Perché Sanremo è Sanremo, ma non è Crozza
Inutile far finta di niente. Della serata inaugurale della 63esima edizione del Festival di Sanremo, nelle cronache resterà l'intervento di Maurizio Crozza. non in quanto epica, ma in quanto epicamente contestata. C'è chi, tra i giornalisti in sala stampa e non, nemmeno aveva iniziato a scrivere – appositamente – e chi invece ha guardato con rassegnazione il pezzo a metà dell'opera aspettando la chiamata dalla redazione: "Riapriamo la pagina". D'altronde, quando l'ospite più atteso arriva e viene interrotto nella sua esibizione da fischi e urla, succede che se ne parli. Il comico ligure arriva nei panni di B e comincia: "Ma che figata qui! Non mi divertivo tanto da quando Alfano ha detto che il Pdl faceva le primarie…Volete 5mila euro? No tranquilli, non sono miei, sono vostri!".
Pochi minuti e qualcuno dal pubblico in sala urla "Vai a casa!". Che l'invito fosse rivolto a B? No, era rivolto a Crozza, ed è stato chiaro quando le contestazioni si sono fatte così chiare da indurlo ad interrompere lo show e Fazio ad intervenire un paio di volte per placare i presenti: "Ragazzi così non vale, stiamo calmi e sereni. Stiamo applaudendo uno dei comici più apprezzati in Italia e siamo onorati di averlo qui. Alla fine ognuno applaudirà quello che crede".
Meglio tornare all'inizio alla gara, ha lasciato in corsa una sola delle due canzoni che quest'anno ogni Big ha portato sul palco (la decisione era per il 50% del pubblico, per il 50% dei giornalisti). Marco Mengoni avvolto in un abito blu chiaro e ciuffo meno scostumato del solito presenta "L'essenziale": una ballata d'amore non musicalmente originalissima, ma di quei pezzi che tra archi ritornellanti e ampi respiri, funzionerà in radio. Il ragazzo ha dalla sua la presenza scenica e il lavoro fatto (se non c'ha lavorato, buon per lui) sulla riduzione degli urletti che hanno caratterizzato la prima stagione della sua carriera. Li ha sostituiti con un sacco di smorfie facciali, ma questa è un'altra storia [resta fuori "Bellissimo": scartata dalla giuria: va benissimo così].
Raphael Gualazzi, classe da vendere (la voce non l'ha mai avuta, e ci piace lo stesso) continuerà la corsa con "Sai (ci basta un sogno"): è quella che lui, tra le due proposte, preferiva. Il pubblico pure, contenti tutti. [resta fuori "senza ritegno": originale, brillante, dai molteplici livelli di lettura]. Daniele Silvestri convince se stesso e gli altri con "A bocca chiusa", un romanesco spinto che racconta di manifestazioni e cortei, senza dimenticare chi ormai ci va solo per far presenza. Su Twitter si dice soddisfatto e l'idea di farla interpretare anche in Lis gli dà ragione. [resta fuori: "ho bisogno di te (ricatto d'onor)". Nessuno ne farà un dramma].
Simona Molinari sale sul palco con Peter Cincotti (era una sua fan, dice): per loro passa "La felicità", tutto uno swingheggiare che non convince gran che. [resta fuori "Dr Jeckyll & Mr. Hide", inedito di Lelio Luttazzi] Marta sui Tubi fanno i diesel. Gulino Dimentica la bella voce a casa, ma il primo pezzo regge. E invece passa il secondo, "Vorrei". [resta fuori: "Dispari" che meritava anche per le citazioni: Sonic Youth e Benvegnù]. L'attesissima Maria Nazionale, tutta fasciata in un simil tubino rosa choc, non sbraga con la voce, non esagera, ed è tutto a posto, nel suo genere (oddio, forse qualche particella pronominale di troppo, tipo "mi sto zitta", ma son dettagli). Passa la sua "E' colpa mia", trionfo di canzone napoletana. [resta fuori "Quando non parlo"] Ultima Chiara Galiazzo, vincitrice dell'ultimo x factor, famosa per la sua genuinità. Prosegue la gara con "Il futuro che sarà": un tango che parte subito con un altro passo rispetto al primo brano. Ecco magari cambiamole la/lo stylist. [resta fuori "L'Esperienza dell'amore" una canzone studiata per Sanremo, che esce da Sanremo]