Pupo: “Celebro i 40 anni di Su di noi in giro per il mondo, ma dieci minuti a Sanremo li meritavo”
Sanremo non è stato sempre l'evento più atteso dell'anno, abituati come siamo all'overdose festivaliera che da gennaio a febbraio fagocita qualsiasi altro argomento di conversazione. Negli anni '70 il Festival visse un periodo di declino apparentemente inesorabile, da cui si riprese solo dal 1980 in poi, quando il patron Gianni Ravera riuscì a riaccendere l'attenzione sull'Ariston. Il segreto? Oltre a un clima politico e sociale più conciliante, convinse alcuni artisti di chiara fama a partecipare al Festival e la scelta si rivelò vincente.
Tra questi c'era sicuramente Pupo, protagonista assoluto di quell'edizione con "Su di noi". Il calcolo è piuttosto semplice: se contiamo gli anni trascorsi da Sanremo 1980 ne sono passati esattamente 40, ma nonostante il tour mondiale per onorare questa ricorrenza e la reunion dei Ricchi e Poveri che esplosero con quella "Sarà perché ti amo" scritta di suo pugno, di celebrazioni a Pupo nel Festival targato Amadeus non v'è traccia. Il perché lo abbiamo chiesto al diretto interessato.
Signor Ghinazzi, senza indugi: possiamo definire "Su di noi" il più grande successo della sua carriera?
Non in fatto di vendite però, perché la mia canzone di maggiore successo non è quella e non è nemmeno "Gelato al cioccolato", ma "Forse". Però è chiaro che "Su di noi" è probabilmente la più significativa della mia carriera.
E quindi immagino le dispiaccia non essere stato chiamato all'Ariston per questo anniversario?
Un po' sì. Ho un rapporto molto amichevole e cordiale con Amadeus, Gianmarco Mazzi e Lucio Presta che stanno lavorando a questo festival. Se ne era parlato e c'erano diverse idee, avevo pensato di cantarla portando un coro femminile dell'Armata Rossa qui in Italia.
Poi cosa è successo? C'entra l'esclusiva con Mediaset per il Grande Fratello Vip?
Non credo che questo abbia condizionato in maniera decisiva la scelta, che non è stata una scelta mia, ma loro. Il GF Vip va in onda il lunedì quando Sanremo non va in onda e non ci sarà al venerdì. Volendo, si poteva fare.
Ci sarà però il ritorno dei Ricchi e Poveri, della cui rinascita lei fu artefice scrivendo Sarà perché ti amo.
Hanno scelto i Ricchi e Poveri optando per una celebrazione più pop e sacrificando "Su di noi". Mi spiace perché a questo punto dovrò aspettare altri dieci anni per la celebrazione dei 50 anni. Chissà, magari ci ripensano e mi invitano. Ma in ogni caso la celebreremo al Grande Fratello, magari faremo il nostro Festival di Sanremo lì.
Dal 1980 al 1984 partecipa tre volte a Sanremo (più una come autore). Un quadriennio in cui, anche grazie a lei, il Festival torna ad essere un evento mondiale dopo anni di crisi.
Tutto vero e raramente se ne parla. Nel 1980 ci fu un rilancio mediatico di Sanremo che nei dieci anni precedenti era quasi morto. In Tv veniva trasmessa solo la finale e i cantanti lo consideravano un evento da sfigati. Gianni Ravera mi chiamò pregandomi di andarci, perché io ero già famosissimo. Pur di convincermi mi disse: "Io ho una lista di cantanti che vorrei portare a Sanremo quest'anno, te la do e se qualcuno non ti piace o ti sta sulle palle tu puoi cancellarlo".
Dica la verità, quanti ne cancellò?
Nessuno perché queste cose le odiavo prima e le ho sempre odiate anche dopo, ma questo rende l'idea di quanto peso abbia avuto la mia presenza sulle sorti del Festival. Una storia che, secondo me, almeno dieci minuti sul palco dell'Ariston quest'anno li avrebbe meritati.
