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R. Kelly condannato a 20 anni di carcere per pedopornografia, abusi sessuali e adescamento di minori

R. Kelly è stato condannato a 20 anni di carcere per pedopornografia e adescamento di minori. Avrebbe girato tre video mentre abusava sessualmente della sua figlioccia, che all’epoca aveva 14 anni.
A cura di Daniela Seclì
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R. Kelly è stato condannato a 20 anni di carcere per reati sessuali su minori: pedopornografia e adescamento. Secondo quanto riporta il New York Times, il 56enne, produttore e cantante noto per successi come la hit I believe I can fly, sarebbe stato condannato dalla giuria per sei delle tredici accuse mosse contro di lui, relative a crimini contro i minori commessi negli anni '90.

Le accuse contro R. Kelly

Tra le accuse per le quali R. Kelly è stato condannato c'è quella di avere costretto dei minori ad avere rapporti sessuali. Inoltre, l'uomo avrebbe girato tre video che lo immortalavano mentre abusava sessualmente della sua figlioccia, che all'epoca aveva 14 anni. È stato, invece, assolto dall'accusa di avere tentato di ostacolare le indagini sugli abusi che avrebbe commesso sulla quattordicenne.

R. Kelly condannato

Come spiega Variety, R. Kelly sta già scontando 30 anni di prigione per sfruttamento sessuale. Sebbene la richiesta fosse quella di fargli scontare altri 25 anni in carcere da aggiungere ai 30 attuali, il giudice ha stabilito che gli anni delle due condanne, eccetto uno, siano scontati contemporaneamente. Dunque, R. Kelly ha evitato così l'ergastolo e sconterà 31 anni di prigione in totale. Il New York Times fa sapere che il motivo per cui era stata richiesta per il cantante una condanna a 25 anni da sommare ai 30 della condanna precedente era la sua "assenza di rimorso". Uno dei pubblici ministeri, Jeannice Williams Appenteng, si era detta convinta che "l'unico modo per assicurarsi che R. Kelly non ricommettesse gli stessi reati fosse imporre una sentenza che lo tenesse in prigione per il resto della sua vita". Jennifer Bonjean, avvocata di R. Kelly, ha commentato lapidaria che il suo cliente "probabilmente morirà in carcere", ma se dovesse sopravvivere alla lunga detenzione, a suo dire, non rappresenterebbe una minaccia.

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