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Processo a Tiziano Ferro, la testimone: “Ecco come nascondeva i capitali”

Il processo per evasione fiscale contro Tiziano Ferro è entrato nel vivo, la testimone chiave ha spiegato come i guadagni del cantautore passassero attraverso due società considerate “scatole vuote”. Ci sarebbe stata una evasione per almeno 4 milioni di euro.
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Nella giornata di ieri, davanti al giudice Luigi Varrecchione, il processo per evasione fiscale a Tiziano Ferro è entrato nel vivo con la deposizione di una testimonianza chiave, quella della funzionaria dell'Agenzia delle Entrate di Latina che ha condotto gli accertamenti. La testimone avrebbe spiegato come i guadagni di Tiziano Ferro passassero attraverso due società, la "Musical Voice", olandese, e la "Breaking Dawn", inglese, definite come due "scatole vuote" dalla testimone che avrebbe anche riferito di soci residenti in alcuni paradisi fiscali. La ricostruzione, come riporta anche la versione online de "Il Messaggero", avrebbe portato a valutare le due società come gestori di una quantità enorme di denaro, derivanti da tour, royalties e apparizioni televisive per milioni di euro, che sarebbero stati così nascosti al fisco.

Ecco uno stralcio della deposizione del testimone chiave:

Abbiamo effettuato gli accertamenti dopo la segnalazione della direzione regionale, verificando anche la presenza del signor Ferro in Italia. Aveva uno status particolare, risultava ‘residente non domiciliato'. Inoltre risultava assunto come dipendente nella società inglese con uno stipendio di 10.000 euro al mese.

Tiziano Ferro, che avrebbe spostato la sua residenza in Gran Bretagna, proprio per cercare di eludere la tassazione italiana, avrebbe evaso il fisco per un totale di 4 milioni di euro, una somma maggiore rispetto a quanto contestato dal capo d'imputazione, per questo il pm Alessio Sterzi ha annunciato che potrebbe modificare il capo d'accusa in base ai nuovi numeri emersi. Sulla verifica della effettiva presenza di Tiziano Ferro in Gran Bretagna, la funzionaria testimone avrebbe accertato che il cantautore sarebbe stato in Italia circa 200 giorni all'anno e sarebbero troppi per la Procura, per giustificare una residenza all'estero. Di contro, il cantautore si è sempre difeso motivando che il cambio di residenza era reale. Nella prossima udienza, sarà ascoltato il commercialista del cantautore Giuseppe Di Rubbo.

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