Faccio una sintesi: non è stato Sanremo a portarla al successo, ma semmai Sanremo che è tornato grande (anche) a lei?
In un certo senso sì. Io ero già popolarissimo e il Festival, semmai, mi ha consacrato definitivamente, portandomi al successo in Russia.
A proposito di questo successo enorme in Russia, mi spieghi una cosa: lo avevate previsto o vi cadde addosso all'improvviso?
Evidentemente fu una casualità sorprendente, ma Freddy Naggiar (produttore e fondatore della Baby Records, ndr) aveva già venduto i master delle nostre canzoni alla casa discografica di stato russa, la Melodija, che stava facendo un lavoro di pubblicazione e promozione della sola musica estera tollerata dal regime sovietico. Va anche detto che sono stato la prima volta in Russia nel 1979 e "Gelato al cioccolato" la suonavano già nei locali, ci era arrivata clandestinamente come la musica di Celentano.
Nell'esplosione dei Ricchi e Poveri che ruolo ebbe?
Nel 1981 Gianni Ravera mi pregò di partecipare di nuovo al Festival, ma dissi categoricamente no. Però avevo una canzone scritta con Dario Farina per rilanciare i Ricchi e Poveri. Ma lì scoppiò questo casino della storia di corna tra Angela e Marina, con cui il marito di Angela l'aveva tradita. Ecco perché i Ricchi e Poveri da quartetto sono diventati trio.
Come si risolse?
Freddy Naggiar cominciò a fare delle trattative per far uscire Marina, perché la voce identificativa del gruppo era chiaramente Angela. Successe che lei non se ne voleva andare e le prove di Sanremo le hanno sempre fatte in quattro. Freddy quindi prese da una parte Marina e le diede un compenso che la convinse ad uscire. Sulle cifre se ne sono dette tante, addirittura si è parlato di 150 milioni dell'epoca, ma non è vero: erano circa 20 milioni, pagati in maniera "attraente". Lei accettò e si è rivelata la scelta più sbagliata della carriera, visto il successo mondiale dei Ricchi e Poveri negli anni successivi.
Della reunion che idea si è fatto?
Oltre alla scissione da quartetto a trio sono stato, purtroppo, anche partecipe della decisione di Franco Gatti di uscire, devastato dalla morte del figlio. È ovvio quindi che rivederli tutti e quattro sul palco è per me una grande gioia. Non so, tuttavia, se riusciranno a dare seguito all'esibizione live per un tour mondiale, perché bisognerà capire se Franco sia psicologicamente e fisicamente in condizioni per portare avanti una cosa del genere. Ma lo spero.
Un aneddoto del 1983 tirato fuori dalle enciclopedie sanremesi recita "qualcuno vede Pupo vincere 30 milioni al casinò". È vera questa storia?
È verissima e aggiungo che, da giocatore patologico quale ero allora, 30 milioni li ho vinti e li ho persi centinaia di volte. Ora non gioco più da anni, ma all'epoca c'erano due attrazioni a Sanremo che eravamo io e Mario Merola: davanti allo chemin de fer attiravamo più persone del festival. Erano momenti irripetibili di due persone per certi versi simili caratterialmente, anche se diverse per percorsi artistici.
Di questa storia del vizio del gioco parla con grande tranquillità.
Ne parlo con leggerezza, anche se con sofferenza, perché ho vinto la mia guerra contro il demone che albergava in me.
Una vita vissuta a 100 all'ora.
Smettendo di giocare ho deciso di rinunciare a una delle passioni della mia vita, quindi la qualità si è apparentemente abbassata, ma ho cercato di trovare altre cose sulle quali puntare.
Passiamo ad un altro biennio fondamentale per lei e Sanremo, 2009-2010, quando i talent show vincono ribaltando le logiche del Festival: avevate capito che stava accadendo qualcosa?
