Processo Jackson: la AEG non è colpevole della morte di Michael
Il processo Jackson è arrivato finalmente alla sua conclusione e il verdetto è favorevole alla AEG, portata in tribunale dalla famiglia della popstar che voleva chiarire quelle che erano le responsabilità per la morte di Michael e, eventualmente, essere risarcita a suon di miliardi di dollari.
Mesi di testimonianze, colpi bassi, foto scandalose e retroscena che hanno svelato gli ultimi giorni di Michael Jackson, mostrando particolari che forse sarebbe stato meglio non portare in superficie. Uno scontro continuo tra la famiglia e i promoter per capire di chi fosse la responsabilità di aver assunto il dr Murray, che per ora è l'unico ad aver pagato per la morte del cantante e sta scontando due anni per omicidio colposo. La famiglia accusava la AEG di averlo assunto e di non essersi interessata a sufficienza delle condizioni di salute di Jackson, morto per un'overdose di tranquillanti, perché voleva che il cantante portasse a termine il minitour londinese che avrebbe dovuto cominciare qualche giorno prima di morire, mentre la AEG sosteneva che fosse stato lo stesso Jackson ad averlo assunto dopo averlo conosciuto qualche anno prima.
La giuria, insomma, ha dato credito all'avvocato difensore dell'AEG Putnam che qualche giorno fa aveva sostenuto che l'azienda “non avrebbe mai acconsentito a finanziare il tour se avesse saputo che il sig. Jackson stava giocando alla roulette russa nel suo letto ogni notte”. Una frase che deve aver messo il punto alla decisione della giuria. I promoter, insomma, – che avevano assunto Murray, stando alla giuria – non sono stati negligenti e non potevano sapere che Murray era un pericolo per MJ. Lo stesso Putnam dopo la lettura della sentenza ha dichiarato: "Non potrei essere più contento riguardo la decisione della giuria" mentre la madre del cantante, stando a Billboard, avrebbe dichiarato di rispettare il verdetto della giuria. In fondo, fin dall'inizio del processo, la signora Katherine ha dichiarato che il suo obiettivo era arrivare a scoprire la verità.
E la verità, seppur amara, è quella per cui la AEG non ha avuto colpe riguardo la morte del figlio o il controllo del dr Murray, il quale era competente, e che "semplicemente non c'è alcuna prova del fatto che qualcuno della AEG si sa comportato in maniera sbagliata".
Questa però non è la parola fine al processo, perché gli avvocati della famiglia Jackson hanno dichiarato che ci sono gli estremi per poter ricorrere in appello.