PNL, dalle Vele alla Tour Eiffel, il producer BBP: “I migliori, hanno riletto la tragedia nel rap”
Esce anche in Italia, in versione fisica, "Deux frères" il nuovo album dei PNL, il duo rap francese formato da Ademo e N.O.S., conosciuti in Italia grazie al video di "Le monde ou rien" girato tra le Vele di Scampia, noto quartiere dell'area nord di Napoli. Eppure, Napoli a parte, la band francese, in questo momento, è forse uno dei più grandi fenomeni rap mondiali, come confermano i numeri in streaming in tutto il mondo – hanno già venduto oltre 115 mila copie ottenendo il Disco di Platino in soli 5 giorni e su Spotify il 5 aprile è stato l’album più ascoltato in tutto il mondo – e anche il fatto che nel 2016 a loro ha voluto dedicare la copertina una delle riviste americane di riferimento se si parla di musica, ovvero The Fader. La particolarità è che lo ha fatto senza interviste esclusive: la band, infatti, non ne concede e in realtà non si concede a nulla che preveda la loro presenza durante la promo. Qualcuno, semplicisticamente, li ha avvicinati ai Daft Punk, a cui li legano i natali francesi, ma a differenza loro, però, i fratelli parigini mostrano il volto nei loro video ed è con quelli e con la loro musica che vogliono comunicare con il mondo. Ex spacciatori, i PNL hanno usato quei soldi per cominciare seriamente a fare rap, lo ripetono spesso e lo dicono anche nell'ultimo singolo Au DD, quello in cui rappano dalla cima della Tour Eiffel: "Sans, sans, sans l'bénéf' de la rue, j'aurais jamais niqué le game ("Senza l'aiuto della strada non avrei mai fottuto il sistema") dicono in un pezzo che comincia parlando di quanto se ne fottano di aver raggiunto la cima e chiudono dicendo: "Ok, adesso andiamocene fratello, prima di perderci". In "Deux Frères" spiegano ancora una volta come il padre, che li iniziò all'attività criminale, gli fece capire che nessuno avrebbe mai dovuto mettersi tra loro: "Papà ci ha fatto testa e testa e ci ha detto: ‘Voglio un amore indissolubile, non voglio nessuno tra voi, neanche me, neanche gli angeli dell'inferno".
I loro testi sono un'immersione in un mondo fatto di contraddizioni continue (raggiungere la cima ma cercando di restare coi piedi per terra o anche quella tra l'obbligo ad andare contorni codici della società, facendolo per bisogno), ma restando legato al motto QLF (‘Que la famille', traducibile come "La famiglia prima di tutto") e tutto questo lo si sente anche nelle strumentali. Per capire meglio chi sono i PNL abbiamo parlato con uno dei loro produttori storici, ovvero BBP – che ha prodotto, in quest'ultimo album, le canzoni "Autre monde", "91's", "Celsius", "Deux frères", "La misère est si belle" e "Frontières (Version Noire)" -, uno dei più apprezzati produttori d'Oltralpe (lavora con Damso, VALD, Hornet La Frappe, Lacrim, Dosseh, tra gli altri) che ci ha spiegato come è nato il sodalizio coi fratelli parigini e soprattutto perché i PNL sono, in questo momento, uno dei migliori gruppi rap al mondo.
Come è nato il rapporto di BBP con i PNL?
Faccio rap dal 2013, ho lavorato con molti artisti della scena francese e ho scoperto i PNL all'epoca di ‘Le Monde Chico' (secondo album della band, uscito nel 2015, ndr) poi loro si sono fatti conoscere con "Le monde ou rien"; ho amato il fatto che proponessero qualcosa di differente, ero molto sensibile a quello che facevano, così mi sono messo a lavorare diversi mesi e ho scritto molte cose per loro, poi sono andato sulla loro pagina Facebook, ho trovato un indirizzo e gli ho mandato tutto lì.