Si percepiva, anche perché Gianmarco Mazzi, il direttore del Festival, si interessava molto al mondo dei talent e della direzione in cui stesse andando la discografia. Si era capito che col televoto e i telefonini sarebbero cambiati gli equilibri sanremesi. Nel 2009 vinse Marco Carta e noi arrivammo quinti, mentre nel 2010 avevamo vinto il Festival e poi un trucco finale delle votazioni privilegiò Valerio Scanu.
Era in gara con Emanuele Filiberto e Luca Canonici, cosa successe?
Ci fu una specie di blocco dei voti per noi nell'ultima votazione che azzerava tutte le precedenti e ci fece arrivare secondi. Non era tanto che non potesse vincere Pupo, quanto che non potesse vincere il principe. Da quel giorno la leggerezza del televoto si è persa e le emittenti televisive sono state costrette a citare quei lunghi e pesantissimi paletti per i quali specificano di non essere responsabili del televoto, che non può essere manipolato.
Mi pare di capire che lei non abbia mai fatto nulla di casuale quando è andato a Sanremo. Dica la verità, il caos creato con la partecipazione di Filiberto era studiato.
Io più che un cantante e personaggio televisivo, credo di avere doti diaboliche di comunicazione. Avevo previsto tutto, nel modo più assoluto. In un'intervista fatta alla vigilia di quel Sanremo, una volta visto il regolamento, dissi come sarebbe andato il Festival perché sapevo quanti voti potesse prendere il principe in virtù di Ballando con le Stelle e dei nostalgici della monarchia in Italia. Dissi che saremmo stati eliminati dopo la seconda serata, che saremmo stati ripescati e che poi avremmo vinto. Lo preannunciai a dicembre e in pratica andò così. L'unica cosa che non potevo prevedere era il trucco con cui ci impedirono di vincere.
In pratica ci fu un boicottaggio?
Ti dirò di più, quell'anno mi proposero di ritirarmi e cantare in finale fuori gara perché avevano capito che avremmo vinto il Festival.
E lei disse chiaramente di no?
Ma figurati, non avevo mai vinto Sanremo e quella era l'occasione giusta. Invece l'ho presa in quel posto!
Non dica così, alla fine quel Festival si ricorda soprattutto per questo.
Sì, però come vedi, il politicamente corretto che attanaglia i tempi che stiamo vivendo fa sì che persone che hanno segnato la storia di questa kermesse vengano emarginati.
Sul terremoto di polemiche scoppiato attorno a questo Festival le chiedo: crede alla genuinità della cosa o secondo lei 10 anni fa un fatto del genere non si sarebbe mai scatenato?
La trovo pretestuosa, assurda, surreale e figlia dei tempi. Eliminare un cantante come hanno provato a fare con Junior Cally perché aveva scritto cose discutibili anni fa non solo non si può sentire, ma è fastidioso sentire tutti i commenti di chi sfrutta questo tipo di situazione per mettere in mostra la propria ipocrisia. Quando sento Red Ronnie sparare a zero sulla partecipazione di Junior Cally mi vengono i crampi allo stomaco, è tutta aria fritta, figlia di un tempo che anche politicamente è imbarbarito. Su Cally infatti ho apprezzato molto Amadeus che l'ha difeso.
Ghinazzi, lei è stato a Sanremo sei volte in gara. La conduzione, dovessero proporgliela, la accetterebbe?
Come potrei direi di no ad un programma che, almeno apparentemente, è del tutto nelle mie corde?
Al netto di Sanremo, non mancheranno le celebrazioni dei 40 anni di "Su di noi".
Certo che no! Questa settimana dopo il Grande Fratello Vip volo a Mosca per un concerto e c'è il tour mondiale per i 40 anni di "Su di noi" che è partito a gennaio e ha già registrato sold out ovunque, dal Sud America all'est Europa.