffica di querele in sede sia civile che penale, con tanto di richiesta di risarcimento danni ai diretti interessati. Stando al Corriere, poco prima di salire sul palco dell'Ariston, Piero Pelù avrebbe firmato a Firenze un accordo legato a vincolo di riservatezza, con il quale accetta di risarcire il senatore con 20mila euro. A fronte di una richiesta che sarebbe stata persino più alta.

L'attacco di Piero Pelù a Matteo Renzi

"Non vogliamo elemosine da 80 euro, vogliamo lavoro", gridava dal palco il rocker. Poi ancora: "Il non eletto, ovvero il boy-scout di Licio Gelli, deve capire che in Italia c’è una grande guerra interna, e si chiama disoccupazione, corruzione, voto di scambio, mafia, camorra, ‘ndrangheta. Il nemico è dentro di noi, forse siamo noi stessi." Appena tornato in camerino Pelù, consapevole della sua posizione, aveva spiegato le sue parole così:

Pagherò le conseguenze di quello che ho detto ma non me ne frega nulla. Questi ragazzi hanno bisogno di sentire qualcuno che dica certe cose. Ormai i mezzi di distrazione di massa sono compatti sulla propaganda. Ci vuole una voce fuori dal coro (…). Stasera non ho detto nulla, ero posseduto dal ribelle che è dentro di me e comunque la cartina di tornasole è mia madre: mi ha chiamato e mi ha confermato “hai detto tutto bene".

Pelù e la foto con la carta igienica di Renzi

La rottura tra i due risalirebbe a quando Matteo Renzi venne eletto sindaco di Firenze nel 2009 e scelse di non confermare Piero Pelù alla guida del progetto ‘Estate Fiorentina'. Da allora fu un crescendo, fino a quando l'artista pubblicò sui social i selfie con l'iconica ‘carta igenica dei politici', con sopra la foto di Renzi. Un'altra stoccata arrivò poi con il referendum costituzionale del 2016: Pelù, sempre via social, denunciò che la matita usata per votare era cancellabile. Fatto che avrebbe reso non valida la votazione, ma che fu poi smentito dal Viminale.

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