Ah, quindi è stata una cosa molto semplice, pensavo a qualcosa di più complesso…
No, no, non li conoscevo proprio, loro sono della banlieue sud (sono originari di Tarterêts, quartiere del comune di Corbeil-Essonnes, ndr) e io della banlieue nord e onestamente non li conoscevo, in compenso se vuoi c'era nella loro musica qualcosa che mi ha detto molto… Io sono cresciuto ascoltando Timbaland, i Neptunes ed erano dei produttori che arrivavano perché avevano degli artisti feticcio: era qualcosa che avrei voluto fare anche io, ma non trovavo un artista con cui farlo perché puoi anche prenderti dei rischi come compositore ma se non c'è un artista che riesce a seguirti non concludi molto. Avevo bisogno di qualcuno che potesse seguirmi e quando ho scoperto i PNL ho sentito che era arrivato quel momento, ero molto sensibile alla profondità, alla malinconia che aveva la musica di questi artisti popolari che hanno reintrodotto il concetto di tragedia, che non c'era più in quel momento in Francia.
In che modo vivi questo loro bisogno di non apparire?
Amo molto questa cosa nella misura in cui non ne fanno uno strumento di recupero politico, sono dei ragazzi che vogliono che la musica resti al centro. Sai, in Francia c'è una continua tendenza, faziosa, a volerla politicizzare. Quello che trovo interessante nell'arte è anche che ti permette di andare oltre la politica e fare qualcosa che è fondamentale per l'uomo. Questa cosa caratterizza i PNL, questa decisione di non apparire, di non rientrare in questo gioco e questo penso che sia un bene.
Però il rap nasce anche con questo bisogno politico, che appunto loro abbandonano…
Certamente il rap è una musica che si indirizza a una certa classe sociale, però i PNL in passato sono stati spacciatori, io, al contrario, non ho mai venduto droga ma il modo in cui si rapportano alla vita, a questo sentimento tragico, i loro riferimenti alla pop culture li trovo molto più profondi e abbordabili rispetto al resto.
Loro sono conosciutissimi, ormai, ma quando avete lavorato su "Deux frères" immaginavate questo successo?
Guarda era l'intenzione del gruppo, sono persone che vogliono sempre migliorarsi, fare meglio, andare lontano quindi era chiaramente la loro intenzione, detto ciò sapevamo che era un album differente, molto più introspettivo, quindi eravamo contentissimi, ovviamente, ma non si è mai sicuri di come il pubblico lo percepisce perché è comunque un cambiamento più profondo, che lascia poco spazio a suoni radiofonici, c'è qualche canzone più radiofonica, come "Hasta la vista" o "91's", ma la maggior parte sono pezzi lunghi, non sono fatti per il successo: sono composizioni molto introspettive, non c'è la preoccupazione che debbano piacere.
Quasi tutti i pezzi, tra l'altro, superano i 4 minuti.
Sì, sì, la maggior parte, infatti.
Fino a qualche anno fa, lo sappiamo, le radio erano fondamentali, oggi con lo streaming è cambiato tutto, vale anche per la Francia?
Quello che succede, oggi, è che se hai una hit che spacca in streaming le radio seguono, non sono più loro a dettare legge ma seguono quello che succede in streaming. Non sono più le radio a dettare l'agenda, lo streaming ha cambiato completamente le cose e per questo un gruppo come i PNL che non cercano affatto di andare in radio sono i più grandi artisti di rap francese.
Non so che percezione hai tu, ma guardando all'Italia vedo che la Francia resta un Paese sempre più di riferimento per gli italiani, per il suono ma anche per la lingua: sono tanti quelli che usano verlan o troncano le parole. Cosa conosci della situazione italiana?
Ho incontrato Ghali a Parigi un paio di anni fa e avevamo parlato e mi aveva spiegato un po' la situazione del rap in Italia, poi conosco Sfera Ebbasta…
In Italia è impossibile non conoscerlo, oggi…
Sì, ho visto che in Italia ha spaccato. In più in questi ultimi anni ci sono stati molti feat tra artisti dei due Paesi, ultimamente penso a quella tra Dosseh e Izi in "Habitué".
La Francia ha sempre avuto un mercato rap interno fortissimo, qual la situazione oggi, vedo tanto gangsta rap, ma anche trap…
Chiaramente lo streaming per l'urban e il rap è stata una novità assoluta, se guardi la Top 50 di Spotify o Deezer, il 90% sono rapper, d'altra parte va talmente bene per i rapper che il Sindacato nazionale degli editori e della fonografia ha aumentato il rapporto tra la quantità di streaming per fare una vendita, quindi adesso ci vogliono ancora più stream per conteggiare le vendite, per esempio oggi con gli standard vecchi Deux Frères avrebbe conteggiato vendite ancora maggiori.