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Pussy Riot: la Tolokonnikova in sciopero della fame denuncia gli orrori della prigionia

Condizioni di prigionia impossibili sono quelle denunciate in una lettera al Guardian dalla Pussy Riot Nadezhda Tolokonnikova che descrive le insostenibili condizioni di lavoro condite da privazione del sonno e violenze.
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Nadezhda Tolokonnikova è una delle due Pussy Riot ancora in prigione a causa della condanna a due per vandalismo motivato da odio religioso. La cantante attivista ha ricominciato, oggi, uno sciopero della fame a causa delle condizioni della sua detenzione, che denuncia in una lettera inviata al quotidiano inglese The Guardian.

La Pussy Riot denuncia, infatti, le pessime condizioni in cui vivrebbero i prigionieri della Colonia Penale No 14 di Parts, in cui le ore lavorative sarebbero 16/17 ore al giorno (a fronte delle 8 previste dal codice del lavoro) e nonostante avvenga con macchinari obsoleti, bisogna raggiungere una quota di produzione che se mancata porta a umiliazioni e violenze. Non esiste malattie nel campo in cui è rinchiusa, la privazione del sonno (si dormono 4 ore a notte) è la regola e spesso i prigionieri sono costretti ad aspettare sotto grossi passaggi recintati finché non va via il sole, in qualunque condizione meteo, affinché imparino la disciplina e l'obbedienza, denuncia la cantante.

"Un'atmosfera di minaccia e di ansia pervade la zona di lavoro" scrive e continua: "Le condizioni igieniche e residenziali del campo sono calcolate affinché i prigionieri si sentano come animali sporchi senza diritti" e denuncia l'uso della punizione collettiva, per cui tutti sono colpiti per colpa di uno.

Una denuncia che si somma alle altre che la stessa Tolokonnikova aveva fatto (e che avevano scatenato la solidarietà internazionale, compresa quella di Sir Pasul McCartney) ma che non erano servite a granché. Chissà se questa intaccherà l'indifferenza dell'oligarchia russa.

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